Digital xmas: per il Natale 2020 la scelta dei regali è con la Realtà Aumentata

Con l’app CASAhomewear si possono scegliere cuscini, piumini, lenzuola, inquadrando il proprio letto

Un Natale digitale grazie all’utilizzo della Realtà Aumentata. Un Digital xsmas che permetterà di scegliere i regali di Natale rimanendo a casa. Grazie alla tecnologia easyhomewear®, che coniuga la Realtà Aumentata con la Realtà Virtuale e l’uso del 3D, chiunque da oggi potrà diventare designer della propria stanza, per personalizzare l’acquisto della biancheria della camera da letto in tempo reale. Inquadrando il letto con uno smartphone, si possono scegliere le lenzuola preferite per la propria camera ed acquistarle con un semplice click.

Attraverso l’utilizzo dell’app CASAhomewear, tutti avranno la possibilità di scegliere colore e fantasia di trapunte, piumini e cuscini scoprendo immediatamente se i prodotti selezionati rispecchiano i propri gusti e si adattano alla perfezione all’ambiente. Il tutto direttamente da smartphone o tabletnel comfort della propria casa.

«Abbiamo voluto dare ai nostri clienti la possibilità di scegliere i prodotti che meglio si sposano con la propria camera da letto in tempo reale e nella sicurezza della propria casa con un semplice click. Sarà possibile divertirsi vestendo e svestendo il letto senza sforzo, con la semplicità di un tocco e scegliere quali articoli sono di nostro gradimento-sottolinea Lara Corna, responsabile Ricerca e Sviluppo- La app e l’utilizzo della nostra tecnologia easyhomewear® sono una vera rivoluzione per l’intero mondo della casa.».

La tecnologia easyhomewear®lavora dietro le quinte e in sinergia con un’altra applicazione che permette di “vestire” i modelli 3D delle varie tipologie di letto che si possono personalizzare (una piazza, una piazza e mezza e due piazze). Non solo, la tecnologia Easyhomewear collabora con una piattaforma di eCommerce che distribuisce i contenuti 3D realizzati dagli utenti direttamente al negozio online, potendo così acquistare le parure letto con un semplice click. 

All’interno dell’applicazione si potrà consultare in modo semplice e immediato l’intero catalogo di prodottidell’omonimo negozio on line, scegliere il proprio preferito, visionarlo in3D e passare all’acquisto.

CASAhomewear è inoltre garanzia di qualità: i prodotti sono made in Italy, innovativi e sicuri, con coloranti eco compatibili certificati, prodotti 100% in fibre naturali, proposte in cotone biologico certificato provenienti da coltivazioni sostenibili, ecologiche ed etiche e sostenendo la compatibilità ecologica con filati sintetici riciclati.

CASAhomewear è disponibile su:

App Store: https://apps.apple.com/it/app/casahomewear

Google Play Store: https://play.google.com/store

Come funziona:

inquadra il tuo letto con il tuo smartphone per vederlo in 3D oppure gioca con un letto virtuale per vestire il tuo letto selezionando i prodotti del catalogo.

Gli effetti della pandemia sulla propensione alla sostenibilità all’ENGIE GREEN FRIDAY FORUM 2020

save-world-innovation-concept-girl-holding-small-plant-tree-sapling-are-growing-up-from-soil-palm-with-connection-line-ecology-conservation-concept-minSegnale positivo dalle aziende: resta elevata e cresce la sensibilità sui temi relativi a inquinamento e cambiamenti climatici e aumentano le aziende che dichiarano di misurare la propria CO2. Il 40% delle aziende che aveva programmato interventi volti al miglioramento dell’efficienza energetica,
ha confermato tali investimenti anche a seguito dell’emergenza COVID-19.

 

@Engieforum2020.it, 20 Novembre 2020

 

ENGIE Italia, grazie ai dati emersi dall’indagine condotta da Euromedia Research, ha potuto indagare come la pandemia ancora in atto abbia influito sull’attenzione dei cittadini e delle aziende verso le tematiche legate alla lotta ai cambiamenti climatici. Dall’analisi della ricerca è emerso un quadro indubbiamente diverso rispetto ad un anno fa, con cittadini e aziende più consapevoli di dover invertire la rotta con azioni concrete in ottica sostenibile.

Con il Covid cittadini e imprese più consapevoli dell’impatto ambientale

Ben il 68% dei cittadini coinvolti ha dichiarato di aver modificato i propri comportamenti, cercando di ridurre le proprie emissioni inquinanti, dopo l’arrivo della pandemia. Un incremento del +12,4% rispetto ai riscontri ricevuti un anno fa, prima del Covid. Il 40% delle aziende (soprattutto nel manufatturiero), nonostante l’impatto economico dovuto all’emergenza, ha continuato nei propri programmi finalizzati al miglioramento dell’efficienza energetica.

Il modo con cui il Covid-19 ha stravolto le nostre vite e abitudini ha evidentemente portato una riflessione collettiva sulla fragilità dell’uomo e del pianeta e sull’importanza delle nostre scelte – sottolinea Alessandra Ghisleri, Direttrice di Euromedia Researcha seguito della pandemia le persone sono più consapevoli dell’impatto negativo delle attività dell’uomo sull’ambiente, e quasi la totalità degli italiani (92,7%) ha deciso di modificare in modo virtuoso i propri comportamenti”.

Più azioni concrete contro i cambiamenti climatici

Dalle risposte emergono, quindi, le azioni concrete adottate dai cittadini e aziende per ridurre l’impatto sul pianeta. Le più diffuse: per il 30% degli intervistati la scelta di prodotti ecosostenibili (km zero, marchi che garantiscono il rispetto dell’ambiente), per il 29% interventi in casa volti a una maggiore efficienza energetica (infissi, cappotto termico, sostituzione caldaia, termostato intelligente) e infine la scelta di mezzi di trasporto non inquinanti (come bici, mezzi elettrici o pubblici) per il 24% degli intervistati. Vi è anche un 9% che ha installato pannelli fotovoltaici e un 7% che sceglie un fornitore di energia che garantisca la produzione da fonti rinnovabili.

