A scanso di equivoci, meglio metterlo subito in chiaro: ad ispirare Nyla Hayes non è stato il nostro Modigliani, ma gli amati brontosauri. E del resto, cos’altro aspettarsi da una tredicenne statunitense? Sorprendente, invece, è che il gotha dell’arte si sia fatto letteralmente conquistare dai suoi NFT al punto che, a quattro anni dall’esordio, la serie della giovanissima artista vale all’incirca 3,4 milioni di dollari. I soggetti digitali di Hayes sono donne famose del presente e del passato dal profilo oblungo e con backgound differenti.
Rischio di esser scurile… ma lo eviterò.
Ottimo spunto il tuo per riflettere su una questione che è viva nell’arte.
Chi entra e chi non entra.
Banksy è stato geniale con la sua opera venduta all’asta e auto distrutta subito dopo la vendita.
Ecco il valore che da il mercato all’arte e la risposta è più che giusta.
Nulla così eccezionale da non meritare d’esser distrutto.
Perché il mercato è un tritacarne, per una volte non è l’artista ed esser macellato.
Sul post, il mercato decide secondo le tendente, se a far tendenze è un gatto che macchia un foglio con le zampe, quel foglio diventa opera d’arte e venduta a peso d’oro.
Arte e mercato sono su due binari separati oramai… Mio parere 🙂
Ormai c’è un uso smodato dei sostantivi “arte” e “artista” e finché ci saranno gli ignoranti disposti a pagare una barca di soldi per “opere” da rigattiere, un certo tipo di mercato continuerà a prosperare. Com’è che dicevano i latini, mala tempora currunt?