Agosto 2017: Eagles of Death Metal – ZIPPER DOWN (2015)
Data di pubblicazione: 2 ottobre 2015
Registrato a: Pink Duck Studios (Los Angeles)
Produttore: Joshua Homme
Formazione: Jesse Hughes (voce, chitarra, basso, talk box), Joshua Homme (voce, batteria, basso, chitarre, duduk, knee slaps, percussioni, piano, slides, talk box, tromba), Matt Sweeney (chitarra), Tuesday Cross (cori)
Tracklist
Complexity
Silverlake (K.S.O.F.M.)
Got a woman
I love you all the time
Oh girl!
Got the power
Skin-tight boogie
Got a woman (slight return)
The deuce
Save a prayer
The reverend
“La musica è l’unica cosa che ho conosciuto
che non impone regole a nessuno”
(Josh Homme)
Parigi, 13 novembre 2015, Teatro Bataclan: si esibiscono gli Eagles of Death Metal, band hard rock statunitense nata a fine anni ’90 da un’idea di Jesse Hughes e Josh Homme, già nei Kyuss e nei Queens of The Stone Age. Il concerto sta andando bene, il rock’n’roll è vibrante e potente, ma ad un certo punto nel teatro entrano degli uomini armati, che al grido di “Allah è grande!” cominciano a sparare sulla folla. La band riesce a scappare dal retro, mettendosi in salvo, ma il bilancio della mattanza è quello di una strage: 89 morti. Di fronte a qualcosa del genere è difficile trovare spiegazioni…
D’improvviso quindi il nome della band fa il giro del mondo, e suo malgrado, per una band che proveniva dall’ambiente alternativo californiano, si ritrova una fama decisamente infame. Triste vedere il tuo nome sui giornali, e le ragioni non si trovano nella musica, ma nell’odio spietato di un manipolo di esaltati.
Ma la risposta che si può dare a questi è senza dubbio quella di ribadire la propria libertà interiore, e il rock, il caro vecchio rock, che gli Eagles of Death Metal cantano con sana passione tale è: espressione di libertà, esattamente come sostiene Josh Homme nella citazione in apertura.
Gli Eagles of Death Metal sono dei simpatici cazzari, già a partire dal nome del gruppo piuttosto fuorviante: a primo impatto si pensa ad una seriosa heavy metal band, e invece si ha a che fare con dei bricconi innamorati del vecchio hard rock di stampo anni ’70, con tanto di venature psichedeliche, blues, country e funky, e che soprattutto grondi sesso e divertimento da tutti i pori. Non fa eccezione in tal senso Zipper down, l’album che stavano promuovendo nel tour portato al Bataclan.
Già a partire dalla copertina sopra le righe, con tanto di bella ragazzona vestita in stilosissimi e sensualissimi giubbotto e pantaloni di pelle, e con un bel paio di abbondanti tette in bella vista, con i volti di Homme e Hughes a coprire i capezzoli, si capisce dove si andrà a parare, e cioè su un rock’n’roll spinto e divertente, dove non si cade nella seriosità, ma si punta a spassarsela. Il rock come gioia e bellezza quindi. Null’altro che questo!
E l’album è un tripudio festoso di rock e melodie, già a partire dagli assalti di Complexity, con tanto di sinuoso basso distorto e inserimenti chitarristici, fiati, che fanno tanto pensare al power pop di stampo anni ’70 caro ai Big Star o ai Flamin’ Groovies, mentre Silverlake (K.S.O.F.M.) si dimena pestona e corale, spostandosi su un lato decisamente più hard. Got a woman invece dal canto suo richiama il forsennato surf punk rock dei Ramones, e I love all the time invece si sposta nelle lande sudiste riportandoci alla memoria i Lynyrd Skynyrd. Oh girl invece si contorna di suoni psichedelici e attitudine solare, tanto da richiamare nelle melodie echi del pop psichedelico degli anni ’60, ma con le chitarre roboanti che stanno lì a compiere il proprio dovere. Got the power invece fa venire in mente I Gotcha di Joe Tex, utilizzata da Quentin Tarantino per Le iene. Skin-tight boogie invece sa coniugare alla perfezione sensualità e durezza, mentre lo schizzo di Got a woman (slight return) vorrebbe omaggiare, almeno nel sottotitolo, Jimi Hendrix. Con The deuce si torna al buon vecchio southern rock di vecchio stampo, mentre stupisce una curiosa versione distorta di Save the prayer dei Duran Duran. La chiusura è affidata a The reverend, con tanto di assalti sonori che rimandano ai Guns ‘N Roses di Appetite for destruction.
In ciascuna di queste tracce gli Eagles of Death Metal tendono al divertimento e alla gioia di vivere. Ed era proprio questo che loro volevano quella sera del 13 novembre, prima che nella sala entrassero quei bastardi… Ma è proprio questo poi che hanno difeso strenuamente salendo la sera del 7 dicembre 2015 sul palco degli U2 a Parigi, ribadendolo con People have the power, cantata assieme alla band dublinese, e attraverso la loro I love you all the time. Perché la libertà non può essere soffocata dal terrore. Perché bisogna andare avanti senza avere paura. Perché il rock’n’roll non morirà mai!
“Noi siamo il culto della vita. Il rock’n’roll è una forza vitale, è gioia come atto di sfida”
(Bono)