Creato da vitotroiano il 08/01/2008
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Nessuno mi può giudicare

Post n°197 pubblicato il 08 Giugno 2010 da vitotroiano
Foto di vitotroiano

Non esiste un giudice a Berlino per Antonio di Pietro, visto che lui è al di sopra di ogni sospetto, e che non è uno che può essere messo alla gogna giudiziaria come un normale cittadino italiano. Nessuno lo può giudicare, nemmeno il padreterno. Ci sarà pure una ragione se Di Pietro non ha alcun tallone d’Achille, per essere colpito, giudiziariamente, finché la magistratura è quella che è, chiusa nella sua logica di casta e corporativa: cane non morde cane. Anche la recente storia venuta alla luce, in cui Antonio di Pietro parrebbe coinvolto, in un rapporto con la “cricca” finirà in una bolla di sapone.  Di Pietro ne ha viste di tutti i colori, ma è sempre uscito da ogni vicenda con la testa alta e stavolta sarà come le volte passate. Figurarsi se i suoi ex colleghi magistrati lo toccheranno, anche perché Di Pietro riesce sempre a trovare la pezza a colore, per cui lui risulta un intoccabile. Ecco, la parola giusta che gli si addice perfettamente è intoccabile, per cui è meglio mettersi l’anima in pace e convivere con lui politicamente, sperando nel cambio di opinione dell’elettorato. Per adesso, però, non ci sono segnali in questo senso. Forte di questo consenso, guascone com’è, è pronto ad affrontare qualsiasi rischio. Ultimamente è venuta fuori una fotografia in cui tra spioni italiani e americani c’era lui che veniva festeggiato e la vicenda, finì come finì: tanto rumore per nulla. Ma la Di Pietro story è ricca di episodi che lo vedono come indagato e testimone, subito dopo le sue dimissioni dalla magistratura. Dopo essere stato l’eroe in senso assoluto di Mani pulite, la magistratura inquirente lo indagò senza alcun esito, dato che le varie inchieste si risolsero in assoluzioni piene o archiviazioni. Non è tutto. Nell’anno di grazia 1995 venne indagato dal sostituto procuratore di Brescia, Fabio Salamone, che ipotizzò reati di concussione e abuso d’ufficio, in seguito a dichiarazioni rese dal generale della Guardia di finanza, Cerciello ma il giudice per le indagini preliminari archiviò il procedimento.

Una seconda inchiesta venne aperta sulla base della testimonianza di Giancarlo Gorrini e di dossier anonimi su presunti traffici illeciti tra l’ex Pm e la società di assicurazioni di cui Gorrini era il proprietario. L’inchiesta prese una strada completamente diversa e il Pm Salamone arrivò ad ipotizzare un complotto finalizzato a far dimettere Di Pietro per mezzo di ricatti e dossier anonimi. Per farla breve, la Procura generale di Brescia rimosse dall’incarico i Pm Salamone e Bonfigli per una presunta “grave inimicizia” con Di Pietro, che non era imputato imputato. Intanto, Salamone faceva ricorso in Cassazione contro la decisione della Procura, ma venne respinto. Alla fine della storia, il Procuratore, che sostenne la pubblica accusa in sostituzione di Salamone, rinunciò ad interrogare i testimoni convocati dall’accusa e chiese subito l’assoluzione per tutti gli imputati. Istanza che venne accolta dal giudice. Comunque sia, tutto evaporò e Di Pietro uscì pulito e onesto, come volevasi dimostrare. Ammesso e non concesso che Di Pietro abbia alcun tallone di Achille, sotto l’aspetto giudiziario, per le ragioni dette, lo ha, invece, sul piano politico. Il suo partito non è duro e puro come lui lascia credere. Semmai è solo duro, portato a questo grado di inflessibilità, vuoi perché sfodera un giustizialismo d’antan vuoi perché fa la voce grossa su ogni provvedimento di governo. La politica del più uno, lo porta a scavalcare a sinistra il Pd, il suo benefattore. Senza l’apparentamento avuto gratis da Veltroni non avrebbe raggiunto il quorum per eleggere i parlamentari Idv. Si pone come un castigamatti, non guardando in faccia nessuno, ma c’è del “marcio in Danimarca”, ossia nell’Idv. Così titolò la rivista Micromega il saggio al partito “anticasta” per antonomasia, dipingendolo come una sorta di refugium peccatorum in cui si era accasato un personale politico cascame dei partiti della Prima repubblica. Vero o no, in quel tipo di partito ci potrebbero stare anche le case di cui si parla in questi giorni. Di fronte alle critiche rivolte all’Idv, si era impegnato in prima persona a sanarlo tramite un repulisti con il congresso, ma alla prova dei fatti non ha mantenuto le promesse, dimostrando, nella fattispecie, di non essere un uomo d’onore, bensì un marinaio. L’unica novità fu che Luigi De Magistris ne uscì con le ossa rotte. Che cosa si poteva aspettare da un partito gestito in modo padronale? L’Eroe non voleva che l’ex Pm di “Why not” fosse un primus inter pares. Questo è l’Eroe: “guai a quel paese che ha bisogno di eroi”.

 
 
 
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INTERCETTAZIONI SPETTACOLO

La non politica che in Italia ormai manca da quindici anni, in questi giorni, si infiamma sulle presunte intercettazioni che riguarderebbero il Presidente del Consiglio. Silvio Berlusconi, che non è il male di questo Paese, dal '94 ad oggi è stato indagato 800 volte: nemmeno il capo dei capi (Riina) è stato così tanto perseguitato. In un Paese, dove la democrazia è occupata dal potere della magistratura e della stampa la forbice tra benessere e malessere continua ad allargarsi sempre di più. Con questo provvedimento proposto dal Governo si spera di chiudere, per sempre, una lunga stagione iniziata con la falsa rivoluzione del'92 sotto il nome "Tangentopoli". L'Italia stà diventando sempre più un Paese irriconoscibile e, questo, gli Italiani non lo meritano

 
 
 

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