Segnali positivi anche sul fronte delle imprese: oltre la metà (52%) ha messo in campo iniziative per una maggiore sostenibilità (es. lavoro a distanza per ridurre gli spostamenti, attività informativa sul tema delle CO2) e, per il 60,4%, queste misure hanno prodotto effetti positivi dal punto di vista sia ambientale che di maggiore benessere lavorativo, tant’è che il 91,7% ritiene che saranno mantenute anche dopo la fine dell’emergenza Covid – 19.

Aziende e cittadini vogliono mobilitarsi ma chiedono incentivi e agevolazioni

La leva principale, però, nonostante il maggiore interesse per la sostenibilità sia lato cittadini che aziende, rimane l’aspetto economico. Le aziende chiedono infatti in maggioranza contributi a fondo perduto (33,5%) e sgravi fiscali (22%), seguiti (19%) da incentivi statali e un quadro normativo più chiaro.

Il Covid – acceleratore della digitalizzazione come strumento per un Paese più sostenibile

Un altro aspetto che la pandemia ha reso evidente e sul quale ha portato una forte accelerazione è certamente l’adozione di tecnologie digitali, divenute in molti casi improvvisamente indispensabili per permettere la continuità aziendale. Del ruolo fondamentale delle tecnologie digitali per una maggiore sostenibilità sono convinte il 69,2% delle aziende (con una quota maggiore, al 72,2% se guardiamo al solo settore dei servizi). Il digitale è considerato ancora più importante per il monitoraggio delle attività in ottica di rispetto dell’ambiente (79%, che raggiunge l’81,3% nei servizi).

Le città sono i principali motori della nostra aggressione all’ambiente – dichiara il prof. Stefano Mancuso, botanico, accademico e saggista – Attualmente intorno al 70% del consumo globale di energia e oltre il 75% del consumo mondiale di risorse naturali sono a carico dei centri urbani, i quali producono il 75% delle emissioni di carbonio e il 70% dei rifiuti. Abbiamo urgente necessità di cambiare la nostra idea di città e questa pandemia è un’opportunità per ripensare la convivenza con la natura. Dobbiamo puntare a una smart city che in realtà sarà una città giungla, intesa non come un luogo pericoloso, al contrario: un luogo partecipe dell’ambiente naturale che, consapevolmente e attraverso gli alberi, contribuisce a trasformare i nostri centri urbani altamente tecnologizzati e connessi in una nicchia ecologica duratura”.

Governo, pubblica amministrazione e aziende devono guidare il cambiamento attraverso infrastrutture, digitalizzazione e tecnologia

Secondo il parere degli intervistati il maggior potere nel rallentare il riscaldamento globale è in mano a istituzioni e aziende. I cittadini vedono la possibilità di un cambiamento a favore della sostenibilità grazie all’intervento di Governo (41%), istituzioni locali (25%) e aziende (15%). Significativo come solo l’8% ritenga che la pubblica istruzione possa avere un ruolo importante in questo senso.

Gli interventi che maggiormente si aspettano sono di riqualificazione energetica di scuole ed edifici pubblici (20,5%) o utilizzo per queste strutture di fonti di energia verde, quali i pannelli fotovoltaici (13,5%), aumento di aree verdi (16,5%) mezzi di trasporto pubblico elettrici o ibridi (15,2%).

 

“Già nel Piano Strategico triennale per la Ricerca e l’Innovazione di Regione Lombardiaspiega il vicepresidente di Regione Lombardia Fabrizio Salaè stata individuata la sostenibilità ambientale come uno degli ambiti principali che incidono sullo sviluppo del nostro territorio. Tema trattato anche nella recente consultazione pubblica sulla prossima Strategia di Specializzazione Intelligente svolta sulla Piattaforma Open Innovation, a cui hanno partecipato oltre 650 soggetti. Ne è emerso che, negli ambiti trattati, la sostenibilità ambientale è considerata tra i primi fabbisogni in termini di innovazione che diventeranno prioritari nel periodo post Covid e post emergenzaha aggiunto il VicepresidenteCon le nostre politiche regionali ci stiamo sempre più muovendo verso un modello di innovazione responsabile anche attraverso misure come la nostra recente Call Hub per la Ricerca e l’innovazione, che vede finanziati 8 progetti nell’ambito della sostenibilità che intervengono su numerosi problemi ambientali che coinvolgono il mondo occidentale” ha concluso Sala.

 

“Ogni anno noi di ENGIE realizziamo un evento che ha l’obiettivo di sollevare e alimentare la riflessione sulla riduzione delle emissioni di CO2 e più in generale sulla sostenibilità –   sottolinea Damien Térouanne, CEO di ENGIE Italia – In questo anno difficile, la sostenibilità rimarca la sua centralità. Lo confermano: i risultati della ricerca da noi commissionata a  Euromedia, la destinazione del 37% del recovery fund  a investimenti green e Il Green New Deal europeo che punta a elevare il proprio impegno di riduzione dei gas serra almeno al 55% entro il 2030. L’ambizione di ENGIE – prosegue Damien Térouanne-   è accelerare la transizione verso un’economia carbon neutral. Ritengo che l’attuale momento storico ed economico evidenzi chiaramente come la transizione energetica sia una scelta obbligata e urgente.  E’ necessario quindi ripensare al nostro sviluppo futuro: uno sviluppo più resiliente, durevole e sostenibile.  Raggiungeremo l’obiettivo solo grazie alla combinazione di tutti gli sforzi: globali, dei singoli paesi, ma anche delle citta, delle aziende così come a livello residenziale.”

Il futuro dello smart working. La ricerca Anra-Aon fa il punto sulle prospettive post pandemia

Milano, 20 novembre 2020 – La seconda ondata della pandemia ha prolungato la durata dello smartworkingallontanando, in particolare in alcune aree d’Italia, la prospettiva di un rientro fisico a pieno regime per tutti i dipendenti.Sono comunque molte le aziende che, negli ultimi mesi, hanno disposto un ritorno in presenza parziale e facoltativo, adeguandosi alle norme di sicurezza. Alla luce di queste nuove considerazioni, si è svolta la seconda fase della ricerca “Le modalità lavorative dopo il lock down: quale Smart Working?”diANRA, Associazione Nazionale dei Risk Manager, e Aon, volta a indagare, dopo la prima survey di marzo, come sia cambiato il rapporto con lo smartworking rispetto al periodo di lockdown e fotografando il nuovo approccio del tessuto imprenditoriale italiano alle modalità di lavoro alternativo.

