Ottobre 2017: Buena Vista Social Club – BUENA VISTA SOCIAL CLUB (1997)

Buena Vista Social Club

 

Data di pubblicazione: 16 settembre 1997

Registrato a: Egrem Studio (Havana)

Produttore: Ry Cooder

Formazione: Ry Cooder (chitarra slide), Company Segundo (voce), Eliades Ochoa (voce, chitarra), Joachim Cooder (percussioni), Ibrahim Ferrer (voce, congas, claves, bongo), Omara Portuondo (voce), Rubén Gonzaléz (piano), Orlando Lopez (contrabbasso), Amadito Valdéz (percussioni), Manuel Mirabal (tromba), Barbarito Torres (laud), Pio Leyva (voce), Manuel Licea (voce), Juan de Marcos Gonzàlez (güiro)

Tracklist

                               Chan chan

                               De camino a La Vereda

                               El cuarto de Tula

                               Pueblo nuevo

                               Dos gardenias

                               ¿Y tú qué has hecho?

                               Veinte años

                               El carretero

                               Candela

                               Amor de loca juventud

                              Orgullecida

                              Murmullo

                              Buena Vista Social Club

                              La bayamesa

Quando ho sentito questa musica, era piena di energia.

Non avrei mai immaginato che avessero potuto suonarla

uomini ottantenni o novantenni. Aveva una vibrazione

così giovane!

(Wim Wenders)

Succede che Ry Cooder sta lavorando con Wenders per la realizzazione della colonna sonora del film The end of the violence, e tra una cosa e l’altra gli presenta una cassetta con delle registrazioni fatte con un gruppo cubano, che prendeva il nome da un vecchio club de L’Avana, attivo dal 1932, e riservato ai neri durante gli anni della dittatura di Fulgencio Batista. Un luogo epico che venne celebrato non poche volte nella musica e nella poesia cubana, seppur dopo la rivoluzione del 1959 fu chiuso proprio per cancellare ogni traccia del degrado della vecchia dittatura. Succede quindi che il grande regista tedesco ne resta talmente folgorato da questa musica, che assieme a Ry Cooder (che tra le altre cose aveva firmato la bellissima colonna sonora per il capolavoro Paris, Texas), decide di girarci un documentario. Questo perché quella musica sprizzava vitalità e passione, oltre che un profondo legame con la propria terra, la propria tradizione. Pertanto non era solo importante ascoltare quella musica: bisognava “vedere”!

In questa sede non ci soffermiamo però sul magnifico film-documentario di Wenders, ma sul disco pubblicato l’anno precedente, e che rientrava nei piani di Cooder di incidere un album con ascendenze etniche, avvalendosi della collaborazione di musicisti delle diverse tradizioni. Nel piano originario c’era addirittura l’idea di poter lavorare anche con musicisti maliani, ma il mancato rilascio dei visti da parte delle autorità cubane, portò Cooder a preferire di collaborare con musicisti locali, e realizzare un album dal suono cubano, fresco e frizzante.

L’album si apre con la dolente Chan chan, uno dei pezzi più celebri di tutto il disco, oltre che autentico capolavoro di poesia centroamericana, fascinosa e sinuosa, con il suo andamento dolceamaro, il canto corale e la tromba che interviene ad amplificarne lo spirito nostalgico. Segue il vitale samba di De camino a La Vereda, esotico e corale. Atmosfere festaiole per El cuarto de Tula danzante e bagnato di rum, mentre Pueblo nuevo mette in musica le tematiche rivoluzionarie, avente come soggetto principale un pianoforte dolente che si snoda in un samba di leggiadra bellezza, lasciando che la musica stessa esprimesse l’amore per la libertà e la dignità di un popolo nuovo. Dos gardenias è una canzone dolente dalle trame messicane, evocando amori perduti e tormentati. ¿Y tú qué has hecho? si sviluppa su un dialogo dolcissimo tra le chitarre, percussioni, e la solita tromba evocatrice. Veinte años è un’altra bellissima canzone d’amore, struggente e desolata. Atmosfere aride per El carretero, festose per Candela, nostalgiche per Amor de loca juventud. Orgullecida si arricchisce delle slide guitar di Cooder che sottolineano i suoi lineamenti caraibici, mentre Mormulo è una nenia che scivola via sulle note di un grazioso pianoforte. Si va verso il finale passato per una title-track che fonde jazz e folk, stupenda e fluttuante, e si chiude con la nostalgica La bayamesa.

Buena Vista Social Club è un disco di rara bellezza, dove quest’ultima dimostra di non avere età, né tanto meno confini. E per chiudere con le parole di Wenders: “Le stelle del Buena Vista Social Club sono ormai riconosciute in tutto il pianeta”.

Ottobre 2017: Buena Vista Social Club – BUENA VISTA SOCIAL CLUB (1997)ultima modifica: 2017-10-09T11:57:52+02:00da pierrovox

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