Un titolo alla diretta con le sue coordinate avrebbe semplificato la scoperta, giornalisticamente parlando. Spesso in fb la comunicazione, che vanta l’approccio diretto ai fatti senza i preamboli e le coordinate della TV ufficiale, rischia di rivolgersi solo ad esploratori senza bussola, fans club o addetti ai lavori (e per fortuna amici e amici di amici appassionati).
Ero tra gli spettatori di una diretta senza sapere chi e cosa avrei ascoltato e veduto, e quindi la procura di un’impressione personale, ma a giudicare dal mentore M. De Angelis, che reputo il Tempio del Cinema – sua la maestria del recupero e restauro di pellicole “perdute” nonchè apprezzato regista e produttore di film – e nonostante la diretta fosse ondeggiante e la terna s-composta (che non sa di essere in diretta), sono rimasta online perchè ovviamente si sarebbe parlato di cinema e scrittura e valeva la pena ascoltare il patrimonio dell’autrice, infine “riconosciuta”, di “Tutto quel nero” Mondadori: caso letterario di Susanna cacciatrice di vecchie pellicole e film maledetti, Cristiana Astori e non solo. La scrittrice al rientro dal MystFest – Festival Internazionale del Giallo e del Mistero con Carlo Lucarelli e altro, ha presentato a Roma il suo ultimo romanzo “TUTTO QUEL BUIO” edito da Elliot Edizioni e ispirato a una pellicola degli anni Venti realmente scomparsa: il Drakula halála del regista ungherese Károly Lajthay che si dice sia la prima trasposizione sullo schermo del Dracula di Bram Stoker“.
Le grandi intuizioni di Cristiana meritano, e lo hanno, il successo. Mi sono sentita particolarmente coinvolta nella traccia del mistero estrapolato dal quotidiano perchè esso vibra come indice di osservazione, nella curiosità e disponibilità ad entrare in un flusso in cui non si teme innanzitutto il ribaltamento dualistico tra bene e male; in cui l’appiglio esistenziale non è tutto quel che sai, irrigidito in una griglia da barbecue per il fine settimana, ma il fuoco che accendi ogni momento sotto le cose.
Il linguaggio narrativo dell’Astori è il frutto di un particolare mix fluido culturale, generazionale, internazionale ed extratemporale, una contaminazione che proietta lettore e spettatore in uno spazio scenico in cui se vuoi capire cosa accade devi calarti anche in ciò che non sai, se non sai di cinema ad esempio, come lo sapessi ( e ti diverti).
Diciamo un processo di apprendimento e partecipazione alla trama, di emersione e identificazione, di cognizione. Un giocare a Mosca cieca, la mosca che ronza, ma mosca non sei: il diletto di metafore, paradossi e ossimori sono a ragione i fertilizzanti della creazione. Tutto questo senza neanche entrare nel caso Susanna marino, o nel nuovo romanzo “Tutto quel buio”, ma solo nella diretta.
Dizzly
Non è affare di poco, direi che la Astori bisogna leggerla.
Eros
La sua lettura affascina e intriga
Dizzly
Dopo questo post sono stata invitata personalmente dall’autrice a dire cosa ne penso, così ho acquistato oggi TUTTO QUEL BUIO… e quindi se ne riparlerà
ElettrikaPsike
Non l’ho ancora letto, ma mi fido. Ciecamente. Perchè…conosco bene la stoffa di chi me lo consiglia e perchè amo il “mistero estrapolato dal quotidiano”, e poi le metafore, i paradossi, gli ossimori…Ed ho appena saputo da fonti certe che ci sono associazioni pertinenti e inaspettate che possono creare un delizioso ponte con persone/personaggi e contest(i) passati…E poi, ancora, perché noi non abbiamo paura dei flussi e delle maree…al limite temiamo solo le griglie irrigidite, le stesse su cui ci hanno voluto bruciare per secoli…E poi…non ultimo, amo giocare a mosca cieca…E chissà come sarà con tutto quel buio ;-p
diz
La lettura di Tutto quel buio procede, capisco che avrei dovuto averlo già terminato, ho i miei tempi, per corrispettivo in genere mi adeguo ai ritmi stessi del libro. Lui però scorre, riordinando persino confusioni, perchè l’arma dello scrittore, specie se giallista, è strutturare un caos…pp