Settembre 2018: Radiohead – OK COMPUTER (1997)

Ok computer

 

Data di pubblicazione: 21 maggio 1997
Registrato a: Canned Applause (Didcot), St. Catherine’s Court (Bath)
Produttore: Nigel Godrich & Radiohead
Formazione: Thom Yorke (voce, chitarre, piano), Jonny Greenwood (chitarre, tastiere, mellotron, organo), Colin Greenwood (basso, sintetizzatori, percussioni), Ed O’Brien (chitarre, percussioni, cori), Phil Selway (batteria, percussioni)

 

Tracklist

 

                        Airbag
                        Paranoid android
                        Subterrean homesick alien
                        Exit music (for a film)
                        Let down
                        Karma police
                        Fitter happier
                        Electioneering
                        Climbing up the walls
                        No surprises
                        Lucky
                        The tourist

 

 

 

Nella vita sii regolare e metodico come un borghese,
così potrai essere originale e sfrenato nella tua opera
(Gustave Flaubert)

 

L’innovazione è una realtà molto affascinante, in qualsiasi ambito la si possa considerare. Portare idee nuove, aprire nuove vie, trovare nuovi metodi, ideare nuovi colori, scovare nuovi suoni, fluttuare in nuove visioni. L’innovazione è uno dei motori dell’arte tutta.
Per molto tempo i Radiohead sono stati considerati uno dei gruppi protagonisti dell’innovazione del rock britannico, portandolo nel nuovo millennio, attraverso la combinazione vincente di una salda tradizione pop unita ad una visione futurista e squisitamente decadente. Una considerazione che li ha resi una band assolutamente “fuori dal comune”. Ma le etichette, come al solito, lasciano il tempo che trovano. Di certo quello che ha animato i cinque giovanotti di Oxford è la “curiosità”. A detta dello stesso Thom Yorke: “Sono sempre stato affascinato da come le note si possano organizzare fra di loro e da come si possano combinare ai pensieri. Molti dicono che noi abbiamo la presunzione di scrivere in modo nuovo, a qualsiasi costo. Beh, ti assicuro che per anni siamo stati spinti soltanto dalla curiosità”.
La loro esperienza musicale prende le radici agli inizi degli anni ’80. Due attempati ragazzini, Thom Yorke e Colin Greenwood, originari dell’Oxfordshire, si unidscono ad una punk band, i TNT, formatasi nell’ambito scolastico. La band non avrà molta vita, e infatti nel 1984 i due la lasceranno, poco convinti della longevità del punk, e aggregheranno a loro in ordine di tempo prima Ed O’Brien e poi Phil Selway. L’ultimo che recleteranno sarà Jonny Greenwood, fratello minore di Colin, fondando gli On A Friday (dal nome del giorno della settimana in cui i cinque si vedranno per le prove). Le influenze musicali sono figlie degli interessi e della musica che circolava all’epoca: dai Joy Division agli Smiths, da Elvis Costello agli U2, dai R.E.M. ai Pixies…
Ribattezzatosi nel 1992 in Radiohead (nome preso da un pezzo dei Talking Heads), i cinque ragazzi presenteranno presto ambizioni piuttosto ambiziose. Ricorda Ed O’Brien: “Nel 1989-1990 cominciammo a riordinare le idee e per la prima volta prendemmo seriamente in considerazione la possibilità di fare un disco, una volta finito il college. I R.E.M. e i Pixies erano i gruppi di cui parlavamo dopo le prove, seduti al pub a berci una birra. Dicevamo che loro ce l’avevano fatta, e quindi dovevamo provarci anche noi”. Ambizione e metodo che porteranno prima ad un ep, passato piuttosto in sordina: The drill, e poi all’esordio vero e proprio: Pablo honey. Un disco ancora acerbo, a metà strada tra ascese punk e melodie epiche alla U2, ma che presentava il primo vero colpo in canna: Creep, l’inno della generazione dei perdenti, degli sfigati, con un crescendo vocale da autentici brividi.
Le ambizioni crescono notevolmente con il primo capolavoro della band: The bends. Oltre ad essere un notevole passo in avanti rispetto al disco precedente, e oltre ad aver fatto guadagnare alla band l’appellativo scomodo di “nuovi U2”, i Radiohead vi sperimentano un’evoluzione artistica profonda, flessibile, sincera. Evoluzione che da lì in poi sarebbe stata inarrestabile, imprevedibile, e soprattutto sorprendente!
