Altri paesaggi

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Paesaggio marino
1992
Tecnica mista
110 x 90 cm

Che una radura, delle colline, battelli all’ancora,
possano delineare un paesaggio è un’ipotesi tanto improbabile,
quanto entusiasmante, nella misura in cui, essenzialmente,
una radura, delle colline, battelli all’ancora, non definiscono,
necessariamente, un paesaggio.

(c)

A mio padre

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Ho incontrato mio padre. Me stesso ho incontrato. Non me ne ero mai accorto. Mio padre ha la mia stessa andatura, pensosa, ciondolante. Il medesimo modo di piegare le spalle. Ha capelli bianchissimi. E’ minuto, bassino, si è già un poco ingobbito. L’ha piegato la vita. Metter punti precisi… Ogni tanto lo vado a trovare. Provo a dire qualcosa di ameno, che non vale il suo stare a cucire ricurvo. Ricurvo da cinquant’anni. Che cosa pensa quest’uomo che è già via quando mi alzo, ritorna che dormo e rivedo poi a pranzo per un’ora soltanto? Mai ci siamo veramente parlati. E’ stanchezza, pudore, forse solo l’inganno del tempo. Il timore di aver nulla da dire ad un figlio che sta sempre a studiare. L’umiliante certezza di potere donare, se non altro, l’esperienza di una vita vissuta, che non serve a nessuno, che non vuole nessuno. L’orgoglio ha smarrito mio padre. Distruggerà pure me. Il non sapersi donare. E col “dare” e “ricevere” rinascere. Fiduciosi di sé, fiduciosi degli altri. Ed il tempo che passa è una nebbia insondabile, dove ognuno si perde dietro tracce, che lui solo conosce. E intravvedo mio padre inseguire le sue. Gli corro dietro gridando, agitando le braccia, nella nebbia, che ormai fitta c’inghiotte.

(c)

La bambina che giunge

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La bambina che giunge
Giunge tardi la sera
Per sedersi a guardare
Poi andare a dormire
O la incontri per strada
In una notte più scura
Dove freme la vita
Tra la gente che passa
Dove passa la vita
Tra la gente che muore
E la bimba è al mio fianco
Sopraggiunta improvvisa
Io mi volto pian piano
Le sorrido
Mi conduce per mano.

A condurti per mano
Sono tornata…
Qui
Nel luogo preciso
Situato a una certa distanza
Dal tuo cuore
Dal mio cuore
Quella certa distanza
Che non riesci a vedere
Dove incontrarti
E’ già perderti
In schegge di memoria
Conficcate negli occhi
Nel dubbio ritmato
Dei contrari
Delle orme leggere
Sull’asfalto
Che s’inseguono
In nuvole di vento
Tienimi stretta
Abbracciami
In pianto di bambina
Abbandonata
A volte/sempre
Nell’immagine spezzata
In frantumi di specchi
Dove a tradire
Non sono
Io
L’amante di una vita
O di un’ora
Ma l’amore di un padre
Un oscillante riflusso
Lunare
Di marea
Tienimi stretta
In un abbraccio/pelle
Un intervallo/umore
Sordo a scambi di pietre
Perché io possa
Schiantarmi il cuore
Scivolarti dentro
In bilico
Proprio là
Tra lo sguardo e l’altrove
Di un cielo terso
Visitato dall’anima
E mai ridotto.

(c)

Ho vissuto da sempre

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Chiara guarda…
Guarda il muro
Che le sta di fronte
Chiara guarda
Oltre il muro
Che le sta di fronte
Fissa un punto preciso
Situato
Ad una certa distanza
Dal suo cuore
Dal mio cuore
Quella certa distanza
Che non riesco a vedere
C’è un oscuro segreto
Nei pensieri di Chiara
Un oscuro segreto
Che persino lei ignora

Ho vissuto da sempre
Nello spazio
Che dura deviato
Di un sogno
In un buio accecante
Nell’istante prolisso
Di un gesto che tarda
Ho vissuto da sempre…
Una vita infinita
Di altre vite infinite
Ero una bimba perduta
Il suo pianto
Una strada malcerta
Rinnovato abbandono
Una donna più lenta
Che ritorna al tramonto
Una nebbia sottile
Un lieve soffio di vento
La canicola torrida
Di un deserto di polvere
Una mite stagione
Sono il tutto
L’indizio
Sono me
Che mi guardo
Attraverso i tuoi occhi
Sono te
Che ti guardi
Attraverso i miei occhi

I suoi occhi…
Ha distolto lo sguardo
Che la teneva
Legata a sé stessa
All’ipotesi nostra del tempo
Io lo sento…
Spesse volte lo sento
Che riuscendo a svelare
Il segreto cangiante
Del suo sogno
La potrei ritrovare
In quel luogo preciso
Situato
Ad una certa distanza
Dal suo cuore
Dal mio cuore
Quella certa distanza
Che non riesco a vedere.

(c)