In rete, la labilità (fa sorridere). Le prese per i fondelli pure. Ora puoi appenderti la medaglia del ce l’ho fatta, alla maglietta.
«Io do affinché tu dia» non vale. Il noto do ut des sarebbe offensivo, una mancanza di rispetto per se stessi (e gli altri); fare solo per ricevere in cambio qualcosa. Non si fa, allora si spiega, come un biglietto da visita la garanzia d’interlocutore corretto.
Preferisco immaginare “vorrei qualcosa da te in cambio”. Che è la cosa più naturale, quando si scambia quello che si conosce, senza ombre di ricatto. Perchè pararsi.
A riprova non si spiega cosa e chi cercasse quell’utente impegnato in curiose dediche e lavoro straordinario di commentistica, colloquiale per un tot di tempo, e poi scomparso, ritrainato, per riapparire più in là. Dove forse è giusto che sia ad esercitare la sua natura […]
Mutazioni che sono scurreggette di spicciola mobilità e pavoneggiamento.
Dove vai con quella maglia. Da questo canto, meglio non mettere mano nel resto della verità.
🙂
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