post by Rita Perla – Stefano C.
Basta che un rumore, un odore, già uditi o respirati un tempo,
lo siano di nuovo, nel passato e insieme nel presente, reali senza essere attuali,
ideali senza essere astratti, perché subito l’essenza permanente e solitamente nascosta,
delle cose sia liberata e il nostro vero io che, talvolta da molto tempo, sembrava morto,
anche se non lo era ancora del tutto, si svegli, si animi ricevendo il celeste nutrimento che gli è così recato.
Un istante affrancato dall’ordine del tempo ha ricreato in noi, perché lo si avverta, l’uomo affrancato dall’ordine del tempo.
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Troviamo di tutto nella nostra memoria:
è una specie di farmacia, di laboratorio chimico, dove si mettono le mani a caso,
ora su una droga calmante, ora su un veleno pericoloso.
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Desideriamo essere capiti, perché desideriamo essere amati
e desideriamo essere amati perché amiamo.
La comprensione degli altri è indifferente e il loro amore è importuno.
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Si ama per un sorriso, per uno sguardo, per una spalla.
Tanto basta. Allora, nelle lunghe ore di speranza o di tristezza,
ci si fabbrica una persona, si compone un carattere.
E quando, più tardi, si frequenta la persona amata, è impossibile ormai
(per quanto crudele sia la realtà che ci vien messa innanzi) togliere quel carattere buono,
quella natura di donna amorevole all’essere che ha quello sguardo o quella spalla,
proprio come non possiamo, quando invecchia, togliere il suo primo volto
a una persona che conosciamo fin dalla sua giovinezza.
Marcel Proust