Dicembre 2018: Captain Beefheart & His Magic Band – TROUT MASK REPLICA (1969)

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Data di pubblicazione: 16 giugno 1969
Registrato a: Sunset Sound Recorders, Whitney Studios (Los Angeles)
Produttore: Frank Zappa
Formazione: Captain Beefheart (voce, sassofono tenore, sassofono soprano, clarinetto, campane), Drumbo (batteria, percussioni), Antennae Jimmy Semens (chitarra, slide guitar, voce), Zoot Horn Rollo (chitarre), Rockette Morton (basso), The Mascara Snake (clarinetto, cori), Doug Moon (chitarra acustica), Gary “Magic” Marker (basso), Arthur Tripp III (batteria, percussioni), Don Preston (piano), Ian Underwood (sassofono), Bunk Gardner (sassofono), Buzz Gardner (tromba), Frank Zappa (voce narrante), Richard “Dick” Kunc (voce narrante)

 

Lato A

 

                        Frownland
                        The dust blows forward ‘n the dust blows back
                        Dachau blues
                        Ella Guru
                        Hair pie: bake 1
                        Moonlight on Vermont

 

Lato B

 

                        Pachuco cadaver
                        Bills corpse
                        Sweet sweet bulbs
                        Neon meate dream of a octafish
                        China pig
                        My human gets me blues
                        Dali’s car

 

Lato C

 

                        Hair pie: bake 2
                        Pena
                        Well
                        When big Joan sets up
                        Fallin’ ditch
                        Sugar ‘n spikes
                        Ant man bee

 

Lato D

 

                        Orange claw hammer
                        Wild life
                        She’s too much for my mirror
                        Hobo chang ba
                        The blimp (Mousetrapreplica)
                        Steal softly thru show
                        Old fart at play
                        Veteran’s day poppy

 

 

La gente ama la musica armonica perché l’ha sempre ascoltata in quel modo.
In Trout mask replica ho cercato in tutti i modi di sovvertire queste regole.
Ho fatto in modo che tutto fosse sfocato
(Captain Beefheart)

 