Sul piano pratico, cheha vistorientrare in modo prevalente in sede solo il 16% dei lavoratori, gli italiani hanno apprezzato i vantaggi di una maggiore flessibilità lavorativa: potendo scegliere, il 58% dei lavoratori bilancerebbe durante la settimana giornate in ufficio e lavoro da remoto, con una leggera prevalenza del secondo.Pianificazione, gestione e controllo delle attività a distanzasembrano non costituire più una grande difficoltà: se durante il lockdown erano al primo posto delle preoccupazioni dei rispondenti, con il 33%, ora il dato è dimezzato (17%), mentre permangono, invece,talvolta rafforzate, alcune criticità individuate ad aprile: quelle organizzative e/o di comunicazione interna (27%), e quelle relative allo stato d’animo e ingaggio dei lavoratori (26,7%), entrambi risaliti in classifica rispetto alla prima indagine.

Chiamati a fare una previsione sulle modalità di gestione delle risorse, in un orizzonte temporale di 6 e 18 mesi, più della metà dei rispondenti (52%) prevede di continuare a lavorare in modalità mista, e solo uno su quattro (24%) ipotizza un completo rientro: queste previsioni tuttavia diventano meno probabili man mano che si intensifica la seconda ondata pandemica, dal momento che la scelta di mantenere una prevalenza di remote working dipenderà in larga parte, secondo i rispondenti, dalla volontà di tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori (65%)Il graduale rientro in sede, invece, nel 48% dei casi viene attribuito alla generale ritrosia culturale del top management, una percentuale che sale al 65% negli under 35.

“La tecnologia non aspira a spersonalizzare il lavoro, ma si potenzia con l’interpretazione della componente umana, ovvero di lavoratori competenti, motivati e flessibili” sottolineaEnrico VaninAD Aon“Credo si andrà via via verso una Leadership Collaborativa, che abolirà statici ruoli e gerarchie e sarà in grado di perseguire risultati ambiziosi per l’azienda e la comunità in cui opera. I leader di domani dovranno essere adattabili e proattivi al cambiamento, curiosi di sperimentare l’inedito e dotati di social intelligence. Quest’ultima skill permette di ascoltare empaticamente le persone con cui si lavora, di sostenerle e spingerle ad esprimere il loro pieno potenziale”.

Nonostante il 72% sia convinto che questa evoluzione lavorativa avrà conseguenze prevalentemente positive, il 20% degli under 35 ritiene che da qui a sei mesi si tornerà alle modalità di lavoro tradizionali (proprio per la sfiducia nei confronti del change management delle imprese) e ampliando l’orizzonte temporale ai 18 mesi la percentuale sale al 27%. Molto diversa è l’opinione degli over 56: solo il 10% di loro ritiene che la modalità in presenza tornerà ad essere quella principale, ed evidenzia che la scelta di riportare i dipendenti in azienda sarà dettata da concrete esigenze operative (45%). Sono inoltre più cauti nel valutare gli impatti del lavoro da remoto: solo il 47% è infatti sicuro che il suo impatto sarà solamente positivo.

Gli uomini sostengono come valida spinta al mantenimento del lavoro a distanza l’aumento della produttività (tra il 10% e il 12%)che invece sembra non aver alcun peso secondo le donne. Le rispondenti, invece, sottolineano come importanti il maggior benessere dei dipendenti (8%).

“Siamo particolarmente fieri del lavoro svolto nel realizzare questa ricerca unica nel suo genere, che ha come obiettivo quello di approfondire come stia reagendo la filiera del risk ed insurance management ad una trasformazione epocale delle modalità di lavoro ed interazione fino a poco tempo fa inimmaginabili”, conclude Alessandro De Felice, Presidente ANRA, “La nostra community, composta da Risk Manager, intermediari, Assicuratori, Periti ed imprenditori ha mostrato una capacità di adattamento molto rapida, seppur con i limiti e le problematiche che analizziamo, e vede un futuro in cui è in grado di selezionare gli aspetti positivi del ‘remote working’ – quali ad esempio l’accelerazione nell’utilizzo delle tecnologie di connessione remota e la gestione del proprio tempo e responsabilità in autonomia – per realizzare un vero ‘smartworking’ nella dimensione della nuova normalità.

CHI È ANRA

ANRA è l’associazione che dal 1972 raggruppa i risk manager e i responsabili delle assicurazioni aziendali. L’associazione opera attraverso la sede di Milano e vari corrispondenti regionali. ANRA è il punto di riferimento in Italia per diffondere la cultura d’impresa attraverso la gestione del rischio e delle assicurazioni in azienda. Si relaziona con le altre associazioni nazionali di risk manager in Ferma, a livello europeo, e in Ifrima a livello internazionale. ANRA è costituita da Risk Officer, Risk Manager ed Insurance Manager che operano quotidianamente nella professione e che trovano vantaggio nello scambio continuo delle proprie esperienze e nella condivisione di progetti a beneficio dello sviluppo del settore. Complessivamente, le aziende pubbliche e private di cui fanno parte i soci rappresentano un fatturato complessivo di oltre 430 miliardi (pari a circa il 25% del PIL).

Nella piena convinzione che l’esperienza sia il miglior argomento per diffondere la cultura del risk management, ANRA organizza incontri aperti a professionisti ed aziende su tematiche inerenti al rischio aziendale, corsi di formazione per nuove figure e scambi di esperienze con colleghi stranieri. Nella sua attività di supporto a manager ed imprese, ANRA si appoggia a molti partner, come enti universitari, società di consulenza, compagnie assicurative, broker, società di servizio nell’ambito del rischio d’impresa: con le loro competenze specifiche, tutti questi attori portano valore aggiunto ai membri dell’associazione e alle loro imprese. Dal giugno 2016 ANRA promuove “alp” – ANRA Learning Path – la nuova Accademia ANRA per la formazione dei professionisti della gestione del rischio, riconosciuta e certificata RIMAP a livello europeo. www.anra.it

KOREA WEEK 2020: lo show “Harmony of Light” chiude la prima edizione online

La Korea Week, la settimana di eventi gratuiti organizzata dall’Istituto Culturale Coreano, si conclude con un duplice appuntamento venerdì 30 ottobre ore 19.00 e sabato 31 ottobre ore 19.00 con lo spettacolo Harmony of Light, show registrato appositamente per l’Italia del SDG crew. Si tratta di una performance visual con video e luci, che riunisce vari campi dell’arte con il Media Art.

