Creato da myk_dee il 19/05/2005

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Secondo giorno - I parte

Post n°143 pubblicato il 04 Marzo 2007 da myk_dee
Foto di myk_dee

E' notte fonda, probabilmente saranno le due o tre, e mi rigiro continuamente nel letto cercando disperatamente una posizione comoda per passare quelle poche ore che mi rimangono da dormire prima che inizi un nuovo giorno. Dopo svariati tentativi finalmente riesco a prendere sonno e mi sveglio più tardi che sono già le sette. Prendo la busta con il necessario per la toeletta mattutina, vado in bagno, rapida doccia, mi vesto ed esco in camera per vedere com'è il tempo. Ancora nuvoloso ma non piove. Sul palazzo di fronte si scorge il riflesso di un raggio di sole. Ore 8.30 usciamo dall'albergo in direzione di una caffetteria nei paraggi per fare colazione. Ne troviamo una di nome Starbucks Coffee: si tratta di una catena di caffetterie particolarmente diffuse a New York dove si può far colazione spendendo relativamente poco. Io scelgo un caffè e un cranberry muffin, a vederlo sembra buono. Troviamo un tavolino libero e comiciamo la nostra prima colazione statunitense. Il caffè, servito in quei bicchieroni da mezzo litro, è particolarmente sgradevole ed annacquato, merito forse del metodo impiegato per farlo: è caffè solubile. Dopo una quantità non ben definita di bustine di zucchero, il caffè è diventato quasi bevibile e mi appresto a gustarmi questo muffin: pessimo, sa da pane con le olive. Decido che non è giornata e che gli americani fanno una colazione pessima e impreco contro qualcuno in genere.
Ore 9 usciamo dalla caffetteria (io ho ancora in mano il caffè e me lo sto bevendo per strada) e ci dirigiamo verso la 5 Av*, (Avenue). Dobbiamo attraversare, nell'ordine, Lexington Av, Park Av e finalmente sbuchiamo sulla 5. Questa è la famosa Quinta Strada, sede di tantissimi negozi e grandi magazzini: l'ideale, per una donna, per lo shopping. Dopo alcune centinaia di metri si apre a noi la vista del Central Park: sulla nostra sinistra si erge alto l'Hotel Plaza, uno dei più famosi hotel di NYC che adesso è in ristrutturazione per la costruzione di appartamenti di lusso. Decidiamo di entrare nel Parco, la nostra meta è il Museo di Storia Naturale. Fa molto freddo, c'è della neve sui bordi dei sentieri e i laghetti del Parco sono ghiacciati. Ciònonostante ci sono delle papere che nuotano pacifiche tra acqua e ghiaccio e scoiattoli che scendono dagli alberi per sgranocchiare qualcosa lasciato dai passanti. A causa del forte vento freddo, le nuvole pian piano lasciano spazio al cielo azzurro e lo spettacolo è impressionante: da un lato c'è l'immagine di una natura quasi incontaminata, con animaletti che non si curano degli esseri umani e alberi e prati e laghetti e rocce, mentre dall'altro ci sono i mastodontici grattacieli che sembrano sorvegliare dall'alto il parco, quasi come fossero i suoi guardiani. Passa così un'oretta e mezza, tra palazzi e prati, finché raggiungiamo l'entrata del Museo. C'è già coda, ma solo perché deve ancora aprire. Io penso che è uno spreco rintanarci in un museo con la bella giornata che si sta prospettando, ma la mia compagna di viaggio insiste e ritiene che in un paio di ore dovremmo riuscire a visitare, in via del tutto superficiale, il Museo. Infatti è così: quattro piani di esposizione in meno di due ore. Del Museo c'è poco da raccontare, per chi vuole sapere cosa c'è vada qui. Ore 12.30 usciamo e la giornata è proprio splendida: neanche una nuvola, cielo azzurrissimo e molto sole che, a dispetto delle apparenze, non riscalda un piffero.
Decidiamo di pranzare nei paraggi e poi di dirigerci al Ponte di Brooklyn. Ripercorriamo, per vie diverse, il Central Park, imbattendoci nella famosa scalinata divenuta celebre in quanto set di molti film. Camminando, ci ritroviamo di fronte all'Hotel Plaza e di fronte a questo noto una struttura di vetro con al centro il simbolo della Apple. Decido che devo andare a vedere di cosa si tratta: in pratica, sotto terra, c'è un enorme negozio della Apple, dove vendono a peso d'oro i computer, i lettori mp3 e tutti gli accessori a loro dedicati. Noto che i computer hanno la connessione a internet gratuita e ne approfitto per controllare la mail. Di fianco al negozio Apple c'è un altro negozio, questa volta di giocattoli. Ad aprire la porta ai clienti è un tipo vestito tutto di rosso, che ricorda vagamente le guardie della Regina. Facciamo un salto dentro: qui, tra gli altri, vendono i gadgets originali di molti film, come le spade laser di Star Wars, le bacchiette magiche di Harry Potter e così via. Sono ormai le 14 e decidiamo che dobbiamo pranzare. Di fronte al negozio di giocattoli c'è una tavola calda dove vendono panini (che gli americani chiamano "panini", appunto) e ne compriamo uno a testa. Nel locale non c'è posto per sederci e ci tocca uscire e sederci di fronte alla Apple per mangiare. Il vento freddo è particolarmente fastidioso. Dopo questo succulento pranzo, prendiamo uno dei famosi taxi gialli: basta mettere fuori un braccio e il primo taxi libero si ferma. Trenta secondi e se ne ferma uno. Saliamo e diciamo al guidatore: «To the City Hall, please».

*Manhattan è divisa in Avenues e Streets. Le prime tagliano l'isola in senso longitudinale e sono relativamente poche (non ricordo se 9 o 10), me secondo la tagliano trasversalmente e sono molte di più. Le Av (come le St) tra di loro sono parallele.
In foto: scorcio di Central Park. In lontananza si intravedono i grattacieli di Manhattan.

 
 
 
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