Sparate sorrisi

Post by Silvia Tarantino

 

Allenatevi, con i sorrisi.

Spargeteli, seminateli, soffiateli nell’aria come bolle di sapone.

Spalmateli sugli occhi di chi dorme per sognare.

Sparate sorrisi

Picchiettateli sulle guance di chi ha appena pianto.

Recuperate i mezzi sorrisi, restauratene la luce.

Danzateli, urlateli, inventateveli, improvvisateli, sussurrateli.

Sparate sorrisi.

Viziateci i bambini.

Sorprendeteci i burberi, gli accigliati, gli imbronciati.

Fatene scorpacciate. 

Imparateli, imitateli, scopiazzate i migliori.

Apriteli, spalancateli, esibiteli, esponeteli, accendeteli.

E poi scioglieteveli in bocca e baciateci la vita…

Angelo De Pascalis

 

Salario minimo, tre questioni di fondo

Post by Stefano C.

 

Nelle ultime settimane si è acceso un intenso dibattito sull’ipotesi di introduzione del salario minimo,

ossia la proposta di fissare per legge il valore del compenso legale minimo orario.

La prima proposta su questo tema è del maggio scorso e recava la firma del Partito Democratico.

Oggi sono molti i lavoratori esclusi dalla contrattazione nazionale, strumento che garantisce una cornice di salario e tutele.

Molte, troppe persone subiscono gli effetti della diffusione dei contratti pirata, dello sfruttamento da parte di false cooperative,

delle dinamiche di caporalato nel lavoro irregolare. Salario minimo, tre questioni di fondo

A questi si aggiungono le fragilità di chi rientra nei casi di part-time involontario, della condizione di false partita Iva,

del ricorso a rapporti di lavoro discontinui, vaghi e dispersi.

Avere un lavoro non significa più da diversi anni ormai avere un reddito decente, si può essere poveri anche avendo un lavoro.

Credo, dunque, che la discussione sul salario minimo sia utile per avviare una riflessione seria sulla logica e sui contenuti del sistema di tutele,

senza fingere di avere la bacchetta magica, senza promettere la fine della povertà per decreto.

Le questioni di fondo a mio parere rimangono tre:

  1. L’Europa. Il progetto di salario minimo non può essere attuato se non in un ottica unitaria che coinvolga le regole anche negli altri paesi europei. A oggi, infatti, la mancata regolamentazione in materia di lavoro produce fra gli Stati una sorta di concorrenza al ribasso, per attirare il maggior numero possibile di imprese che de localizzano. Tutto questo causa attraverso l’impoverimento del welfare state, la riduzione dei salari e la progressiva cancellazione dei diritti. E quando un’impresa delocalizza il prezzo poi lo pagano sempre i territori, le comunità di persone che ci lavorano e ci vivono.
  2. I Controlli. Il secondo problema a mio parere riguarda il fatto che questa norma e qualsiasi altra riforma analoga deve essere accompagnata da un potenziamento del sistema di controlli più efficace di quello odierno. Altrimenti saremo sempre allo stesso punto. Il lavoro nero prospererà e le false cooperative continueranno incontrastate con il loro carico di sfruttamento.
  3. Le Politiche industriali. La terza questione è una domanda: il salario minimo può veramente costituire una sorta di minimo comune denominatore tra quei lavoratori che sono dispersi fra varie attività, senza che si pongano in essere serie politiche di sviluppo economico ed investimenti pubblici? E come riusciamo a intercettare questi lavoratori non sempre classificabili secondo logiche che abbiamo conosciuto per offrire maggiore tutela?

Credo che siano queste le domande a cui dobbiamo rispondere per una discussione seria in materia di salario minimo.

Solo in questo modo potremo sviluppare un sistema di tutele all’altezza delle sfide del nostro tempo.

Elena Buscemi

Mai più!!!

Post by Stefano C.

 

A Milano è nato il fascismo e a Milano è anche ufficialmente morto.
Qualcuno vorrebbe oggi e da sempre, ridurre quel quarto di secolo, tra il 1919 e il 1945, in uno spazio neutro,
di uno dei governi della storia italiana; purtroppo macchiato, questo sì, ammettono anche i revisionisti, da due colpe gravissime,
le Leggi Razziali e la partecipazione alla guerra, ma per il resto operosamente intento in ciclopiche bonifiche e in preveggenti innovazioni sociali.
Questa intenzionale e bieca riscrittura della storia, ha uno scopo contemporaneo, non viene destinata all’ovattato dibattito tra docenti di storia del ‘900, ma ad un progetto attuale di revisione delle forme della democrazia liberale.

Chi conosce la Storia, deve rinnovare le ragioni dell’antifascismo, riconoscendo nell’attualità “le matrici dell’archetipo del leader che guida il popolo non spingendolo verso mete più elevate di progresso, ma seguendone gli umori più cupi, le paure più plateali, capace di prosperare sulle passioni tristi, sul caos, sullo smarrimento, capace di far leva su ottime ragioni ma trasformandole in torti.

Siamo noi a dover mettere in guardia questo paese dalla forza seduttiva dell’uomo forte che insegue paure,
balle e leggende e le trasforma in rivalsa di masse frustrate.
Il tema è, cosa significhi esserlo oggi, non se esserlo, secondo me.

Cento anni fa in Piazza San Sepolcro, come descrive egregiamente Antonio Scurati nel suo “M-Il figlio del secolo”.

