Febbraio 2018: Green Day – DOOKIE (1994)

Dookie

 

Data di pubblicazione: 28 gennaio 1994

Registrato a: Fantasy Studios (Berkeley)

Produttore: Rob Cavallo

Formazione: Billie Joe Armstrong (voce, chitarra), Mike Dirnt (basso, cori), Tré Cool (batteria)

Tracklist

Burnout

Having a blast

Chump

Longview

Welcome to paradise

Pulling teeth

Basket case

She

Sassafras roots

When I come around

Coming clean

Emenius Sleepus

In the end

F.O.D.

Volevamo un’opera d’arte da ammirare

in modo diverso

(Billie Joe Armstrong)

Agli inizi degli anni ’90, mentre i Ramones si avviavano alla pensione, a Berkeley, una piccola cittadina a pochi chilometri da San Francisco, e nota per la sua Università, polo di cultura, e soprattutto di rivoluzione durante gli anni della contestazione, emergevano un gruppetto di tre ragazzotti appassionati proprio di punk rock.

Era un periodo in cui imperversava il grunge, che proprio dal punk rock prendeva spunto e vitalità, ma nello stesso tempo si addentrava dentro un malessere generazionale, che nello stesso tempo ne rappresentava il manifesto, tanto da non lasciar intravedere particolari vie d’uscita. Questi tre ragazzotti invece, dal canto loro, proprio dai Ramones, prendevano lo scazzo e il divertimento come mezzo per poter rivitalizzare il rock, dopo le sbornie idealiste o post idealiste degli anni ’80. Questi tre ragazzotti si chiamavano Bille Joe Armostrong, Mike Dirnt e Tré Cool, e nel 1986 avevano fondato una band chiamata Sweet Children. La formazione in verità contemplava anche altre persone, che poi col tempo hanno lasciato perdere, e si esibiva nei primi tempi al 924 Gilman Street, un locale indipendente dove si esibivano tutte le native punk band della zona. Nel 1989 decisero di cambiare il nome della band da Sweet Children a Green Day, prendendo spunto da uno slang americano che addita in questo modo di dire l’atteggiamento di passare la giornata intera a fumare erba. Nel contempo si era fatta notare per essere una delle migliori nuove realtà del punk di fine anni ’80, tra i Rancid e i Bad Religion, e aveva strappato un importante contratto con la Warner, che li innalzerà a modello del punk scanzonato degli anni ’90.

Verso la fine del 1993 quindi i Green Day realizzano quello è il loro album capolavoro, e passato alla storia come una delle icone del punk rock adolescenziale e scanzonato di tutti i tempi: Dookie (sinonimo di Shit). Questo è un disco divertente e sostanzialmente carico di energia, abbastanza affine con i migliori album dei Ramones, fumettistico e molto adolescenziale. La copertina, piuttosto futurista e bizzarra, ne esprime tutta la sua folle sostanza.

L’album si sofferma pertanto su tematiche piuttosto congeniali per l’adolescente tipo: dalla masturbazione alla cannabis, dalle ansie agli attacchi di panico, dalla noia ai rapporti di coppia, e soprattutto molto sesso. Il disco parte dalla vertiginosa Burnout, sorretta da vigorose chitarre e melodie acchiappacapelli. Segue un’altrettanto allegra Having a blast, carica di bile ed energia. Chump si erge con un muro di chitarre solenni e devastanti, e la tribale Longview si struttura su delle robuste linee di basso, mentre si discetta di autoerotismo e noia. Welcome to paradise guarda per un momento verso l’hard scuola Guns ‘N Roses, mentre Pulling teeth si avvicina a tendenze decisamente più pop, cantata in maniera corale, stile Beatles. Basket case invece è uno dei brani chiave di tutto l’album, oltre che manifesto sonoro della nuova scena punk: vivace ed energetica, descrive il confronto tra un giovane e uno strizzacervelli. La pulsante She descrive le relazioni con l’altro sesso, mentre Sassafras roots altro non è che l’ennesima cavalcata pop rock del disco. When I come around ripesca dal canto suo attitudini hard, tanto nei riff graffianti di Armstrong, quanto nel loro legame con le melodie pop del pezzo. E si va verso la fine prendendo in prestito la più preziosa lezione punk: dire tutto e dirlo subito. E quindi scivolano via le schegge di Coming clean, Emenius Sleepus e In the end, per poi chiudere il disco con F.O.D. densa di umori psichedelici, fumo e fuligine.

Dookie è stato un grandissimo album, cui purtroppo i Green Day non sapranno più replicarne la bellezza e la vitalità. Ogni loro mossa successiva risente di questo confronto, ma non sempre ne alimenta la genuinità, compreso il tanto celebrato American idiot, che fu salutato come una buona prova di maturità della band (e difatti delle cose pregevoli le contiene), ma non sempre si mantiene su livelli eccellenti. Per il resto i Green Day ebbero pure il “demerito” di aprire uno scenario punk fatto di epigoni demenziali e decisamente sotto tono, dagli Offspring ai Blink 182, di cui avemmo spesso e volentieri fatto a meno. Ma Dookie di questo non ha colpe; questi sono i cosiddetti contraccolpi di ciò che si chiama rock.

Dookie non è affatto un disco perfetto, ma un album stand-out. Se siete alla ricerca di quaranta minuti pieni di attitudine punk, melodie e testi graffianti, non troverete molto meglio di questo

(Helen Groom)

Febbraio 2018: Green Day – DOOKIE (1994)ultima modifica: 2018-02-08T11:36:52+01:00da pierrovox

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