La settimana scorsa ho portato la mia macchina dal meccanico, una vecchia Peugeot 309, datata 1987 perché perdeva olio. Dopo averci lavorato sopra una settimana, mi ha chiamato dicendomi che era pronta ma che aveva due notizie: una buona e una cattiva.
Arrivato in officina, mi accolse con questo gran sorriso che non prometteva nulla di buono. «Dunque» fa «da dove cominciamo?» mi chiede.
«Dalla buona notizia, per carità» rispondo.
«La buona notizia è che non perde più»
«Mmm…e la cattiva?» chiedo aspettandomi il peggio.
«Beh, non scendo nei particolari, ma non arriva abbastanza olio in testa.»
«Cioè?»
«Cioè batte in testa.»
«Cioè?»
«Cioè fra non molto fondi il motore.»
«Cioè?»
«Cioè ti butti via ea macchina.» risponde seccato.
Questo significa separarmi dalla mia sorellina. La mia piccola e vecchia Peugeot 309 avuta in eredità, mi sta per lasciare. Del resto 18 anni sono tanti per una macchina come quella. Però io non voglio separarmene, visto che è stata la prima macchina che ho avuta, un’auto che ho odiato ed amato, che ho preso a calci in alcune occasioni, e altre in cui le ho accarezzato dolcemente la carrozzeria. Come faccio? Lei, la mia Peugeot, è come me dai primi giorni del 2001, quando il 17 gennaio presi la patente. Mi ha accompagnato durante questi quasi 5 anni in tutti i miei spostamenti, ha conosciuto la neve, la grandine, la pioggia, la sabbia del deserto e l’asfalto di molti luoghi. I suoi sedili hanno fatto accomodare una quantità di persone che non si contano. Le più belle ragazze che conosco hanno poggiato il loro delicato fondoschiena sui suoi sedili. Le portiere, la tappezzeria, la plancia così spoglia hanno partecipato a discorsi a volte commoventi, altri scomodi e dolorosi. Mi ha accompagnato nelle tappe più importanti della mia giovinezza, dai giorni dei compiti in classe al liceo all’ultimo esame che ho fatto all’università. E durante questo periodo ne sono successe di cose! Non le racconto perché ovviamente a nessuno interesserebbero, ma posso dire che la mia Peugeot è come una sorella: negli anni ho imparato a conoscerla, so esattamente la velocità da mantenere in certe curve, prima che cappotti, so esattamente quanto premere il pedale della frizione per ingranare la marcia (non serve premerlo tutto), so esattamente quanto premere il pedale del freno quando la strada è bagnata, prima che si blocchino le ruote e tamponi l’auto davanti, so benissimo che in queste condizioni per fermarla occorre frenare ripetutamente a brevi intervalli.
Insomma sarà molto difficile abbandonare la mia 309, così ricca di vita per chissà quale altra macchina, così vuota, così distante, così non mia. Così morta.
In foto: una vecchia 309. Ma non come la mia.
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