La casa azzurra

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E’ domenica. Il giorno delle visite. Da due anni, la domenica, per me è il giorno delle visite. Non che Chiara se ne renda conto, (non mi riconosce, neppure è certo che mi percepisca diversamente da una sedia, o da un temperino, incapace com’è, verosimilmente, di distinguere alcuna categoria), ma pur capitando dalle sue parti in altri momenti mi sento più tranquillo quando posso incontrarla quel giorno: il giorno stabilito per le visite. La domenica non sono soltanto colui che legato per alcune ragioni ad una determinata persona giunge a farle visita. Sono più generalmente l’uomo sano (speranza e promessa) che si reca in quel luogo dove giace in attesa una donna malata.
La casa azzurra è immersa in un bosco fittissimo che la nasconde fin quando non le giungi dinanzi. Il bosco è talmente intricato, ostile, da non potersi neppure supporre che racchiuda una così dolce radura, arabescata nella bella stagione, da un’infinità di fiori multicolori raggruppati in aiuole, i cui confini delimitati da ciottoli allineati, formano una confusa miriade di sentieri minuscoli nei quali perdersi come in un labirinto, dove entrando non badi a segnare la strada con le piccole briciole per ritrovare l’uscita. Ma chi dovrebbe ritrovare l’uscita? E da dove? Io che giungo alla casa azzurra da fuori o da essa immagino di guardar fuori, mi chiedo se il bosco sia soltanto una casuale barriera naturale e non altrimenti quella “terra di nessuno”, la definizione di un confine del nostro cuore tracciato da chi sta dentro per difendersi o da chi sta fuori per esorcizzare se stesso. Mai chi sta fuori? Chi sta dentro? Un labirinto di profumi, colori e suoni per chi forse non po’ coglierli e da cui non sa di dover fuggire. Il labirinto della realtà per chi può e forse non vuol coglierla e da cui vorrebbe ma non può fuggire. Non si fugge dalla realtà. Non si fugge dalla casa azzurra. Quando vi giungo mi trattengo un po’ nei suoi pressi prima di entrare, per cercare di scoprire, ogni volta, il punto preciso che forzato ti consenta d’accedere a quell’altra dimensione dello spazio e del tempo dove tutto è diverso, la memoria, i sogni, persino la luce che giungendo ricrea gli oggetti, le immagini ed i volti che non si riconoscono. Cosicché, poco dopo, quando ne esci, sono invece passati molti anni, che puoi scorgere tutti scolpiti sul tuo viso.

(c)

La casa azzurraultima modifica: 2019-09-08T19:39:05+02:00da bach1962