 

Il risultato è un’esibizione dalla profondità tridimensionale che va oltre il palco con effetti visivi che stimolano l’immaginazione del pubblico, dove si fondono diverse tipologie di performance artistiche con effetti visivi spettacolari che utilizzano la tecnologia media. La fantasia dello spettatore viene stimolata con un’arte futuristica che travalica lo spettacolo ordinario utilizzando laser e performance di danza tradizionale combinata con i LED. La tecnologia incontra l’arte performativa per un risultato che è una gioia per gli occhi e le orecchie

 

La SDG Crew nasce nel 2002 da un gruppo di giovani artisti con l’intento di dar vita a spettacoli nuovi e creativi che si basano su diversi generi dell’arte e della cultura. La SDG Crew è frutto della fusione del Saeng Dong Gam Crew, dell’Ara Dance Company e del Team Video Pixel, per creare un contenuto che travalica i generi artistici cercando di avvicinarsi in maniera nuova al pubblico di ogni nazionalità.

 

Dopo aver ideato per la prima volta in Corea la <LED TRON DANCE>, è saltata all’attenzione del grande pubblico a seguito di partecipazioni a programmi televisivi come “SBS Star King” e “Korea’s Got Talent 2” e a numerosi inviti da parte di vari enti. Inoltre nel 2014 è stata invitata al programma “THE BEST Le Meilleur Artiste”, organizzata dall’emittente televisiva francese TF1, alla quale hanno partecipato ben 64 paesi, dove è arrivata seconda divenendo il primo gruppo asiatico ad arrivare alle finali. Ogni anno si esibiscono in più di 200 spettacoli, anche all’estero, cercando di migliorare in maniera creativa ogni esibizione.

I materassi in poliuretano si confermano i più sicuri per il sonno in tenera età. I neonati vi trascorrono fino a 16 ore al giorno

Corretto sostegno della colonna vertebrale, antisoffoco, prevenzione della “testa piatta” e delle irritazioni del sistema respiratorio. Lo provano due importanti certificazioni, la Oeko-Tex® standard 100 e la CertiPUR® che garantiscono le caratteristiche uniche anche in termini di sicurezza, salute e sostenibilità ambientale.

 

Sostegno della colonna vertebrale che non deve essere compressa, traspirabilità del materasso antisoffoco per eccellenza, flessibilità degli strati per prevenire la sindrome della testa piatta e adattarsi perfettamente a tutte le posizioni, materiale antiallergico e anti-acaro per evitare di irritare il sistema respiratorio e provocare degli attacchi di tosse, che potrebbero costringere il bambino a svegliarsi. I materassi in poliuretano si confermano i più sicuri fin dalla tenera età, le certificazioni Oeko-Tex® standard 100 e CertiPUR®, che garantiscono le caratteristiche uniche anche in termini di sicurezza, salute e sostenibilità ambientale, assicurano che il prodotto è atossico e anallergico e può essere utilizzato, a pelle, anche per bambini sotto i 3 anni di età.

 

Recenti studi della Società Italiana di Pediatria evidenziano che nel mondo industrializzato il 25% dei bambini al di sotto dei 5 anni soffra di disturbi del sonno. Le cause principali? I ritmi frenetici, l’aumento delle luci artificiali e anche l’utilizzo sempre più precoce degli strumenti elettronici. Il buon riposo di un bambino dipende da diversi fattori dall’alimentazione agli stili di vita, ma fondamentale risulta anche la qualità del materasso, in particolare negli anni della crescita. Sappiamo che i neonati dormono in media 16 ore al giorno, mentre i bambini dai 3 ai 5 anni circa 11-13 ore, un materasso dalla giusta consistenza rappresenta un valido supporto per conciliare un riposo notturno regolare e continuo fin dai primi giorni di vita.

 

Un materasso per bambini deve adattarsi al peso e alla forma del corpo, in costante mutamento durante la fase di crescita, dando un sostegno alla colonna vertebrale, che è ancora in fase di sviluppo e non deve essere compressa. Il giusto spessore dovrebbe essere compreso tra i 10 e i 13 cm. Inoltre, il materasso deve avere un rivestimento sfoderabile e lavabile, in quanto i batteri che potrebbero formarsi sarebbero pericolosi soprattutto per un neonato.

 

“È importante creare un ambiente favorevole con la giusta temperatura, sufficiente oscurità e silenzio così da aiutare il piccolo a rilassarsi e a dormire meglio –  ha commentato Sara Sainaghi, Piscologa e Psicoterapeuta – Un letto confortevole rientra tra le importanti scelte per una corretta igiene del sonno, che risulta essere indispensabile per il benessere dei bambini, inoltre bisogna cercare di mantenere durante il corso del sonno e nella fase di risveglio le stesse condizioni che il piccolo ha vissuto prima di addormentarsi”.

 

Anche i cuscini anti soffoco per neonati in poliuretano favoriscono la posizione supina e garantiscono un comfort davvero eccellente. La schiuma poliuretanica offre alla testa del bambino un sostegno ottimale, permettendo di avere una posizione che favorisce la corretta respirazione. I guanciali sono confortevoli, ma non morbidi in modo eccessivo, per evitare che possano finire nella bocca del bambino. I cuscini antisoffoco hanno una struttura a celle aperte che permette la massima circolazione possibile dell’aria. Così anche se il bambino, che tende a muoversi molto e a girarsi durante il riposo, dovesse restare con la bocca e il naso schiacciati sopra al cuscino, riuscirebbe a respirare comunque alla perfezione.

 

I modelli di cuscino anti soffoco in poliuretano sono la scelta ideale anche nel caso di bambini che soffrono di reflusso gastroesofageo. Questo è un problema davvero molto diffuso che comporta una cattiva digestione, nausea, dolore alla pancia e anche vomito. Purtroppo un conato di vomito, anche se molto piccolo, potrebbe restare intrappolato nelle vie aeree del bambino, facendolo soffocare.

