Tu che mi guardi
Con la parte migliore
Del tuo occhio perlaceo
La pupilla a intermittenza/
Incandescenza di desiderio
A intesa/intensità variabile
Nell’essenza insondabile
Del pulviscolo d’ombra
Rammenta l’agonia del vento
Nel groviglio di vicoli e lacrime
La lontananza del sangue rappreso
In liquide paternità
Maternità disattese
Tu che intenta a partorirti
Ti guardi nascere/mai nata
Nell’alternanza sterile
Di un intento impossibile
E l’evidenza frenetica
Di una carta d’imbarco
Non rammentare dei trascorsi giorni
Soltanto la luce a tratti contesa
Dal buio sfibrante di parole opache
Addensate in nubi scroscianti
Di pensieri tempestosi
Perché un tempo
Nel deserto dell’anima
C’erano i prati
A colorare le distanze
E arcobaleni di farfalle
A rallentare i treni
Ché mai giungessero puntuali
A destinazione.
(c)