Settembre 2017: Screaming Trees – SWEET OBLIVION (1992)

Screaming Trees - Sweet oblivion

 

Data di pubblicazione: 8 settembre 1992

Registrato a: Baby Monster, Sear Sound (New York)

Produttore: Don Fleming

Formazione: Mark Lanegan (voce), Gary Lee Conner (chitarre), Van Conner (basso), Barrett Martin (batteria)

Tracklist

                                 Shadow of the season

                                 Nearly lost you

                                 Dollar Bill

                                 More or less

                                 Butterfly

                                For celebrations past

                                The secret kind

                                Winter song

                                Troubled times

                                No one knows

                                Julie paradise

Ascolto musica in gran parte perché voglio che

mi trasporti da qualche parte, lontano dalla realtà della mia vita.

E credo che molti lo facciano per la stessa ragione

(Mark Lanegan)

Il grunge ha potuto contare non solo sullo stile abrasivo, assordante, “metallico” e nichilista dei Nirvana, ma anche del calore “blues”, del carisma caldo e affiatato di altre band che hanno optato per un approccio più tradizionale, ma per questo non meno incisivo. Una di queste band della scena di Seattle è stata senza dubbio quella degli Screaming Trees, sostenuta dal carisma di un leader tutto atipico come Mark Lanegan, dotato di un’inconfondibile abilità canora, roca a profonda, tanto da far incrociare nella sua voce Eddie Vedder e Tom Waits.

Gli Screaming Trees erano una band capace di scrivere canzoni in uno stile smaccatamente rock, di quello di altri tempi, e di elevare la loro abilità nella scrittura attraverso esibizioni tirate e nello stesso tempo carismatiche. Quello che forse gli è mancato del tutto, rispetto al botto ricevuto dai Nirvana, dai Soundgarden o dai Pearl Jam, è stato il successo commerciale.

Come tutte le band dell’epopea grunge, gli Screaming Trees si formano nella metà degli anni ’80, e si lasciano suggestionare da tutta una serie di sonorità che faceva leva sul rock indipendente, metropolitano, sporco che si sentiva in giro. Questo li permette di incidere album promettenti e carichi di insana energia, e il relativo successo commerciale giunge anche per loro nel pieno dell’esplosione del grunge col disco Sweet oblivion, il loro sesto album.

L’album univa melodia e sonorità robuste, quasi assordanti, ritmica pesante e propensione lirica di un Mark Lanegan, che nonostante il periodo non proprio felice a causa delle sue dipendenze da alcool e droghe, riesce a svettare in tutto il suo carisma ubriaco.

Si parte col blues allucinogeno di Shadow of the season, che racchiude in sé i Fleetwood Mac della prima era e li proietta in una dimensione fatta di camicione di flanella, anfibi e jeans sdruciti. La segue la vigorosa Nearly lost you, satura di chitarre assordanti e robuste, con tanto di citazioni vagamente psichedeliche. Dollar Bill invece ci introduce in un universo parallelo, fatto di ballate acustiche, dolceamare, e che si incattiviscono sul finale. More or less invece pare venire fuori dal Ten dei Pearl Jam, tanto per la robustezza del suono delle chitarre, quanto per la liricità dello stesso Lanegan, che non ha niente da invidiare a quella di Vedder. Butterfly dal canto suo si arricchisce di uno scenario sonoro che potrebbe essere colonna sonora di una vita on the road. E con For celebrations past si torna nuovamente sulla scia battuta dai Pearl Jam.

The secret kind dal canto suo sfodera un armamentario hard rock d’altri tempi, derivativo di quello southern degli anni ’70. Winter song procede sulla stessa lunghezza d’onda, solo che ammicca simpaticamente a John Fogerty e ai suoi Creedence Clearwater Revival. Si giunge a Troubled times, cupa e cadenzata, mentre No one knows è quel pezzo che non sono mai riusciti del tutto ad ottenere i Guns ‘N Roses. Il disco si chiude col classico connubio di sesso e rock’n’roll di Julie paradise, dove ci si concede delle solenni sfuriate noise tra le pieghe della canzone, e distorsioni psichedeliche in chiusura.

Secondo alcuni Sweet oblivion non ha nulla da invidiare ai grandi capolavori del grunge, nonostante non abbia ricevuto lo stesso successo di Ten o Nevermind. Tutto sommato però aprì una breccia alla popolarità degli Screaming Trees, che comunque ci metteranno ben quattro anni per dargli un successore (con Josh Homme in formazione), e poi chiuderanno definitivamente il gruppo per dedicarsi a progetti solistici.

Settembre 2017: Screaming Trees – SWEET OBLIVION (1992)ultima modifica: 2017-09-18T07:23:00+02:00da pierrovox

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