Riflessi

Che mal di testa.
Ho finito le sigarette e mi ostino a fumare i mozziconi sparsi per casa.
Le dita si sono fatte più gialle e l’odore è difficile da togliere.
Giro in pigiama per casa da due settimane e il caffè è finito.
Dovrei lavare le lenzuola ma non ho voglia.
In questa nebbia che mi avvolge l’unico pensiero pulito è lei.
Chiudo gli occhi e lei è come i capelli appena lavati, l’odore fresco nell’aria.

Mi manca
Mi mancano anche le sue manie, come la sua fissa di ritagliare i giornali di moda.
Da qualche parte ho ancora qualche suo ritaglio.
Ritagliare…
Ricordo da piccolo quando le maestre me lo facevano fare con quelle stupidissime forbici con la punta tonda.
Quanto ne vorrei ricomprare un paio e magari anche delle matite e delle gomme e dei quaderni nuovi… ma  a che servirebbero, non li userei.
Queste stronzate fanno felici un bambino

Che schifo di macello qua dentro.
Il pavimento è lurido, c’è polvere ovunque e anche lo specchio all’ingresso è ridotto una merda
Questo specchio….una volta mi riconoscevo riflettendomi.
Adesso rifletto su quello che vedo.
Che male la testa.
Mi pulsa, mi batte.
Un martello incessante nel mio cranio

Dove sono?
Dove cazzo sono?
Eccole.

Lunghe forbici appuntite.
Credo che se facessi così starei meglio.

Prese le forbici e con un colpo netto le conficco nel cranio e poi con forza ne fece il giro o così voleva ma non riuscì e cadde prima.
Lo trovarono solo dopo 4 giorni davanti a quello specchio con la testa mezza aperta ,sangue e cervello.
Dissero che era depresso, dissero che era un tipo strano, dissero tante cazzate.

Io non lo conoscevo affatto e lessi la sua storia sul giornale.
Ma l’immagine di quell’uomo morto in modo così strano davanti allo specchio mi fece pensare.
Credo che forse il mal di testa di cui raccontarono i suoi vicini di casa, fosse dovuto alla mole di pensieri che riempivano la calotta cranica e che avevano bisogno di uscire.
Uscire davanti a uno specchio per potersi riconoscere.
Di tutti i giornali che ritagliai quel giorno, quell’ articolo fu l’unico che lasciai intatto.