Ottobre 2017: The Smashing Pumpkins – MELLON COLLIE AND THE INFINITE SADNESS (1995)

Mellon Collie and the infinite sadness

 

Data di pubblicazione: 24 ottobre 1995

Registrato a: Pumpkinland Sadland, Bugg Studios, Chicago Recording Company (Chicago), The Village Recorder (Los Angeles)

Produttore: Alan Moulder, Billy Corgan & Flood

Formazione: Billy Corgan (voce, chitarra, piano, mellotron), Jimmy Chamberlin (batteria, cori), James Iha (chitarra ritmica, cori), D’Arcy Wretzky (basso, voce, cori), Chicago Symphony Orchestra (orchestrazioni), Greg Leisz (pedal and lap steel guitar)

Cd 1 Dawn to dusk

Mellon Collie and the infinite sadness

Tonight, tonight

Jellybelly

Zero

Here is no why

Bullet with the butterfly wings

To forgive

Fuck you (an ode to no one)

Love

Cupid de Locke

Galapogos

Muzzle

Porcelina of the vast oceans

Take me down

Cd 2 Twilight to starlight

Where boys fear to tread

Bodies

Thirty-three

In the arms of sleep

1979

Tales of Scorched Earth

Thru the eyes of Ruby

Stumbleine

X.Y.U.

We only came out at night

Beautiful

Lily (my one and olny)

By starlight

Farewell and goodnight

Gli Smashing Pumpkins non sono stati pensati per essere un piccolo gruppo.

Sarebbe stato un grande gruppo, o niente

(Billy Corgan)

Il grunge che era arrivato nei primi anni ’90 stava riaffermando il concetto tutto punk per il quale i dinosauri dovevano essere una specie in via d’estinzione. La musica non era una specie di somma delle parti, ma urgenza terrificante e violenta del proprio stato d’animo, una specie di ribellione dell’anima e delle generazioni, che metteva in risalto tanto i disagi quanto i sogni, anche se questi erano destinati a naufragare nel mare nero della realtà.

Eppure nel bel mezzo degli anni ’90, e nel bel mezzo dell’epopea grunge, arriva uno dei fenomeni più mastodontici ed elettrizzanti di tutta la storia del rock, capitanati da Billy Corgan, giovane di belle speranze cresciuto a pane e hard rock (Black Sabbath, Led Zeppelin, Cream… i suoi ascolti preferiti), ma anche affascinato dalle maglie oscure della new wave (dai Bauhaus ai Cure). Gli Smashing Pumpkins sono passati alla storia quindi per essere stati una delle band più innovative e coraggiose nate dal fenomeno grunge. Ai loro esordi non nascondevano affinità col metal e addirittura il noise, via via però contaminandolo con fascinazioni psichedeliche e dream pop. Tutto questo rappresenta il granitico Gish, che univa la grinta selvaggia degli Stooges e la furia hardecore dei Jane’s Addiction, con tanto di supervisione di Butch Vig, che nello stesso anno aveva lavorato a Nevermind dei Nirvana. Un esordio che aprirà prospettive di successo interessanti alla band, tanto da essere chiamata ad aprire alcuni spettacoli per i Pearl Jam e i Red Hot Chili Peppers.

Gli fa seguito un ancor più maturo Siamese dreams, trovando una perfetta combinazione tra melodia e rumore, trance psichedelica e violenza punk, trovando nei Jesus & The Mary Chain alcuni dei loro modelli di estetica e rappresentazione. Per certi aspetti lo si può considerare il primo vero capolavoro degli Smashing Pumpkins, forte anche della presenza di canzoni memorabili come Cherub rock o Today, in bilico tra melodia dimessa e suono ruvido delle chitarre.

Ma per il loro salto di qualità maturo e definitivo, gli Smashing Pumpkins la pensano davvero in grande, e si rivolgono al periodo progressive, quando era cosa comune per le band ambiziose pubblicare album concept mastodontici e spettacolari. Ed è così che giunge il monolitico Mellon Collie and the infinite sadness.

Anche se in senso stretto l’album non può considerarsi un concept alla maniera di The wall dei Pink Floyd per intenderci, il disco si compone di due cd, entrambi con altrettanti sottotitoli programmatici, e una serie di quattordici canzoni per cd fortemente imperniate di eccessiva e strabordante teatralità, e divagazione tra i generi più disparati.