La follia al potere! Un linguaggio musicale decisamente preso e stravolto senza tanti complimenti. Se esistono canoni e regole cui attenersi, Don Van Vliet invece ci teneva a replicare con convinzione che queste andavano messe in strettissima discussione, a tal punto che nulla poteva essere veramente certo nella definizione dei canoni estetici. Come lo Spirito soffia dove vuole, così la musica si esprime attraverso vie e strade che sono infinite, imprevedibili.
Don Van Vliet, meglio conosciuto con il suo pseudonimo Captain Beefheart, faceva derivare la sua musica dai contrasti evidenti tra l’improvvisazione jazz e il rumorismo. Le sue composizioni sono passate alla storia proprio per le particolari partiture segnate dai tempi dispari e testi surreali.
Il suo rapporto con la musica inizia negli anni ’60, quando viene contattato da Alex “Snouffer” Clair per mettere su una rock band, la Magic Band, della quale in pochissimo tempo ne divenne subito il leader assoluto, padre e padrone. Il loro suono era una specie di sberleffo al blues bianco degli Stones, spesso contaminato da una massiccia dose di ironia sferzante e fantasia sia stilistica che sonora. Primi passi discografici della Magic Band furono i dischi Safe a milk, capolavoro di blues primitivo e connotazione freak, prendendo a sberleffo i modelli di consumo della società occidentale, e Strickly personal (cui si aggiungeva una lunga registrazione, pubblicata anni più tardi: Mirror man), che delineava un animo sperimentale ancora più marcato e imprevedibile. Questi due album presentavano un genietto al lavoro con la sua band, in continuo tentativo di massacrare quanto dedito alla “musica da consumo”. La loro idea musicale andava ben oltre: voleva essere qualcosa di selvaggio, ancestrale, stralunato, sfuggente.
Trout mask replica è il punto inevitabile di non ritorno, lo zenit assoluto di un percorso che ora toccava i punti più estremi. Per la realizzazione di tale capolavoro fu chiamato alla bisogna un altro conclamato folle genio: Frank Zappa. L’album infatti mette insieme tutti gli elementi della musica americana, spaziando tra il blues e il free jazz in maniera irriguardosa, non convenzionale, cercando di non lasciarsi ingabbiare in nessun cliché stilistico o idealistico, ma puntando a indicare nuove vie della definizione estetica della musica. Non a caso è universalmente considerato come uno dei maggiori esempi di musica sperimentale, nonché come uno degli album più influenti di tutta la storia del rock.
Il disco è un classico tipo di “difficoltà” di rappresentazione: non a caso è un album difficilmente ripetibile, oltre che difficilmente interpretabile, sia per l’eterogeneità delle composizioni, sia per l’irregolarità dei tempi di esibizione, la ripetitività volontaria e ossessiva della ritmica e dei fiati, oltre ad ammantarsi di una sorta di surrealismo testuale che lascerà diversi eredi in giro per la storia. Non a caso fu album talmente difficile da inquadrare che ai tempi della sua pubblicazione ottenne un successo piuttosto scarso. Ma non sarebbe la prima volta che il grande pubblico si dimostra distratto verso qualcosa di veramente irripetibile!
La realizzazione del disco fu comunque lunga e complessa, spesso in condizioni psicologiche complicate e rese ancora più difficili dal carattere dittatoriale di Captain Beefheart. Non a caso John “Drumbo” French riferisce di veri e propri episodi di violenza psicologica, accostando il clima di quelle sessioni a quelle create da Charles Manson con gli accoliti della sua “family”.
Il disco, come già detto in precedenza, spazia con disinvoltura dal blues al free jazz, includendo elementi della musica folk, della musica classica e addirittura dell’avanguardia, e il canto spazia anch’esso tra il gutturale e il falsetto strozzato, senza disdegnare mugugni e incomprensibili vocalizzi. Il disco non doveva comporsi di varie canzoni, ma a detta di Captain Beefheart sarebbe dovuto essere un’unica composizione, nata dalla improvvisazione e dalla curiosità. Mentre i riferimenti tratti per l’ispirazione andavano anch’essi dai ricordi d’infanzia a Miles Davis, a Salvador Dalì.
Il disco attacca con la cruda Frownland, dove Beefheart distrugge ogni mondo, da quello idealistico degli hippie a quello personale. The dust blows forward n’ the dust blows back è una traccia vocale, recitata come una filastrocca, sui ricordi di gioventù. Dachau blues si sofferma sul delicato tema dell’Olocausto degli ebrei, e vorrebbe essere un disperato, ultimo tentativo di fermare la follia della guerra. Ella Guru prende spunto dagli abiti eccentrici di uno dei loro fans, e fa riferimento a Girl watcher degli O’Kaysions. C’è spazio anche per due schegge: Hair pie: bake 1 e 2, suggeriti da Zappa, e facendo riferimento a pratiche oscene. Moonlight in Vermont nasce dall’ispirazione del blues del delta del Mississippi, ma che viene completamente sovvertito, stravolto. Pachuco cadaver è uno dei pezzi dai tempi più regolari, mentre Bills corpse si sofferma sul tema della morte in modo surreale e strafottente. Sweet sweet bulbs è una complessa canzone d’amore, Neon mate dream of a octafish si avvale dei vari suoni onomatopeici pur di evocare associazioni col sesso. China pig torna alle radici del blues, a Howlin’ Wolf, e My human get me blues si ammanta di elementi jazz. Lo strumentale Dalì’s car venne composto dopo la visita ad una mostra di Salvador Dalì. Pena si staglia tra recitato e urlato, così come Well, che vede un Beefheart recitare in baritonale. When big Joan sets up prendeva spunto da una donna obesa che veniva presa in giro per la sua stazza enorme, ed è uno dei pezzi più ammantati delll’influenza free jazz. Il tema della morte torna in Fallin’ ditch con tanto di animo blues. Sugar ‘n spikes contiene un frammento del Concierto de Aranjuez di Joaquin Rodrigo eseguito da Miles Davis. Ant man bee si sofferma sulle tematiche ecologiste e il futuro del pianeta. Orange claw hammer è una poesia recitata da Captain Beeheart che bofonchia come un ubriaco. Wild life, irregolare e spigolosa, si sofferma su una non ben precisata situazione personale dell’autore, che ne esprime tutta la difficoltà del vivere. She’s too much for my mirror è una sarcastica canzone d’amore, e sul rapporto dei due sessi. Hobo chang ba trae direttamente ispirazione da On the road di Jack Kerouac. The blimp invece è il pezzo più “zappiano”, tanto che Frank Zappa riutilizzerà la parte strumentale più tardi per il suo Charles Ives. Steal softoly thru snow torna nuovamente sulle tematiche ecologiste. Old fart at play nasce dal frammento di un romanzo ancora non ben identificato. Si chiude con Veteran’s day poppy, inno antimilitarista, che esprime tutto il dolore di una donna che ha perso il suo figlio in guerra.
I brani sono perlopiù schegge, dove i fiati hanno una parte preponderante, e la complessità e l’innovazione sono le cifre stilistiche più importanti per definire questo capolavoro senza tempo, e talmente unico da essere difficilmente classificabile. Puro dadaismo, avanguardistico, cacofonico, complesso, snervante, ironico, demente, pittoresco e coriaceo. Insomma, gli aggettivi si sprecano, e quasi nessuno lo contiene del tutto!

 

Trout mask replica ha avuto più influenza nello spirito che nello stile, come punto di partenza della letteratura musicale. Il disco ha fatto capire quali fossero le possibilità infinite della musica rock
(Steve Huey)

Dicembre 2018: Captain Beefheart & His Magic Band – TROUT MASK REPLICA (1969)ultima modifica: 2018-12-17T08:36:15+01:00da pierrovox

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