 

“Fin dalla tenera età è importante dormire su un materasso che oltre a garantire un buon riposo, rispetti alti livelli di sicurezza e di ecosostenibilità – dichiara Marco Pelucchi, presidente di AIPEF, l’Associazione delle Aziende Italiane di Poliuretano Espanso Flessibile – Il poliuretano, si adatta perfettamente al corpo e alle sue posizioni, è leggero e molto pratico quando si devono cambiare le lenzuola, è un materiale sicuro al 100%, antibatterico e antiacaro.

 

 

Poliuretano-è

Un progetto per la promozione delle qualità del poliuretano espanso flessibile sostenuto dalle migliori aziende produttrici italiane e dalle principali aziende internazionali di materie prime, additivi e componenti

Tre giovani atlete con ENGIE per lo sviluppo sostenibile

A chiusura de “il Verde e il Blu Festival – Buone idee per il futuro del Pianeta”, ENGIE ha portato sul palco del Talk “Tra cielo e terra – Azioni ed energia sostenibili” tre giovani atlete di calibro internazionale: la free climber Federica Mingolla, l’apneista Alessia Zecchini, la sciatrice alpina Martina Valmassoi, che hanno scelto di essere “Planet Ambassador” per l’azienda, testimoniando l’impegno personale per ridurre i consumi e le emissioni di CO2 e sottolineando l’importante ruolo dei giovani, quali attori in prima linea, nel compiere scelte quotidiane finalizzate alla lotta ai cambiamenti climatici.

 

La testimonianza delle giovani atlete ha chiuso il dibattito che ha visto l’assessore Pierfrancesco Maran, il Presidente della Triennale di Milano arch. Stefano Boeri, il professor Stefano Mancuso, direttore del Laboratorio Internazionale di Neurobiologia vegetale e il Direttore Marketing, Communication & Public Relations di ENGIE Italia, Laura Masi confrontarsi sul ruolo cruciale delle città nel progettare e costruire un futuro più rispettoso del Pianeta e delle persone, tracciando i percorsi possibili per indirizzare le scelte di aziende, istituzioni, enti locali e cittadini verso una consistente riduzione delle emissioni a partire dai consumi consapevoli e dall’efficienza energetica.

 

«Uno sviluppo sostenibile dei centri urbani in tutti i loro aspetti non è solo necessario per abbattere le emissioni e ridurre l’inquinamento dell’aria, ma è possibile e costituisce una grande opportunità. – dichiara Laura Masi, Direttore Marketing, Communication & Public Relations di ENGIE Italia. “Sono moltissimi gli interventi che possono dare un nuovo valore alle aree urbane e nel contempo agire radicalmente per ridurre le emissioni inquinanti: dalla riconversione green delle abitazioni all’illuminazione pubblica, fino a sistemi smart di gestione del traffico. Ma è fondamentale che ognuno di noi abbia contezza del proprio carbon footprint, Misurare l’impatto delle nostre azioni, porta alla giusta consapevolezza quindi a ridurre il nostro peso sul Pianeta. Da una ricerca che abbiamo commissionato lo scorso anno più della metà degli intervistati (56%), ha dichiarato di aver modificato i propri comportamenti in un’ottica più green e il 35% pensa di farlo, purché non debba rinunciare a determinati comfort. Il cambiamento per essere efficace deve essere corale. Questo è per noi “più siamo, meno pesiamo”.  Più siamo ogni giorno a compiere azioni per ridurre il nostro impatto ambientale, meno pesiamo sul pianeta”.

 

 

ENGIE

Siamo un Gruppo globale in prima linea in ambito energia a basso impatto ambientale e servizi. La nostra mission è accelerare la transizione verso un’economia carbon neutral, con soluzioni che riducono il consumo di energia e rispettano l’ambiente. Questa mission unisce azienda, collaboratori, clienti e azionisti, riuscendo a conciliare risultati economici con un impatto positivo sul pianeta e le persone che lo abitano.

 

ENGIE ITALIA

In Italia proponiamo offerte globali sull’intera catena del valore dell’energia, dalla fornitura ai servizi, con particolare attenzione ai prodotti innovativi e alle soluzioni di efficienza energetica e di gestione integrata.

Con oltre 3.800 dipendenti in più di 60 uffici sull’intero territorio nazionale, siamo il primo operatore nei servizi energetici, il secondo nella vendita del gas (mercato all’ingrosso), il terzo operatore nel teleriscaldamento e nella pubblica illuminazione. ENGIE è presente in tutti i segmenti, dal residenziale al terziario, pubblico e privato, fino alla piccola e grande industria.

European Capital of Democracy: dai sindaci europei una nuova speranza nell’era del populismo

Vienna, 23 settembre 2020 – Per combattere il clima di crescente incertezza politica in Europa, l’Innovation in Politics Institute, assieme al sindaco di Vienna Michael Ludwig, ha coinvolto i Sindaci europei nell’iniziativa European Capital of Democracy, patrocinata dalla Vicepresidente della Commissione europea Dubravka Šuica e dal Segretario Generale del Consiglio d’Europa Marija Pejčinović Burić.
Scopo del progetto è quello di individuare, ogni anno a partire dall’autunno 2021, una città Capitale Europea della Democrazia, che si impegni a stilare un programma di validità internazionale per rafforzare lo spirito democratico, attraverso gesti concreti. Le organizzazioni internazionali saranno inoltre invitate a contribuire, realizzando attività nelle rispettive città: conferenze internazionali, festival culturali, programmi educativi, campi estivi per i giovani e molto altro ancora. I temi principali saranno le nuove tecnologie, il cambiamento climatico, la partecipazione dei cittadini e l’educazione.

Un numero crescente di politici e cittadini si chiede cosa si può fare per migliorare la democrazia. Con la nostra iniziativa, creeremo uno spazio in cui gli innovatori di tutta Europa potranno incontrarsi ogni anno, condividere le migliori pratiche e avviare nuove forme di impegno democratico. Per sopravvivere, la democrazia deve progredire. Questo è l’obiettivo delle città che partecipano all’iniziativa, spiega Helfried Carl, co-fondatore dell’iniziativa e Managing Partner dell’Innovation in Politics Institute.

Il lancio è avvenuto, in forma digitale, lo scorso 18 settembre, ed ha visto sindaci e rappresentanti politici di oltre 15 Paesi europei raccontare la propria visione dell’iniziativa. Oltre a Dubravka Šuica e Marija Pejčinović Burić, in rappresentanza della Commissione Europea e del Consiglio d’Europa, sono intervenuti politici di spicco di Atene, Bratislava, Budapest, Francoforte, Danzica, Istanbul, Parigi, Praga, Sofia, Strasburgo, Tirana, Vienna e Varsavia.

