di Sheila, Kenya
Sono nata in una famiglia cattolica. Il prete ci raccomandava di seguire i comandamenti, amarci l’un l’altro, andare a messa e fare buone azioni. Secondo lui, solo chi si comportava così era un cristiano devoto, che sarebbe stato condotto nel Regno dei Cieli all’arrivo del Signore. Mi ripetevo sempre: “Devo obbedire a Dio, seguire le regole della Chiesa e fare tante buone azioni, affinché il Signore mi ami e mi benedica al Suo ritorno, conducendomi nel Regno”.
Entrata all’università, ho interrotto gli studi per avere più tempo da dedicare alla Chiesa. I parrocchiani sembravano tanto devoti, pregavano e andavano a messa, ma fuori di lì fumavano, bevevano e bagordavano. Era ripugnante. Pensavo: “Il Signore ci insegna ad amarLo, ad aiutare i bisognosi e a rifuggire dalle tentazioni mondane. Quelli sono credenti solo di facciata ma, in realtà, non alzano un dito per il Signore. Ricercano cose materiali e piaceri terreni. Non è contro i Suoi insegnamenti?” “Io sarò diversa. Compirò opere buone e, quando giungerà l’ora, potrò entrare nel Regno dei Cieli”.