Luglio 2018: Ligabue – LAMBRUSCO, COLTELLI, ROSE & POP CORN (1991)

Lambrusco, coltelli, rose & pop corn

 

Data di pubblicazione: 20 settembre 1991
Registrato a: Medicine Blanche (Modena)
Produttore: Angelo Carrara
Formazione: Luciano Ligabue (voce, chitarre), Gigi Cavalli Cocchi (batteria, percussioni, cori), Max Cottafavi (chitarra elettrica), Luciano Ghezzi (basso, cori), Giovanni Marani (organo Hammond), Anchise Bolchi (violino), Massimo Lugli (armonica), Coro Monte Cusna (coro)

 

Tracklist

 

                        Salviamoci la pelle
                        Lambrusco & pop corn
                        Camera con vista sul deserto
                        Anime in plexiglass
                        Con queste facce qui
                        Sarà un bel souvenir
                        Intro
                        Libera nos a malo
                        Ti chiamerò Sam (se suoni bene)
                        Urlando contro il cielo
                        Regalami il tuo sogno

 

Sogni di rock’n’roll

 

L’Emilia Romagna e l’America. Il lambrusco e il rock’n’roll. Correggio e la California. Luciano Ligabue è una delle espressioni rock più popolari nel panorama italiano di fine Novecento, espressione di un’arte squisitamente provinciale, eppure così aperta verso il sogno americano, con i suoi miti, il suo cinema, le sue anime ribelli e sbandate, unendo nella sua musica il Bar Mario, Marlon Brando, Elvis Presley e Bruce Springsteen con Lucio Battisti, Francesco Guccini e Federico Fellini. In questo il giovane Ligabue ha saputo sapientemente, e con semplice leggerezza, mescolare storie di provincia con le attitudini sognanti di una generazione. Un po’ come l’Alberto Sordi di Un americano a Roma, che nell’America vedeva il suo ideale, il suo sogno, la sua catarsi.
Con un trascorso come dj di provincia, ma con una particolare dote nel saper mettere in musica storie e riflessioni, il trentenne emiliano Luciano esordisce nel 1990 con un omonimo album, che metteva in primissima linea queste storie e una propensione al rock’n’roll irresistibile, con pezzi come Balliamo sul mondo o Bambolina e Barracuda, ma anche di saper ammaliare con ballate affascinanti come Piccola stella senza cielo o Sogni di rock’n’roll.
L’album ottenne il giusto riconoscimento da parte di critica e pubblico, che ora vedeva nel cantautorato rock italiano (che fino ad allora aveva la sola ingombrante figura di Vasco Rossi come punto di riferimento) sorgere una nuova stella, destinata a brillare a lungo.
Per il secondo disco, Ligabue non cambiò formazione e team, affidandosi ai ClanDestino e Angelo Carrara, ma preferì un suono di maggiore impatto, più a fuoco e pulito, e i risultati furono decisamente sorprendenti, seppur non sempre Lambrusco, coltelli, rose & pop corn è considerato col giusto merito. Facendo le dovute equiparazioni, si può dire che questo disco sta a Ligabue, come Born in The U.S.A. sta a Bruce Springsteen.
L’album si apre con l’assalto irresistibile di Salviamoci la pelle, ispirata dalla storia di una coppia in fuga dall’oblio quotidiano, dei suoi legami e delle sue mediocrità. Le chitarre sono scintillanti e la melodia capace di acchiappare con un gancio efficacissimo. Si prosegue con Lambrusco & pop corn, espressione del sogno americano della generazione di Ligabue (“se ti mancherà l’aria ti affitto l’America”). Il sogno americano prosegue nel folk-country di Camera con vista sul deserto, estatica e distesa, indiscutibilmente uno dei pezzi più belli mai scritti dal Nostro. Anime in plexiglass è una sorta di autoritratto della generazione, delle sue abitudini sbandate, vissute con romantica nostalgia. Con queste facce qui invece ripresenta la stessa struttura della title-track, in qualche modo però echeggiante qualcosa dei primi U2. Nel bel mezzo del disco giunge l’atmosfera cinematica di Sarà un bel souvenir, altra perla del disco e dell’intera carriera di Ligabue, strutturata su un riff acustico e un’interpretazione accorata, dolceamara, e con un crescendo impressionante. La corale Monte Cusna con una cappella gregoriana anticipa il riff micidiale di Libera nos a malo, ispirata alle inibizioni cattoliche in materia sessuale, al fascino irresistibile che questo suscita su Ligabue, incapace di resistere a queste ammalianti tentazioni. La batteria a marcetta introduce la riflessione amicale di Ti chiamerò Sam, e al rapporto con la musica. E mentre si procede verso la conclusione giunge impetuosa Urlando contro il cielo, uno degli inni assoluti di Ligabue, da sempre punto di forza dei suoi concerti, forte di un riff straordinariamente coinvolgente che porta milioni di anime ad unirsi in coro. E dopo tanta forza trascinatrice, è il tempo di tornare a riflettere con la conclusiva Regalami il tuo sogno, dove Ligabue si mette a nudo di fronte al suo ascoltatore.
Questo secondo disco fu l’espressione della crescita di un artista che aveva dato al cantautorato rock italiano un’aura americana, contrapponendosi, anche se non volutamente, a Vasco nella scelta dei punti di riferimento in Italia in materia di rock, creando un dualismo che dura ancora oggi. Lambrusco, coltelli, rose & pop corn fu seguito dall’interlocutorio Sopravvissuti e sopravviventi, album di transizione che comunque vantava una gemma come Ho messo via, e che comunque lo portò a fare da spalla agli U2 in alcune date dello Zoo Tv in Italia, dalla raccolta di scarti A che ora è la fine del mondo? (rivisitazione italiana di It’s the end of the world as we know it dei R.E.M.) e dal successo celebrativo di Buon compleanno, Elvis, che lo proiettò in una dimensione popolare impressionante, ridisegnando gli spazi, perché se prima i suoi ambienti ideali erano i club e al limite i palazzetti, ora era San Siro, esattamente come Vasco. E purtroppo da lì in poi niente fu come prima: Ligabue si inventa tuttologo: regista (col buon Radiofreccia e il pessimo Da zero a dieci), scrittore e romanziere (Fuori e dentro il borgo, La neve se ne frega, Lettere d’amore nel frigo, Il rumore dei baci a vuoto), critico e altro ancora. Ma è da lì che la sua carriera ottiene un tracollo impressionante, producendo dischi men che mediocri, quando va bene (come il riflessivo Miss mondo), decisamente incommentabili quando non va bene, decidendo di sparire la sua popolarità con gente dei mainstream più becero del panorama italiano. Forse non si poteva ottenere di più, e quindi battiamo il ferro finché è caldo. Forse il talento non era destinato a restare. Forse… Ma dispiace ascoltare un pezzo come Camera con vista sul deserto e rendersi conto che lo stesso autore ha composto roba dozzinale come qualsiasi altra cosa proposta da Fuori come va? in poi. Ma prima che questo fosse, i sogni di rock’n’roll furono, e quindi a Ligabue tributiamo il giusto merito nel panorama italiano. Perché questi permettono di sognare il meglio!

 

Il Ligabue che ho raccontato non era chiuso, definito, claustrofobico, ma aperto, universale. Come il ragazzo uomo che ho conosciuto in questi anni: solare, pieno di energia, con qualche ombra tra le pieghe, che mette più in risalto il colore
(Riccardo Bertoncelli)

Luglio 2018: Ligabue – LAMBRUSCO, COLTELLI, ROSE & POP CORN (1991)ultima modifica: 2018-07-19T10:17:08+02:00da pierrovox

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