Per candidarsi, ogni città dovrà presentare l’autovalutazione del suo percorso democratico e un programma annuale volto a rafforzarlo ed ampliarlo. Sulla base di criteri trasparenti, un gruppo di esperti redigerà un elenco ristretto di tutti i candidati. Infine, una giuria di 10.000 cittadini, rappresentativi della popolazione europea, selezionerà la città che avrà il titolo di Capitale Europea della Democrazia a partire dal 2023.

Le città che otterranno il titolo lavoreranno per attuare i loro programmi, mettendo in campo una vasta gamma di attività insieme alla società civile, ai cittadini e ai partner locali. Diventeranno inoltre palcoscenico per il rafforzamento della democrazia a livello internazionale, ospitando e contribuendo in maniera attiva all’organizzazione di eventi e progetti con l’Innovation in Politics Institute ed altri partner internazionali. Cittadini e politici di tutta l’Europa saranno invitati a sperimentare questi sforzi, partecipando in prima persona.

In attesa di mettere a punto l’ampio processo di selezione, per i primi due anni verranno individuate due città già all’avanguardia nelle iniziative a sostegno della democrazia, che svolgeranno il ruolo di capofila nel tracciare la strada per le future Capitali della Democrazia.

Temi chiave saranno tecnologia, cambiamento climatico, educazione e partecipazione: il percorso tecnologico si concentrerà sulle sfide e le opportunità derivanti dalla rivoluzione digitale, tra cui l’intelligenza artificiale e la disinformazione. Nel tema della partecipazione, si esploreranno nuove misure per migliorare la partecipazione dei cittadini, come le assemblee dei cittadini e il bilancio partecipativo. Poiché il cambiamento climatico sarà un fattore importante per lo sviluppo della democrazia, ogni città è incoraggiata a presentare progetti di punta per affrontare questo problema. E nel percorso educativo, le scuole di altre città e paesi potranno partecipare ad attività nella capitale europea della democrazia, sia in loco che online.

Anche i Sindaci italiani sono invitati ad aderire al progetto, collaborando ancora una volta al fianco dell’Innovation in Politics Institute per la diffusione delle idee e dello spirito democratico. Già dal 2017, infatti, l’Istituto promuove anche in Italia, con il supporto dell’agenzia di comunicazione Noesis che lo rappresenta nel nostro Paese, gli Innovation in Politics Awards, premio europeo per i progetti politici innovativi e virtuosi che migliorano la vita dei cittadini, che ha visto tra i vincitori delle scorse edizioni proprio due italiani: il comune di Capannori e il comune di Milano.

Martin Slater, Presidente di Noesis, co-fondatore e rappresentante per l’Italia dell’Innovation in Politics Institute, dichiara: “Sono orgoglioso di fare parte di questa iniziativa, e di poterla promuovere anche in Italia. I Sindaci delle nostre città sono in prima linea nella gestione dei grandi problemi che dividono la nostra società: immigrazione, disoccupazione, inquinamento… i rappresentanti politici, assieme ai cittadini, sono chiamati a trovare soluzioni che soddisfino la maggioranza della popolazione, e riteniamo che le particolari forme di democrazia impiegate possano permettere di risolvere al meglio i conflitti, portando ad una vita più serena per tutti”.

La democrazia è sotto attacco, e ora sta contrattaccando. Ogni Capitale Europea della Democrazia diventerà il posto giusto per chi in Europa vuole che la democrazia diventi più forte – al di là delle linee di partito e dei confini nazionali“, aggiunge Helfried Carl.

“Il risultato sarà il duplice vantaggio di evidenziare le iniziative democratiche e di fungere da catalizzatore per altre iniziative, in quanto le città competono per il titolo – e poi raccolgono i benefici che ne derivano”, continua Marija Pejčinović Burić, Segretario Generale del Consiglio d’Europa.

Conclude Dubravka Šuica, Vicepresidente per la democrazia e la demografia della Commissione europea: “In questi tempi straordinariamente difficili e incerti, vedere questa iniziativa prendere forma e riaffermare il ruolo cruciale delle nostre città come roccaforti e laboratori della democrazia è rassicurante e promettente”.

 Maggiori informazioni su European Capital of Democracy e sull’evento di apertura sono disponibili a questo link:  https://innovationinpolitics.eu/en/press/ecod/

A proposito di European Capital of Democracy

Con il lancio dell’iniziativa European Capital of Democracy, i Sindaci e le organizzazioni internazionali vogliono dare un contributo concreto al rafforzamento della democrazia in Europa. L’iniziativa è stata fondata dall’Innovation in Politics Institute insieme a partner internazionali. Dal 2021 in poi, ogni anno una città sarà insignita del titolo e quindi attuerà un programma globale per rafforzare la democrazia. Inoltre, le organizzazioni internazionali saranno invitate a contribuire realizzando attività di successo nella rispettiva città – conferenze internazionali, festival culturali, programmi educativi, campi estivi per giovani cittadini e molto altro ancora. https://capitalofdemocracy.eu/

About the Innovation in Politics Institute

L’Innovation in Politics Institute è un’organizzazione internazionale non governativa che identifica, sviluppa e implementa l’innovazione in politica al fine di rafforzare la democrazia in Europa e oltre. Con una rete europea di uffici e organizzazioni partner in 15 Paesi europei (Austria, Belgio, Bulgaria, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lituania, Polonia, Slovacchia, Svezia, Svizzera e Regno Unito), e insieme ai leader politici a tutti i livelli, l’istituto sta costruendo la politica di domani, oggi.  https://innovationinpolitics.eu/

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Per maggiori informazioni:

Margherita Pacileo, Eleonora Carminati

Noesis The Innovation in Politics Awards Italia

innovationinpolitics@noesis.net

T +39 06 69921765

T +39 02 8310511

www.innovationinpolitics.eu

 

 

 

La Federazione Italiana Gioco Bridge, dopo il successo della scorsa stagione, continua i corsi di bridge on line e gratuiti tramite una piattaforma di video conferenza

I corsi, che si svolgono con un approccio innovativo, sono dedicati a tutti coloro che vogliono imparare il bridge e per chi ha già qualche conoscenza di questo gioco di carte, l’unico riconosciuto dal CONI come sport.

