sguardi

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Ragionando per approssimazione ovvero per quello che ne sappiamo, l’uomo avrebbe un’età attorno ai sei milioni d’anni che, dal punto di vista fisico, se li porta sicuramente bene anche se, meglio di lui, la donna se li porta anche meglio. Culturalmente, invece, dire che siamo messi male, sarebbe già un bel complimento.
Ragionando sempre per approssimazione ovvero per quello che ne sappiamo, la scrittura avrebbe un’età intorno ai seimila anni.
Questo non significa che gli uomini, prima della scrittura, non comunicassero fra loro perché, comunque, avevano codificato dei linguaggi per dirsi le cose o mandarsi vicendevolmente a fanculo. Sicuramente declinavano anche il tempo nelle sue forme di passato, presente o futuro, ed anche altro con arcaiche grammatiche fatte di grugniti e gesti come quelli dell’ombrello o del dito medio che sono ancora così attuali. Col tempo, avendone tanto da riempire, qualcuno è andato oltre e riprendendo il bue graffiato sulla parete della caverna ha tradotto in nuove forme altri grugniti.

Così, al post-it attaccato sul frigo dalla moglie:

XXX1           [traduzione: “che cazzo vuoi mangiare?”]

lui rispondeva attaccando il post-it:

ocax                   [traduzione: “pathé de foie gras”]

Piano piano, nel tempo, da forme di geroglificologia qualcun altro, non avendo anch’egli un cazzo da fare, pensò ad una simbologia meno artistica ma più universale affinché la parola scritta non fosse un privilegio esclusivo di chi sapesse disegnare e si dedicò, quindi, all’alfabetica, lasciando comunque all’artista lo psicopatico divertimento di creare infinite font calligrafiche tipo Times New Roman o Bernarda MTCondensed, concedendo invece ai medici la maleducata libertà di criptare prescrizioni che solo i farmacisti riescono a decifrare.

Questo processo alfabetico, rispetto al gesto, al grugnito ed al graffito era sicuramente più complesso e meno immediato perché un pollo potevi rappresentarlo con un disegno o un cocodé verbale, ma una cosa così non è che la potevi disegnare o grugnire:

L’amore deve poco o nulla all’esperienza. Il qui e ora gli basta.
Ogni momento un’epifania, un’aquilegia a ornamento di una crostata di mele.

La scrittura, inoltre, nella complessità e lentezza del suo percorso ha incontrato successivamente anche il problema dovuto al fatto che ciascun popolo aveva un suo linguaggio e, quindi, alla difficoltà del superamento dell’analfabetismo si è aggiunta anche la difficoltà di assemblare in un linguaggio comune, linguaggi etnicamente vicini e di comprendere e poi tradurre quelli più distanti.
Purtroppo, però, le difficoltà non sono finite qua perché l’esclusività della scrittura aveva creato una nuova élite d’individui che si aggiungeva con pari dignità a quelle già esistenti. Saper leggere e saper scrivere è diventato così sempre di più un privilegio anche se, ahimé, si è sottovalutata la conseguenza comunicativa derivante dall’alfabetizzazione.

Ora, se volessimo definire in modo più tangibile ed immediato il rapporto fra i seimila anni di età della scrittura ed i sei milioni di anni di età dell’uomo, potremmo dire che la scrittura ha solo un millesimo dell’età dell’uomo; quindi, se l’uomo fosse nato ieri, la scrittura sarebbe nata poco meno di 2 minuti fa. Solo gli ultimi 2 minuti di un giorno intero. Questo dovrebbe farci apparire più chiaro perché una bella fetta dell’umanità non abbia avuto ancora il tempo di alfabetizzarsi e, soprattutto, quale sia in termini comunicativi, la conseguenza derivata dal non aver ancora capito che saper leggere e scrivere non significa comprendere automaticamente quello che leggiamo, scriviamo e ci diciamo. La comunicazione rimane quindi una scienza che, come la fisica quantistica, trova le sue certezze nella statistica piuttosto che nelle equazioni.

Alla fine, considerato che tante volte non capiamo un cazzo malgrado i quasi 2 minuti di alfabetizzazione, se davvero dovesse succederci di aver capito tutto anche solo da uno sguardo, faremmo meglio a pensare di aver avuto solo culo.

sguardiultima modifica: 2019-02-21T12:33:25+01:00da arienpassant

8 pensieri riguardo “sguardi”

  1. Ti sei reso conto vero che ai graffiti rupestri ci stiamo tornando, vero? (vedi emoticon , emoji e simili)
    Sul fatto che saper leggere e scrivere non ci porta necessariamente a comprendere, non posso che trovarmi concorde. Più il linguaggio è vario e articolato, più aumentano le incomprensioni, paradossalmente. A volte una frase breve, concisa e diretta dice molto più di lunghi giri di parole. Lieta

  2. Sì ci stiamo tornando ma non sono ostile all’emoticon, ai xché ed ai tvb perché, alla fine, sono una semplificazione e sono, pur sempre, una forma di linguaggio e libertà d’espressione. Di sicuro le preferisco ad “esci il cane” 🙂
    La difficoltà di comunicazione e le incomprensioni, a mio avviso, non stanno solo nella parola. In fondo anche i silenzi rientrano in una comunicazione tutta da comprendere. Da sempre e non sempre la parola riesce ad essere un minimo comune denominatore.

  3. Il tuo scetticismo verso l’emozione visuale è snervante! Certo se abbiamo due minuti di alfabetizzazione su seimila anni di scrittura immaginiamoci il tempo per la cultura della visualizzazione, …fai pure i geroglifici a paperella:)

  4. A proposito dei silenzi come forma di comunicazione: sono i miei preferiti, sia come forma di protesta (leggi mutismo) che come forma di comunione totale di due anime. Non necessariamente un uomo e una donna, ma anche due amici, due colleghi solidali ecc. Lusingata di essere stata citata da te. Sei davvero bravo. Secondo me sei uno scrittore vero, non un blogger che scrive.

  5. [forse ha ragione lei… la sto snervando con questa mia fissa secondo la quale la parola prevale sull’immagine… forse non esiste rivalità ed hanno entrambe la stessa dignità… quasi quasi le dico che condivido… però poi sminuirei questo “Quel filo d’inchiostro dorato…dolce liaçon onesta (a pensarci l’unica) nella virata metabolica del vuoto prospiciente il freezer mentale calendarizzato”… compreso quel (a pensarci l’unica) che è un bel pezzo d’ironia… mi verrebbe da dirle “vallo a disegnare e fammi vedere se ci riesci”… meglio non dirglielo, sarebbe ancor più snervante…]

  6. [ Si perderebbe nel di-segno, snervante solo perchè non avrebbe molto tempo, fa già abbastanza “ricerca” ]:)

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