Maggio 2021: The Libertines – UP THE BRACKET (2002)

the lub

 

Data di pubblicazione: 14 ottobre 2002
Registrato a: RAK (Londra)
Produttore: Mick Jones
Formazione: Pete Doherty (voce, chitarra), Carl Barat (voce, chitarra), John Hassall (basso), Gary Powell (batteria)
 

Tracklist

 

                        Vertigo
                        Death on the stairs
                        Horrorshow
                        Boys in the band
                        Radio America
                        Up the bracket
                        Tell the king
                        The boy looked at Johnny
                        Begging
                        The gold old days
                        I get along
 

L’istinto principale per un sacco di tempo è stato quello
di nascondere a tutti la verità. Mentre in realtà nelle canzoni
vogliamo mettere a nudo la verità
(Pete Doherty)

 

Per tanto tempo la fama ha preceduto, e non nel bene, Pete Doherty in qualsiasi cosa lui abbia fatto. In pratica un po’ tutti si sarebbero aspettati che Doherty si fosse unito al club dei belli e dannati, dei musicisti maledetti, che passano il loro tempo a distruggere la propria esistenza, e giunti all’alba dei ventisette anni, ne decretano la chiusura.
Tiriamo un sospiro di sollievo, e diciamo ben presto che siamo contenti che la vita del giovane musicista britannico non si sia conclusa in un cesso parigino, in un hotel londinese, per colpa di una merdosissima dose tagliata male o di un colpo di fucile. Questo epilogo purtroppo l’ha avuto la povera e sfortunata Amy Winehouse. Ma diversi anni fa erano in tanto che avrebbero scommesso che una cosa del genere fosse accaduta al bello e dannato Doherty. La spazzatura gossip britannica ci aveva “deliziato” di qualsiasi porcheria, andata a scovare tra le lenzuola del suo rapporto burrascoso con Kate Moss (una modella che ama rock ed eccesso), tra gli improbabili e sciagurati video che mostravano Pete mentre si sparava una pera, e follemente spruzzava una parte del suo stesso sangue sull’obiettivo della telecamera, e altre cose ancora…
Tutte queste cose però, in un modo o nell’altro, non hanno fatto altro che confermare che Pete Doherty fosse l’antieroe rock del nuovo millennio. E oltre agli eccessi, Doherty si era messo in mostra soprattutto per una grande abilità: quella cioè di saper scrivere, interpretare divinamente delle canzoni rock. E assieme alla sua band, i Libertines, fondata assieme all’amico Carl Barat, cerca di descrivere gli umori del nuovo millennio. Loro erano appassionati di brit-pop, con particolare accezione per gli Smiths, e di letteratura, e infatti sarà dal celebre e controverso romanzo Le centoventi giornate di Sodoma del Marchese de Sade che prenderanno spunto per il nome della band.
Il loro primo album, Up the brecket, prodotto da Mick Jones dei Clash, fu salutato come uno dei dischi più importanti, freschi ed interessanti del nuovo secolo. Vantava un sound sporco, dichiaratamente derivativo, soprattutto da una naturale tendenza al proto-punk degli Stooges, tanto nei riff conturbanti quanto nella voce dello stesso Doherty. E dice tutto il pezzo apripista Vertigo, ammiccante ad un certo proto-punk di fine anni ’60, sporco e cadenzato da una certa tossicità atroce. Questo significava che se gli Strokes dettavano legge in materia di nuovo rock negli Stati Uniti, i Libertines nel Regno Unito non se ne stavano a guardare…
Death of the stairs segue con un afflato che infatti fa il verso alla band newyorkese, ma ci tiene tanto a sporcarlo con una chitarra garage. Horrorshow propone una sfilza ad alto tasso energetico di tutta una serie di parole biascicate e tirate da un arrangiamento punk vecchia maniera, richiamando tanto i Ramones quanto Richard Hell. Time for heroes è una sorta di inquadratura generazionale dei tempi che stavamo vivendo all’inizio del nuovo millennio, tra minacce globali e rassicurazioni virtuali. Boys in the band è il bislacco autoritratto che la band fornisce di sé stessa, in una struttura musicale derivativa del garage rock degli anni ’60, tanto che potrebbe tranquillamente essere presa per uno dei Nuggets raccolti da Lenny Kaye, se uno non sapesse che è un pezzo loro. Radio America invece rallenta i tempi e imbastisce una melodia tormentata, su un arrangiamento lo-fi, tirato al rallentatore.
La title-track si apre con un versaccio degno di John Lydon, e poi schiaccia l’acceleratore su uno dei più canonici arrangiamenti punk rock. Tell the king è una canzone dal più classico arrangiamento rock, tanto che in alcuni punti ci ricorda addirittura i Pearl Jam, ed è una caricatura sbilenca della vita da rockstar. The boy looked at Johnny ci porta nuovamente nei territori appartenenti a Richard Hell, per raccontare i postumi di una notte sciagurata per le strade di New York. Begging invece apre ad una visione più sperimentale, quasi noise, trasportando la band nei territori congeniali ai Sonic Youth. The good old days è un pezzo che tra le pieghe richiama un certo brit-pop anni ’90, solo che qui viene filtrato dall’acido. I get along chiude il disco alzando il tiro, la velocità, e cercando di sfasciare tutto e di più.
Up the bracket fu accolto come uno dei dischi più belli ed importanti. E i Libertines ovviamente accolti come i profeti del rock del nuovo millennio, assieme ai già citati Strokes. Erano un’ottima alternativa al pop rassicurante dei Coldplay, ma i continui eccessi di Doherty, i dissidi tra i membri del gruppo, li porteranno ben presto allo scioglimento dopo aver dato alle stampe il secondo omonimo album. Doherty cercherà di reinventarsi fondando i Babyshambles, ma non si va oltre l’esercizio di stile. Però la band si riforma dieci anni dopo, ripulitasi da tutta quella merda che circolava in giro, e da alle stampe il suo terzo, convincente, album Anthems for doomed youth, che dimostra che il talento splende ancora. Oltre alla bizzarria!

 

Pete sembrava Sid Vicious reincarnato in qualche strano poeta francese in un romanzo di Henry Miller, e tutti i loro fan erano questi sudici e splendidi indie kid che non avresti mai visto ai concerti indie-rock mainstream. Tutta la scena era assolutamente punk e glamorous e sporca come niente che avessi mai visto prima. C’erano ragazzine di 17 anni che tiravano grandi quantità di coca nei bagni degli uomini e baciavano sconosciuti a caso, mentre i loro fidanzati lottavano tra di loro nel pit, scivolando su pozze di birra e vomito
(James Endeacott)

Maggio 2021: The Libertines – UP THE BRACKET (2002)ultima modifica: 2021-05-10T09:58:13+02:00da pierrovox

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