26 aprile, il giorno dopo.

canovacci2

Come ogni giorno verso il tramonto, anche il 25 aprile mi mostra le spalle e si avvia ad andarsene portandosi dietro tutta la retorica che gli è toccato ascoltare e leggere in questi giorni. Poiché ciascuno è libero di dire quello che gli pare, mi riferisco esclusivamente alla retorica delle cosiddette istituzioni ovvero quelle che sanno bene che da oltre vent’anni, 25 aprile o meno, i fascisti siedono in parlamento ed i partigiani ne stanno fuori. Del resto, sempre da oltre vent’anni, gli schieramenti politici, proprio per fingere la loro vera identità, si sono dati tutti lo stesso prefisso ovvero “centro” ma, mentre la destra è diventata “centrodestra”, illudendosi che il prefisso potesse confondere la gente facendole pensare che non è più una destra fascista, la sinistra è diventata “centrosinistra”, immaginando che il suffisso potesse illudere la gente e farle pensare che in questo paese esiste ancora una sinistra. Se esistesse saremmo addirittura un’eccezione in quest’Europa destrorsa come tutto l’Occidente. Una pandemia iniziata da oltre vent’anni che, a differenza del covid, non ha allarmato nessuno anche se, in termini di vittime e di infezioni, il coronavirus è un banale raffreddore. Una pandemia quella destroide che, all’opposto del covid, colpisce soprattutto i giovani e questo dovrebbe preoccupare perché se è vero che il passato muore ogni giorno è altrettanto vero che il futuro nasce ogni giorno e se la popolazione tende sempre a crescere vuol dire che ci sono più nati che morti quindi c’è più futuro che passato, ma solo in termini numerici perché se c’è sempre più destra che sinistra, pensando solo all’ambiente, c’è sempre più spazzatura ed inquinamento intellettuale e culturale e, questo, non va bene. Non va per niente bene.
Non va bene soprattutto perché se fosse solo un problema di quantità, nemmeno me ne preoccuperei, il problema però è di qualità ovvero ci siamo talmente infognati nel populismo e qualunquismo del chi urla di più che non ci accorgiamo che dietro la politica urlata non c’è un solo straccio di idea e, rispetto ai problemi da affrontare, l’unico meccanismo che utilizziamo è, in termini economici, la privatizzazione, l’aiuto agli imprenditori ed il ritorno massiccio all’assistenzialismo, bacino politico di voti e di debito pubblico; in termini sociali, invece, duro ricorso alla tassazione diretta ed indiretta e leggi che riducono sempre di più la libertà e sempre più giustizialismo. Politiche rancide e scadute in un paese, culturalmente prima che economicamente, sempre più pezzente.
26 aprile, il giorno dopo.ultima modifica: 2020-04-25T20:41:38+02:00da arienpassant

4 pensieri riguardo “26 aprile, il giorno dopo.”

  1. Io alla Pubblica Istruzione tu agli Esteri; la favella feconda è tua prerogativa e in certi campi saper argomentare è tutto. Io sono troppo laconica, mi ci vedresti seduta a un tavolo di lavoro? no, eh? a ciascuno il suo 🙂

  2. Rispetto la tua opinione, ma col voto mi hai dato delega decisionale. Decido io ed immaginando la tua scelta avevo già deciso. 🙂

Lascia un commento

Se possiedi già una registrazione clicca su entra, oppure lascia un commento come anonimo (Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato ma sarà visibile all'autore del blog).
I campi obbligatori sono contrassegnati *.