Di fronte ad una platea di pochi deliranti partecipanti, un politico sbandato alla ricerca di una strada fondò i Fasci di Combattimento. Dobbiamo conoscere la storia di quella piccola accozzaglia di reduci, facinorosi, delinquenti, sindacalisti incendiari e gazzettieri disperati, professionisti della violenza e artisti, i quali guidati da un leader pronto ad ogni tradimento, ad ogni nefandezza, pronto a scommettere sul peggio e a vincere la scommessa, pur partendo da un numero infimo e da una devastante Mai più!!!sconfitta elettorale, nell’arco di soli tre anni conquistarono il potere. Gli italiani devono sapere che, contrariamente alla leggenda nostalgica, secondo cui il fascismo sarebbe precipitato nell’abiezione soltanto alla fine della sua traiettoria, con le leggi razziali e la guerra – quegli uomini fecero sistematicamente uso di una violenza brutale come strumento di lotta politica fin dal principio, che quella del fascismo, è storia di sopraffazione, ma devono anche sapere che quei violenti poterono prevalere grazie all’ignavia di molti, al bieco calcolo opportunistico dei liberali e di una monarchia indegna, alla voracità di una classe politica sfinita, alla visionaria inconsistenza dei dirigenti socialisti. Infine, ma, soprattutto, dobbiamo conoscere e saper riconoscere quando si ripresenti, l’innovazione nel linguaggio della politica che il fascismo rappresentò, la seduzione potente che esercitò sul rancore diffuso nella piccola borghesia che, a torto o a ragione, si sentiva delusa dalle promesse della storia, tradita dalla classe politica, declassata dalle conseguenze di una crisi epocale, minacciata nelle sue poche certezze e nei suoi piccoli possedimenti da un invasore straniero ( la peste asiatica).

Per questo a noi, più che il simbolismo triste delle adunate nostalgiche, più che l’insulto dell’omaggio ai torturatori della Muti,
o agli assassini della banda Koch, più che la cerimonia del “presente” come esorcismo di un passato che non c’è più,
fa paura il segno di una ricollocazione di queste giovani e meno giovani coscienze che celebrano i Fasci,
entro una nuova visione sociale che tanto nuova non sembra.

E’ il costante bisogno di ricostruzione di un mito che ci incute timore, anzi il sogno di quel mito,
perché se costantemente in questo paese, autorevolissimi esponenti politici e leader possono affermare che in fondo
a parte le Leggi Razziali e la guerra, Mussolini ha fatto anche cose buone, noi dobbiamo impegnarci costantemente
nello smontare questa mitologia, non tanto per la storia, ma per costruire oggi coscienze vigili ad ogni tentativo di limatura
o demolizione dei fondamenti delle strutture della democrazia.

Totalitario, l’aggettivo coniato da Giovanni Amendola, che mirabilmente riconduce all’ossimoro della democrazia interpretata
come “totus”, al contrario della sua natura pluralistica ed equilibrata, appare oggi, in Europa,
non più sempre così lontano dalla necessità di descrizione dei tentativi diffusi di riduzione della Democrazia
in Democratura. Mettendo in discussione il ruolo dei Presidenti della Repubblica, incrinando la fede nell’indipendenza della magistratura,
sostenendo la non indipendenza degli organi terzi di controllo, delegittimando la difesa dell’indipendenza della libera stampa,
aumentando poteri del vertice esecutivo a discapito di quello legislativo e di quello giudicante.

Noi non dobbiamo avere paura del saluto romano, o di un striscione appeso di notte come spie, contro il giornalista Paolo Berizzi
o contro me stesso, ma dobbiamo essere coscienti che lo spirito capace di reinventare i miti della storia di omaggiare,
gli emblemi del totalitarismo europeo del secolo scorso, può oggi ricollocarsi, nelle nuove forme seducenti del leaderismo anti-europeo e illiberale
che attraversa il continente e a volte anche oltre oceano.


Ciò che è accaduto, dopo la fondazione dei fasci di combattimento, negli anni successivi, non può ripetersi uguale,
certo, ma i meccanismi perversi ed umanissimi, che unitamente alle crisi delle democrazie liberali,  
possono deviare la storia della democrazia e della libertà, verso lidi meno certi e forti, sono ancora in piedi: di questi meccanismi fa parte anche la ricostruzione falsa dei miti del fascismo,
la narrazione, ai fini presenti, di un falso passato. Sappiamo certo che furono bonificate paludi, ma conosciamo bene la scia di sangue e di insulto alla libertà che quelle bonifiche nascondevano.

A noi l’alto compito e la responsabilità che questo non avvenga mai più.

Un caro saluto

E. Fiano

Vento

post by Mary Z

 

Sai che c’è ?

C’è che voglio prendermi

ciò che mi spetta.

Voglio le emozioni che sogno.

I brividi a cui ho rinunciato.

Tutta quella follia
Vento
che ho negato a me stesso

per paura di perdere qualcosa…

mentre perdevo me…

e quella voglia di vivere

che sentivo dentro.

Adesso voglio desiderare…

Fregarmene…

Andare…

Voglio tornare da me… 

con l’anima piena di vento…

Il vento di una nuova passione

Angelo De Pascalis

Che ne farai di me?

Post by Angela Ribes

 

Mi guardava…

distesa su quel letto sfatto…
Che ne farai di me?
era uno sguardo quasi di risentimento…

come di rimprovero

Conoscevo bene quello sguardo….

sembrava di sentire distintamente le sue parole…

“e ora che hai assaporato la mia anima…che ne farai di me?…”

dal web

Sorridi donna

Post by Angela Ribes

 

Sorridi donna

sorridi sempre alla vita

anche se lei non ti sorride.

Sorridi agli amori finiti

sorridi ai tuoi dolori
Sorridi donna
sorridi comunque.

Il tuo sorriso sarà

luce per il tuo cammino

faro per naviganti sperduti.

Il tuo sorriso sarà

un bacio di mamma,

un battito d’ali,

un raggio di sole per tutti.

Alda Merini