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Ma quello non è famoso?

Post n°30 pubblicato il 01 Settembre 2005 da myk_dee
Foto di myk_dee

Da un po’ di giorni in TV passa la pubblicità di una specie di enciclopedia della scienza, allegata al quotidiano La Repubblica. Così, l’altro dì passando di fianco ad un edicola, ho ben pensato che avrei potuto comperare il primo volume, tanto era compreso nel prezzo del giornale. Una volta fra le mani, sono andato a vedere chi fossero gli autori del primo libro dedicato all’Universo. Il mio sguardo si è fermato sul cognome di Pacini, noto astronomo italiano (deve essere addirittura il presidente degli astronomi italiani se non sbaglio). Inevitabilmente mi è tornato in mente l’episodio di Arcetri 2003, e ve lo narro.

Erano i primi di aprile del 2003, quando noi studenti di astronomia del II anno, abbiamo saputo che il professore del corso Astronomia I, avrebbe organizzato una visita all’Osservatorio di Arcetri in quanto ai primi di maggio il pianeta Mercurio sarebbe transitato davanti al Sole. L’evento astronomico dell’anno.
Inevitabilmente noi, abili casinisti e organizzatori di feste all’interno di pullman scolastici, non abbiamo potuto fare a meno di iscriverci, sebbene la nostra iscrizione costò la gita a qualche partecipante del I anno, che di diritto avrebbe dovuto esserci. Ma questo è un altro affare.
Così, vedendo i nostri nomi sulla lista degli iscritti, la mattina di un giorno di maggio, la sveglia suonò alle ore 6.00. Evidentemente essa non suonò così forte per tutti, dato che Matteo ed Ema non si fecero vedere alle 7.30, ora della partenza da Padova (non racconterò qui le loro vicissitudini perché ciò richiederebbe un post solo per quello).
Non ci restava che partire dunque: eravamo io, Andrea, Christian e Izo, più tutti quelli del I anno che non conoscevamo.
Dopo un po’ di peripezie giungemmo finalmente all’ostello in centro (o quasi) di Firenze. Lì ci avevano raggiunto quei disgraziati di Matteo ed Ema. La sera ci pareva giusto andare a festeggiare e dopo una pizza degustata velocemente con un occhio alla partita della Juve e l’altro alla tipa di fronte (Izo saprà sicuramente di cosa sto parlando), finimmo in un bar in centro (se non sbaglio di fronte a Badalucco Parrucchiere) a trangugiare esotici cocktail e per finire un bel giro di tequila offertoci gentilmente dal padrone. Alle 3 decidemmo saggiamente di ritornare verso l’ostello, dato che di lì a due ore bisognava alzarsi per ammirare quel cazzo di pianeta passare davanti a quella palla infuocata che ti fa un fastidio boia a guardarla. L’ostello distava una mezz’oretta a piedi. Il problema era che, marci com’eravamo, nessuno si ricordava la strada. Non so come, ma sulle 4 ci trovammo magicamente di fronte alla porta dell’alberghetto. Entrati in camera ci hanno accolto festosamente una bottiglia di Baylis, una di vodka a non so cosa e una di limoncello. Forse c’era qualcos’altro ma non me lo ricordo.
Christian di precipitò sulla vodka e da perfetto egoista se l’è bevuta tutta. Ema e Andrea decisero che avrebbero fatto a metà di quella del Baylis. Così restavamo io, Matteo e Izo con un limoncello da svuotare. Sebbene la nostra condizione, ricordo che  Izo si arrese e dopo un paio di sorsi lasciò la bottiglia. Restavamo io e Matteo con sta bottiglia in mano: bisognava finirla. Il problema era che Matteo aveva bevuti non so quanti invisibili con Christian, e quindi anche lui non se la passava molto bene. Fatto sta che parlando di questo, parlando di quello, la bottiglia è andata finita. Chisitan e Andrea probabilmente stavano dormendo o vomitando. Erano quasi le 5.

Ore 5.45 suona la sveglia. Intontito e ubriaco spolpo mi affaccio alla finestra del 4 piano, sperando che l’aria fresca del mattino mi faccia andar via la nausea. Inevitabilmente il panorama delle colline fiorentine illuminate dal primo sole, con i galli che cominciavano a cantare e le prime finestre si aprivano alla nuova giornata, avrebbe sicuramente rallegrato la giornata a chiunque. Tranne che a me: stavo per gettare da un momento all’altro. Dopo pochi istanti mi giro e vedo Matteo che si sta alzando faticosamente, e senza risparmiarsi auliche imprecazioni, dal pavimento: era finito sotto il letto. Solo il Signore sa come diavolo abbia fatto a finirci sotto. E Izo faceva una foto (lui pensava che quella che aveva in mano fosse la mia macchina fotografica, ma giudicando dalle fotografie che ho sviluppato e non trovando traccia della suddetta foto, doveva trattarsi di una scarpa o qualcosa simile). Andrea e Christian probabilmente stavano dormendo ancora.
Pensate allora che scena avrebbe trovato uno che sarebbe entrato nella nostra camera in quell’istante: io affacciato alla finestra con la testa china, Matteo sotto il letto che cercava di venirne fuori, Izo con una scarpa in mano che faceva una foto a Matteo, e gli altri due che dormivano in mutande in un letto solo.

Dopo alcune ore, durante le quali ignoro cosa sia successo (anche perché non me lo ricordo) ci ritrovammo in un’aula stile università, con i professori che spiegavano qualcosa a proposito del transito di Mercurio (oh, da intendere che io non ho ascoltato nemmeno una parola, ma presumo che la lezione riguardasse l’evento). Nessuno di noi ce la faceva a star sveglio, così uno dopo l’altro ci avviammo all’uscita di quell’aula, pensando (erroneamente) che un po’ d’aria ci avrebbe fatto bene.
[A questo indirizzo potete trovare la foto della conferenza. Quello in alto a destra che sta dormendo in penombra è uno di noi, forse Ema.]

Proprio quando stavamo discutendo delle nostre peripezie la sera prima, arriva un tizio con la Panda e parcheggia pericolosamente vicino alla scarpata. Scende questo tipo, con i capelli un po’ bianchi e ci chiede «scusate ragazzi, è qui che c’è la conferenza?» indicando l’aula. «Sì» risponde svogliatamente qualcuno.
Dopo che il tipo fu entrato nell’aula, Ema fa:
«Oh raga, ma quello non è famoso?»
Noi, che eravamo marci ricordo, gli abbiamo riso in faccia e quindi continuato a parlare dei cazzi nostri. Trascorse un paio d’ore decidemmo di entrare in aula per vedere se la conferenza fosse finita: così, appostati in ultima fila, udimmo le parole del nostro prof: «ragazzi vi presento il professor Pacini, il presidente degli astronomi italiani».
Allora abbiamo guardato in faccia Ema e abbiamo riso sonoramente.

In foto: Osservatorio Astronomico di Arcetri

 
 
 
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