 

Per iscriversi è sufficiente inviare la richiesta a: corsi@federbridge.it

 

La Federazione Italiana Gioco Bridge, con 313 associazioni e oltre 20mila iscritti in tutta Italia, ogni anno registra nuove iscrizioni di aspiranti bridgisti che si appassionano a questo sport della mente grazie ai corsi online e ai libri scritti dagli istruttori.

Dopo il successo della scorsa stagione e a seguito delle tantissime richieste di aspiranti bridgisti da tutta Italia, da settembre, la Federazione Italiana Gioco Bridge ha riattivato il progetto di insegnamento online ottimizzando le potenzialità offerte dalle più recenti tecnologie informatiche per rendere l’apprendimento del Bridge più semplice ed efficace.

I corsi proposti da FIGB sono gratuiti e dedicati a chi vuole scoprire il Bridge partendo da zero ma anche chi ha già qualche piccola conoscenza può partecipare e cogliere l’occasione per ricominciare.

Le regole del gioco del bridge iniziano in modo semplice, ma diventano progressivamente più avvincenti. Il Bridge è una disciplina di coppia e di squadra, ma è anche una materia extracurricolare scolastica di grande valenza pedagogica, in più di 200 scuole italiane.

Le lezioni on line possono essere seguite dall’allievo, ovunque si trovi, tramite una piattaforma di videoconferenza in gruppi da quattro persone, oltre all’istruttore ufficiale della Federazione. I partecipanti possono, quindi, vedere e sentire l’insegnante, interagire con lui e con gli altri allievi e, a loro discrezione, condividere o meno la propria immagine. Contemporaneamente, si gioca tutti insieme a Bridge fin da subito, naturalmente con la guida dell’istruttore.

Un format apprezzatissimo e che ha riscosso grande successo la scorsa stagione con oltre 200 iscritti: il passaparola ha fatto il suo corso e numerose sono le nuove richieste di aderire all’iniziativa.

“Il bridge si impara giocando al tavolo, ma in questo momento, la FIGB è orgogliosa di riproporre anche per l’autunno un’opportunità di apprendimento del nostro sport, oltre che di socializzazione” ha dichiarato l’Avvocato Francesco Ferlazzo Natoli, Presidente della Federazione Italiana Gioco Bridge. “Abbiamo già attivato i nostri istruttori federali per iniziare i nuovi corsi on line per chi vuole iniziare a cimentarsi con il Bridge. Un percorso di apprendimento per chi vuole imparare questo fantastico sport allenando la mente, divertendosi e stimolando interattività e socializzazione per poi ritrovarsi ai tavoli delle Associazioni di Bridge distribuite su tutto il territorio italiano.” conclude l’Avvocato Ferlazzo Natoli.

Il bridge è un gioco intellettuale, veloce e stimolante, ma soprattutto divertente; un gioco che fa bene alla mente, perché allena la memoria e affina le capacità di calcolo e deduzione. ll Bridge è l’unico gioco di carte riconosciuto dal CONI come sport.

Il Bridge in Italia è giocato con interesse ed entusiasmo da tesserati che vanno dai 10 ai 100 anni e oltre. Gli italiani che conoscono il Bridge sono ben due milioni. Gli albi federali contano circa 530 arbitri e 330 insegnanti in attività.

Nuovo DossieRSE: Smart working, quali impatti sul traffico a Milano e sui consumi energetici?

RSE ha realizzato un nuovo studio per analizzare la differenza di domanda di mobilità nell’area di Milano, concentrando l’attenzione sul ruolo e sull’impatto dello smart working

ROMA, Agosto 2020 – I blocchi decretati dal Governo per arginare la diffusione del SARS-CoV-2 hanno dato una rapida spinta allo smart working, creando diverse soluzioni per continuare le attività lavorative o scolastiche da remoto. Al di là delle difficoltà incontrate nell’implementazione del cosiddetto “lavoro agile”, questa misura ha determinato precisi effetti sulla vita quotidiana, anche in termini di impatto sul traffico urbano, i consumi energetici e le emissioni gassose. Ad analizzarli è oggi un nuovo studio di RSE– Ricerca sul Sistema Energetico. La società di ricerca del gruppo GSE ha cercato di comprendere come sia effettivamente cambiata la domanda di mobilità durante il periodo del lockdown rispetto ad una situazione pre-pandemia. E lo ha fatto concentrando l’attenzione su ruolo e impatto dello smart working.

“La dimensione dell’esperienza ed i vincoli prescrittivi imposti – spiega RSE – hanno, di fatto, creato le condizioni per un’analisi di ‘stress test’, utile a valutare e misurare l’impatto ‘potenziale’ che tale misura potrebbe determinare sulla riduzione della congestione del traffico urbano, con i correlati effetti di minor consumo di combustibili, e quindi di minor impatto ambientale”.

Ai fini dello studio, gli esperti hanno analizzato i dati sugli spostamenti nella città di Milano, raccolti in tre differenti periodi: ante Covid, dal 25 febbraio al 6 marzo (1Covid) e dal 9 al 20 marzo (2Covid). La scelta dell’area milanese come campo di indagine non è casuale. La città non è fortemente rappresentativa sul fronte socio-economico, ma è già stata terreno di ricerche precedenti da parte di RSE.

Si scopre così che rispetto al periodo pre-lockdown, si è registrato un calo (stimato) degli spostamenti pari al 25% nel periodo 1Covid e del 55% in quello successivo. Di questi quasi la metà (45%) è da considerarsi “sistematico”, ossia riconducibile al tragitto casa/lavoro o casa/scuola. RSE ha quindi confrontato questi dati con quelli degli addetti per settore che hanno potuto continuare a lavorare dalle proprie abitazioni grazie al ricorso allo smartworking (dati Istat).

Il risultato? Il lavoro agile dovrebbe esser la causa di circa il 23% dei mancati spostamenti sistematici nel periodo clou dei blocchi, ossia il 2Covid. “Contestualizzando questo dato in un’analisi sul potenziale massimo dello smartworking, decurtando cioè la quota di chi è rimasto a casa senza poter lavorare, si ottiene un potenziale di riduzione degli spostamenti totali giornalieri, grazie al massivo ricorso al lavoro agile, pari al 14,5%”, chiarisce RSE.

