Il suo profilo ha l’andamento sinuoso appena accennato delle ombre cinesi, labbra a bacio, capelli folti e sottili, castani, raccolti dietro in qualche modo che nella semioscurità non vedo. Le note la penetrano, penetrano le note dal vivo, attraverso i corpi e lungo i nervi ed entrano in risonanza. In questo senso è nuda, come me, come tutti, non c’è abito che le rimbalzi via, le note. Lo sguardo è intento, allunga il collo a superare le teste, si ricompone. Il piede ben calzato batte giusto il ritmo contro il poggiapiedi del suo sgabello, al bancone, il bicchiere è sospeso in mano, come dimenticato con l’intruglio che contiene, sadiocosa. Stacca un attimo, lo sorseggia, muove la testa a tempo, un paio di battute. Lo fa in levare, poi recupera come un batterista. Il pezzo le piace. Sta suonando il suo concerto, o meglio lo sta danzando, impercettibilmente. Sente la musica ed è la sua natura, si capisce chiaro. E’ bellissima.