Ed è così che il primo cd, Dawn to dusk, viene introdotto da una delicata e struggente e strumentale pianistica title-track, che per un attimo illude l’ascoltatore cercando di convincerlo di potersi trovare di fronte un disco classicheggiante, pieno di ballate romantiche e dal cuore tenero. Ed invece l’orchestrale Tonight, tonight mette sin da subito in chiaro che le sorprese non sono poche, e che nell’album ci sarà spazio per qualsiasi forma d’espressione. La sinfonia pop di Tonight tonight in effetti viene scossa immediatamente dal muro di chitarre hard psichedeliche di Jellybelly, i riff martellanti di Zero, anche questi filtrati da suoni d’acciaio e roboanti, mentre Here is no why incede col suono liquido delle chitarre e un ritornello accattivante e cattivo. Menzione d’onore invece per la celeberrima Bullet with the butterfly wings, uno dei momenti maggiori di tutto l’album, se non addirittura di un decennio intero. Un pezzo fortemente influenzato dal grunge dei Nirvana, dal forte impatto emotivo e dalle urla selvagge di Corgan. Un vero e proprio capolavoro, cui segue le tetra ballata psichedelica To forgive, malinconica e cantilenante. Seguono Fuck you (an ode to no one) che sanguina metal e sporcizia, il disturbato balletto marziano di Love, il dolcissimo dream pop di Cupid de Locke, alcune affinità col post rock in Galapogos, l’aor di Muzzle, e le affinità prog sin dal titolo di Porcelina of the vast oceans. E chiude il primo cd la rarefatta Take me down.

Il secondo cd, Twilight to starlight, si apre con i sussulti hard di Where boys fear to tread, e prosegue con altrettante scosse in Bodies. Thirty three invece apre lo scenario del disco alla forma ballata bucolica, mentre il dream pop sognante torna nella dolceamara In the arms of sleep. 1979 invece si rivolge ai tempi della new wave, sin dal titolo che ne evoca il periodo. Tales from a Scorched Earth invece ha profondi legami col noise rock di matrice Nine Inch Nails. Thru the eyes of Ruby invece si riallaccia alle divagazioni progressive, esaltandosi nell’elevazione di imponenti muri di chitarre e ricami sonori. Stumbleine invece evidenzia legami profondi con un certo country rock di stampo più tradizionalista. X.Y.U. riporta in auge l’hardecore, mentre bastano pianola e clavicembalo per rendere speciale uno schizzetto alla Pink Floyd come We oly come out at night. Beautiful invece vede un intenso duetto sussurrato tra Billy Corgan e la seducente bassista D’Arcy Wretzky, su una base sonora densa di dream pop alla Garbage (forse non a caso loro stessi intitoleranno un album con quello stesso titolo). La delicatezza sublime di Lily (me one and only) rivela legami nemmeno tanto nascosti con John Lennon, mentre la suadente armonia lounge di By starlight porta ai saluti di Farewell and goodnight, con D’Arcy Wretzky che si riappropria del microfono. E si chiude così un album colossale e monumentale, con testi che parlano di un mondo vampiresco e assatanato.

A Mellon Collie seguirà il validissimo Adore. Dopo questo D’Arcy Wretzky deciderà di abbandonare il gruppo per seri problemi di tossicodipendenza, e al suo posto entrerà, anche se per poco, la rossa bassista Melissa Auf der Maur, che già si era fatta notare con le Hole di Courtney Love (con la quale, peraltro, Billy Corgan avrà una turbolenta relazione). I progetti Machina si riveleranno incostanti e spesso pretenziosi, e la band si scioglie. Billy Corgan proseguirà con alcuni suoi progetti da solista, ma con scarsi risultati, sia di estetica che di critica, e rimetterà in piedi la band nel 2006, pubblicando l’anno seguente il raffazzonato Zeitgeist, cui seguirà un più dignitoso Oceania, e il progetto dei due album pubblicati a distanza ravvicinata Monuments to an elegy e Day for night, ma anche questi naufragati nella totale assenza di idee veramente valide.

Ma se anche i progetti più recenti paiono brillare di poca luce, seppur riflessa, la portata storica di un monumento come Mellon Collie rappresenta un vero e proprio compendio di cosa è stata la storia del rock dagli anni ’70 alla metà degli anni ’90, in sole ventotto memorabili canzoni.

Si ha la sensazione che gli Smashing Pumpkins buttando fuori tutti i propri istinti, abbia indovinato la portata assoluta di un album ancora più ambizioso e compiuto

(Christopher John Farley)

Ottobre 2017: The Smashing Pumpkins – MELLON COLLIE AND THE INFINITE SADNESS (1995)ultima modifica: 2017-10-26T07:45:17+02:00da pierrovox

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