Queste informazioni sono state la base per elaborare una stima del potenziale impatto su traffico e qualità ambientale determinato dal lavoro da remoto. Il risultato per spostamenti sistematici evitati grazie allo smart working prevede una riduzione potenziale di circa 5.800.000 vetture-km al giorno. Il dato si riferisce ovviamente al solo trasporto privato in auto, ma rappresenta una fetta pari a circa il 60% del totale. Ciò significa poter risparmiare all’atmosfera 500 tonnellate di PM 2,5 e 1.300 tonnellate di CO2 al giorno, grazie ai minori consumi di carburante (-112 ktep/anno). Risultati importanti che offrono un nuovo punto di vista per le politiche ambientali urbane.

Il ricorso allo smartworking, anche se applicato in forma più leggera rispetto a quanto ipotizzato in questo studio, che rappresenta una stima di ‘massima potenzialità’, potrebbe permettere riduzioni dei consumi e delle emissioni paragonabili a quelli di altre tipologie di interventi (potenziamento del TPL, mobilità elettrica..) – scrive RSE  – e si colloca, quindi, tra le soluzioni che possono essere messe in campo per una maggiore sostenibilità della mobilità all’interno delle città”.

https://youtu.be/na2vCTgOoto

L’innovazione tecnologica green di Saipem: dal fv marino agli aquiloni eolici

Saipem ridisegna il ruolo nel comparto energetico ampliando il portafoglio tecnologico green con soluzioni di ultima generazione

ROMA, Agosto 2020 – Isole di fotovoltaico marino, aquiloni in grado di sfruttare i venti ad alta quota, fondazioni per turbine eoliche (fisse e galleggianti), robot subacquei e impianti per catturare energia da onde e correnti. C’è la migliore innovazione verde degli ultimi anni nel “mare tecnologico” di Saipem, la società che oggi si qualifica come un fornitore globale di servizi nel settore dell’energia e delle infrastrutture. Con l’avvio della transizione energetica, il gruppo ha rapidamente ampliato il suo portafoglio di soluzioni e servizi focalizzandosi sul gas e diversificandosi nelle rinnovabili, offrendo nuovi modelli di business e tecnologie green e spostando in avanti le frontiere dell’innovazione per continuare a creare valore economico e sociale.
Il gruppo ha trasformato l’esperienza accumulata negli oltre 60 anni di storia nel settore idrocarburi, in un vantaggio con cui affrontare e anticipare le nuove sfide energetiche. E lo ha fatto investendo fortemente nel “futuro”. Basti pensare che nel 2019 la società ha speso per le nuove tecnologie una cifra complessiva di 79 milioni di euro, ampliando a circa 2.700 i brevetti e le domande di brevetto, depositate a livello mondiale.
Se la cifra distintiva è quella dell’innovazione, le parole chiave per declinarla sono sicurezza e sostenibilità, anche quando si tratta di progetti pionieristici. Ne sono un esempio l’ampio numero di soluzioni sviluppate sinergicamente dalle sue divisioni XSIGHT ed E&C Offshore, prodotti in grado di sfruttare le fonti rinnovabili di mari e oceani anche in ambienti estremi, aree remote o acque profonde.
In questo contesto una delle opere di ingegneria più interessanti ed attuali è l’Hexafloat, una fondazione galleggiante a pendolo per aerogeneratori offshore. La struttura è stata studiata per consentire agli sviluppatori eolici di accedere a siti con fondali profondi, semplificando i lavori d’installazione rispetto alle fondazioni fisse.
Si tratta di un elemento fondamentale sia per catturare i venti più forti che soffiano in mare aperto, sia per tutti quei Paesi, come l’Italia, che non sono caratterizzati da bassi fondali sfruttabili. Attualmente sono in corso tavoli con istituti di ricerca nazionali che potrebbero consentire di testare, in scala ridotta, tale fondazione galleggiante, favorendone lo sviluppo e l’utilizzo anche nel nostro paese.
Non sfrutta invece l’energia del vento, bensì quella solare, il concept sviluppato dalla controllata norvegese Moss Maritime, società di ingegneria navale parte della divisione XSIGHT. La società ha creato un design ad hoc che facilita la costruzione e la installazione di impianti fotovoltaici in mare. Si tratta una piattaforma galleggiante, modulare e flessibile, che può essere personalizzata in base al luogo d’installazione e alla potenza cercata. Ed è stata appositamente progettata per resistere a condizioni meteorologiche moderatamente avverse assicurando l’integrità dei moduli e la capacità di produzione.
Tale soluzione tecnologica si potrebbe ben integrare anche con l’eolico offshore per applicazioni anche nel mare Adriatico, consentendo uno sfruttamento combinato della risorse naturali e lo sviluppo di iniziative completamente sostenibili.
Dalle tecnologie sopra l’acqua si passa a quelle dentro l’acqua, con impianti in grado di catturare l’energia marina. Uno di questi è il Penguin Wave Energy Convert (WEC), una delle più promettenti tecnologie per produrre elettricità dalle onde. Saipem ha firmato un protocollo d’intesa con la finlandese Wello OY, la società creatrice, per perfezionare il sistema e testarlo nelle acque spagnole. Allo stesso tempo, sta valutando una possibile integrazione di questa tecnologia nelle tradizionali infrastrutture offshore del comparto idrocarburi, con l’obiettivo di migliorarne l’efficienza e la sostenibilità.
La società sta collaborando anche con Seapower, un consorzio fondato dall’Università Federico II di Napoli, sul sistema Gemstar. Di cosa si tratta? Di una turbina sottomarina in grado di generare elettricità dai flussi d’acqua lenti, ossia correnti marine, di marea e fluviali. Il primo prototipo, un’unità da 300 kW, sarà installato nello Stretto di Messina.
In realtà, il parco di innovazioni nell’offshore non si esaurisce qui ma abbraccia una lunga lista di tecnologie, che comprendo anche progetti mirati all’utilizzo di tecnologie per la produzione di idrogeno verde, i robot subacquei, come Hydrone-R o il veicolo autonomo FlatFish, aquiloni eolici progettati assieme alla KiteGen Venture o l’Offset Installation Equipmen (OIE), un sistema subacqueo di rapida reazione a Oil Spill unico al mondo.