Aprile 2021: Public Image Ltd – METAL BOX (1979)

Metal box

 

Data di pubblicazione: 23 novembre 1979

Registrato a: The Manor Studio, Shipton-on-Cherwell, Townhouse Studios, Advision Studios, Gooseberry Sound Studios, Rollerball Rehearsal Studios (Londra)

Produttore: Public Image Ltd

Formazione: John Lydon (voce, piano), Keith Levene (chitarra, sintetizzatori, batteria, basso), Jah Wobble (basso, batteria, piano), David Humphrey (batteria), Richard Dudanski (batteria), Martin Atkins (batteria)

Lato A

Albatross

Lato B

Memories

Swan lake

Lato C

Poptones

Careering

Lato D

No birds

Graveyard

Lato E

The suit

Bad baby

Lato F

Socialist/Chant/Radio 4

I ragazzi vogliono morte e miseria.

Vogliono rumori minacciosi

perché questo li scuote dall’apatia

(John Lydon)

I Sex Pistols avevano portato una ventata di distruzione e anarchia tra le strade inglesi, con tutto il suo carico di ultraviolenza nichilista, ammantata di sberleffi ai vari simboli del potere, da quello regale a quello religioso, convergendo verso un’anti-estetica elevata allo stato d’arte. Insomma avevano rappresentato tutto quello che è passato alla storia col termine minaccioso di “punk”, e in un certo senso avevano estremizzato oltre misura ciò che questo voleva rappresentare. Chiodi verniciati, capelli rasati, catene che pendevano dal naso alle orecchie, urla e suoni devastanti erano rappresentazioni di uno spirito anarchico e ribelle che dava forma all’anti-Cristo.

Ma i Sex Pistols dureranno poco, anche per via di certe grane che porteranno alla morte di Sid Vicious (avvenuta il 2 febbraio del 1979 a causa di un’overdose) e altre cose ancora. Insomma il punk non era fatto per durare, ma per incendiare e devastare, e i suoi più accesi discepoli ne avevano perfettamente incarnato lo spirito autodistruttivo. Fu così comunque che John Lydon (che nel frattempo aveva deciso di abbandonare il suo nome d’arte Johnny Rotten) decise di abbandonare i Sex Pistols e di fondare un nuovo gruppo, che avesse un approccio più sperimentale e avanguardistico, dettato da un suono che prendesse le asprezze del punk, e nello stesso tempo superasse l’ideale dell’assalto. Quel gruppo prenderà il nome di Public Image Ltd (più conosciuti come PIL), ed in netta controtendenza con lo spirito dei Sex Pistols (definiti dallo stesso Lydon “la più grande truffa del rock’n’roll”), segnerà un’epoca nella definizione di nuovi suoni e nuove tendenze.

Esordiscono quindi con un omonimo album, denominato anche “First issue”, dove si apprezza un certo spirito avanguardistico, chitarre distorte e sepolte da una coltre nebbiosa, fatta di cieli plumbei e disperazione, ma si prosegue, consegnando alla storia un nuovo capolavoro, col sorprendente (a partire dalla curiosa confezione di copertina) Metal box.

Si voleva appunto un suono “metallico” per questo disco, optando quindi per una dimensione maggiormente sperimentale, usando all’uopo strumenti singolari, come la chitarra in alluminio di Keith Levene. L’album si apre con la lunga e apocalittica Albatross, spigolosa e densa di nubi tossiche, per procedere con la danza macabra di Memories. Swan lake invece accorpa ritmi dub e reggae, e Poptones si sviluppa su una ballata nevrotica piena di dissonanze caotiche. È abbastanza chiaro che questo disco è un delirio puro, e pertanto questa guerra dei sensi continua con i suoni industriali e inumani di Careering, continuando a fendere colpi mortali con No birds.

Lo strumentale Graveyard divide in due il disco, con i suoi puntelli agghiaccianti e lancinanti, mentre The suit si snoda monocorde sul tema di un’umanità ridotta a schematismo obbediente verso i poteri forti. Bad baby invece ci proietta verso la chiusura del disco, con le sue cacofonie. Chiusura affidata al trittico sperimentale Socialist/Chant/Radio 4, tra sinfonia ed epica.

Metal box è un album straordinariamente “disumano”, nel senso che si propone appunto di mettere in musica il livello di disumanizzazione cui è giunta la società britannica e occidentale, ed in questo è un disco profetico, che stilisticamente e tematicamente non rinuncia alle lezioni del punk, ma le eleva a qualcosa di più sperimentale.

A questo straordinario album seguirà un altrettanto valido disco come Flowers of romance, seguito da una serie di dischi minori. E poi gli album recenti come This is PiL e What the world needs now, che tornano con lo sguardo a questi tempi epici e drammatici.

Metal box strappa l’anima dalle sudate radici punk di Lydon e dalle camere frigorifere dub dei Can, dall’elettronica più outré del Bowie berlinese e dal suono post punk delle chitarre

(Mark Ward)

Aprile 2021: Public Image Ltd – METAL BOX (1979)ultima modifica: 2021-04-19T10:47:20+02:00da pierrovox

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