E il passo, per certi aspetti “definitivo” è rappresentato dal difficile terzo disco: Ok computer. Ossia la prova definitiva che i Radiohead oltre ad essere una band di notevole talento, non erano certamente una band “normale”. A tal proposito c’è un aneddoto che vuole che quando i Radiohead fecero ascoltare il disco appena terminato alla casa discografica, costoro, perplessi e corrucciati, pare che abbiano detto: “Ok, interessante, ragazzi! Ma che ne dite se per la prossima volta non ci fate qualcosa di più normale?”. Eh già… la prossima volta!
Ma intanto cominciamo a dire che il singolo che aprì la strada al disco fu Paranoid android, con quei suoi sei minuti e mezzo di malinconica intensità e drammatica esplosione. Una critica devastante verso la generazione anni ’80, le sue mode, le sue cattive abitudini, accompagnate da un video ancora più surreale. Scelta più anticonvenzionale e più anticommerciale non poteva essere fatta per lanciare un disco che avrebbe dovuto confermare gli ottimi propositi del disco precedente. Spiazzante!
Ma l’apertura drastica e bruciante di Airbag, nata dalla fascinazione per i tagli delle parti ritmiche operate da DJ Shadow, con i suoi ritmi sincopati e un testo pieno di fobie, introduce in un album complesso e sfuggente. Un album che rilegge Bob Dylan in una malinconica e fluttuante Subterrean homesick alien, e ossessiona con la cantilenante, tristissima Exit music (for a film), con un crescendo tremolante e favoloso. Spezza un po’ il tono funebre il brit-pop di Let down che porta direttamente a Karma police, forse uno dei classici più popolari della band di Oxford, cui tanto devono alcune delle band sorte nel nuovo millennio (Coldplay in primis). Ammiccante al tardo periodo dei Beatles, Karma police riveste i Radiohead di classicità. La voce epica e intensa di Thom Yorke, e le note cadenzate sul pianoforte, disegnano scenari sonori di un’intensità sconvolgente. Ed è qui che si segna lo spartiacque del disco. Il robotico frammento di Fitter happier introduce alla parte più drammatica e sperimentale del disco, inaugurata dalla violenza devastante della politica Electioneering. Climbing up the walls è un vero passo nel delirio claustrofobico, cadenzato dalle percussioni martellanti e ossessive e una voce soffocata dal terrore che aleggia intorno, frantumandosi in un urlo sgozzato su un finale di epica drammaticità. Come nella prima parte del disco, anche qui i Radiohead sentono il bisogno di smorzare i toni dopo questo sussulto di intensa drammaticità, e l’arpeggio delicato, a mo’ di carillon, di No surprises (altro brano cui i primi Coldplay sono fortemente debitori) apre alcuni scenari di strana positività. Mentre il finale del disco è affidato all’espressività lirica di Lucky e alla malinconica The tourist. Più di uno vi intravede legami con la grandezza di certi Pink Floyd, ma al di là di certi accostamenti, quel che è certo è che dopo questo disco più nulla sarà lo stesso per i Radiohead. Ok computer è l’album dello zenit perfetto tra passato e presente: è il punto d’arrivo degli On A Friday che dai banchi di scuola attraversano il brit-pop e lo investono di nuove sonorità, e il punto di partenza che porterà allo stravolgimento totale di Kid A e Amnesiac. Ma soprattutto Ok computer è l’irriverente capolavoro che rappresenta lo spirito dei tempi: che rigetta la plastificazione edonistica e sorridente del mainstream (i Nostri non ne resteranno praticamente mai schiavi, mantenendo sempre una grandissima autonomia sia creativa che commerciale, inventandosi nuovi rapporti con il pubblico, come nel 2007 per il lancio di In rainbows) e sposa la filosofia dei drop-out. Pur mostrando qualche segnale di grandeur, che però mai sconfina nel kitsch, mantiene un senso della misura impeccabile e una scommessa vinta! Da lì in poi più nessuno oserà accostarli ad altre band più famose o più importanti; semmai diventeranno loro l’esempio calzante da seguire. E dopo ormai oltre vent’anni di musiche aliene e progetti ambiziosi, i Radiohead sono ancora un vero e proprio patrimonio creativo senza discussione alcuna!

 

I Radiohead sono quanto di più lontano dallo stereotipo rock si possa immaginare; riservati, gentili, medioborghesi, intellettuali e terribilmente gelosi della loro vita privata. La posizione di outsider del rock’n’roll e l’estraneità alle norme di condotta che a esso si associano sono una delle principali attrattive
(James Doheny)

 

 

Settembre 2018: Radiohead – OK COMPUTER (1997)ultima modifica: 2018-09-27T16:16:51+02:00da pierrovox

Potrebbero interessarti anche...