2000QW7

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Per gli amanti dei selfie, leggevo che il 14 settembre prossimo l’asteroide 2000QW7 transiterà a 5 milioni di chilometri dalla Terra, una distanza ragguardevole, quindi nulla di preoccupante. Al contrario c’è da rallegrarsi perché, considerata la massa di spazzatura che normalmente scorazza nell’Universo, se un fatto insignificante come questo diventa notizia da prima pagina vuol dire che sul pianeta non abbiamo di peggio di cui parlare. Un po’ come quando in prima pagina leggo del pianto a dirotto in cui è scoppiata la principessa Kate nel vedere, a distanza troppo ravvicinata, tagliare una cipolla.
Ciò non toglie che l’Universo sia meraviglioso e potrei chiuderla qua se non sapessi che uno dei miei neuroni viaggia solo e sempre per i cazzi suoi. Non ha un percorso ben definito. E’ un dissociato che spesso e volentieri mi annoia meno degli altri e mi diverte proprio per le sue apparenti follie. Apparenti perché alla fine riesce ad essere più razionale delle cose che la razionalità umana riterrebbe ormai consolidate e non discutibili. Invece, per lui, non c’è nulla di consolidato ed indiscutibile.
Apre il frigo, prende una lattina di birra e mi dice di seguirlo fuori in terrazza. C’è un fresco fatto di cielo nero e poca umidità. Ogni tanto qualche alito d’aria. Poca roba. Era meglio dentro, avrei acceso l’aria condizionata ma, contento lui, contenti tutti.
“In termini di grandiosità e bellezza, mi dici quali sono, da sempre, i due argomenti più gettonati dall’umanità intera?”
Ci penso appena un attimo e gli chiedo:
“In termini di grandiosità e bellezza, intendi gnocca compresa o esclusa?”
“Esclusa”, mi fa con la sufficienza disegnata dal chiudere le palpebre e sollevare le sopraciglia.
“Uhmm, direi l’Universo e dio”, gli rispondo.
“Ecco, perfetto, proprio l’Universo e dio. Siamo d’accordo. Limitandoci all’Universo è indubbio che sia meraviglioso nella sua bellezza ed il suo mistero è anche estremamente affascinante, vero?”, mi chiede.
“Certo e credo che il suo mistero non svilisca la sua bellezza perché quel poco che conosciamo è già infinitamente bello e, come hai detto, quello che non conosciamo ha un fascino che, se lo conoscessimo, sarebbe di una bellezza ancor più devastante”, gli rispondo.
“Ecco, bravo. Non avrei saputo dirlo meglio. Ora dimmi, ti è mai capitato, facendo la spesa, di pensare ‘mmm, belle queste salsicce’ oppure ‘quasi quasi prendo una bella orata’ oppure ‘che belle queste fettine, ideali per farci delle scaloppine’. Ti è mai successo?”
“Certo, mi succede quasi sempre quando faccio la spesa”
“Infatti, l’aggettivo bello, quindi, non si riferisce alla bellezza delle salsicce ma ad un aspetto che ipotizza che possano essere saporite. Intendo dire che un leone, come noi per le salsicce, non sceglie la gazzella per la bellezza estetica o la sua eleganza ma, quando lo fa, la seleziona in funzione alla quantità di carne o di fame che ha o di facilità o difficoltà di cattura. Così come noi, scegliamo la bistecca, immaginandola già sulla brace, no?”
“Sì certo, ma non comprendo cosa c’entri questo con l’Universo”, gli dico.
“Rilassati, ci arriviamo. Sto cercando di farti spogliare dal tuo abito di umano. Hai mai visto gli ulivi a settembre? Sono pieni di olive. Sembrano tutte uguali ma sono diverse l’una dall’altra. Io non lo so se le olive pensano ed abbiano anch’esse codificato un concetto di bellezza per il quale qualcuna di esse si senta più bella o più brutta dell’altra oppure se anch’esse pensino ‘non sono bella ma sono simpatica’; di certo il fiore che le genera non si rifà le labbra o le tette e, questo, mi fa pensare che anche se avessero una qualche forma di pensiero, oltre a non rientrare nella nostra comprensione esso non avrebbe nulla a che vedere con quella che è, invece, la nostra forma di pensiero. Non c’è e non ci sarà mai una forma di comunicazione fra noi e le olive. lo stesso vale con le arance o i pomodori. Qualcuno potrebbe dire che, però, è indubbio che esistano forme di comunicazione col cane e col gatto. Certo, anche col pappagallo e col criceto. Anche i miei pesci d’acquario mi riconoscono quando mi avvicino al vetro. Il cane scodinzola, lecca, riconosce parte del linguaggio. Lo rispetta. Esegue tanti ordini. Si affeziona. Anche il cavallo. Anche l’oca. E’ indubbio che ci sia una forma di comunicazione fra una parte degli esseri umani ed una parte degli animali. Una forma di comunicazione che si è sviluppata in una cattività forzata dall’obbligo, quando c’è, della reciprocità. Impariamo reciprocamente a condividere le nostre esigenze e, in alcuni casi, riuscendo anche a condividere forme di affetto. In altri casi, riusciamo perfino a torturare animali come i cavalli o gli elefanti o le tigri e i delfini o le orche facendogli fare esercizi improbabili e demenziali. Riusciremo, quindi ed allo stesso tempo, ad ammaestrare una tigre a saltare nel cerchio di fuoco e a far battere le mani sia agli adulti che ai bambini. Quel battere le mani che non ci fa essere tutti bambini perché loro almeno hanno l’alibi dell’ingenuità noi, invece, siamo solo un po’ dementi.”
Mi strappa un sorriso amaro e mi chiedo se non mi sta ammaestrando come farebbe un bravo scrittore o un abile regista obbligandomi alle emozioni che ritiene di crearmi.
“Diciamo che la bellezza rimane un qualcosa che ha più prospettive, più punti di vista e più angolazioni”, aggiunge.
“Sì, ma l’Universo?”, gli dico accendendo una sigaretta.
“Hai ragione, la bellezza è un argomento così vasto che è facile perdersi. Sia a parlarne che a viverla…”
“E’ vero, forse solo l’intelligenza è più bella della bellezza ed a volte, bastano due parentesi messe al posto giusto per dartene la conferma. Forse dovrei cominciare a dubitare della mia”.
“Non ho capito”, mi dice.
“Nulla, parlavo tra me e me. Continua.”
“Restando sulla bellezza è indiscusso che essa esiste nel momento in cui esista almeno un osservatore. Quindi se sulla Terra esistesse un solo individuo, maschio o femmina che fosse, lui avrebbe un proprio concetto di bellezza e direbbe che una rosa è più bella o meno di un tulipano. Se ci fossero più individui si potrebbe codificare il concetto di bellezza al solo scopo di arrivare ad un concetto oggettivo o condiviso. Se poi gli individui diventano tantissimi, sparpagliati su tutto il pianeta e di nazionalità e culture diverse, la bellezza può trovare i suoi cantori e diventare arte ovvero raccontarsela come ci pare.”
“In che senso?”
“Nel senso che un sasso è un sasso e rimane un sasso; se diventa bellissimo e magico è solo grazie ai napoletani che gli hanno dedicato alcune fra le più belle canzoni.”
“Capito, parli della Luna, l’Unesco dovrebbe dichiararla Patrimonio Napoletano.”
“Sì, ok, vale pure per ‘o sole mio scommetto; comunque, veniamo al punto. Immagina che in tutto l’Universo, Terra compresa, non esistessero gli umani, chi farebbe “ohhhhhh” vedendo un tramonto o un’alba boreale o la luna rossa?”
“Ok ok, ho capito dove vuoi andare a parare. Stai dicendo che l’Universo è bello perché c’è l’uomo che ne afferma la bellezza. Senza l’uomo, l’Universo non saprebbe nemmeno di esistere e questo equivarrebbe a dire che, senza di lui, non esisterebbe nemmeno l’Universo. In termini puramente razionali e mi riferisco alla nostra razionalità è indubbio che sia così perché, ad esempio, la Luna, non avendo una coscienza, non può sapere di esistere e questo vale anche per il Sole come per qualunque oggetto celeste. Ciò non toglie, però, che avendo noi conosciuto la bellezza ed avendola razionalizzata possiamo affermare, al di là di ogni dubbio, che l’Universo sarebbe bellissimo anche senza l’uomo. Anzi, ripensando all’ammaestratore di tigri e di delfini, lo sarebbe anche di più.”
“Esatto, ma il punto è un altro. E’ ovvio che è nato prima l’Universo e solo dopo l’uomo, quindi immagino la noia mortale e la tristezza di un Universo che, prima dell’uomo, guardava a se stesso come ad una miseria senza senso. Una bellezza immensa, ma senza un applauso. Come Charlize Theron rinchiusa in un convento.”
“E quindi?”
“E quindi, vuoi vedere che l’uomo non serva ad altro che a realizzare il narcisismo dell’Universo?”

Non risposi e non so perché quell’affermazione mi riportò di colpo alla domanda iniziale ed alla sua risposta:

“In termini di grandiosità e bellezza, mi dici quali sono, da sempre, i due argomenti più gettonati dall’umanità intera?”
“Uhmm, direi l’Universo e dio.”

Mi addormentai chiedendomi se siamo solo l’acqua nella quale l’Universo e dio hanno bisogno di specchiarsi per sentirsi veri.

2000QW7ultima modifica: 2019-08-27T20:00:20+02:00da arienpassant

2 pensieri riguardo “2000QW7”

  1. Il dialogo avrebbe preso una piega certamente più pragmatica, probabilmente più piacevole, senza la grave, colpevole esclusione iniziale.

  2. Concordo con te, ma era una premessa importante per chiarire che, quando vogliamo parlare di grandiosità e bellezza, la gnocca non è seconda proprio a nulla: sempre sia lodata. :))

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