Luglio 2019: The Stone Roses – THE STONE ROSES (1989)

The Stone Roses

 

Data di pubblicazione: Marzo 1989
Registrato a: Battery, RAK, Konk (Londra), Rockfield Studios (Monmouth)
Produttore: John Leckie
Formazione: Ian Brown (voce), Mani (basso), Reni (batteria, piano, cori), John Squire (chitarre)

 

Tracklist

 

                        I wanna be adored
                        She bangs the drums
                        Waterfall
                        Don’t stop
                        Bye bye badman
                        Elizabeth my dear
                        (Song for my) Sugar spun sister
                        Made of stone
                        Shoot you down
                        This is the one
                        I am the resurrection

 

 

Siamo qui per risollevare le persone
(Ian Brown)

 

In genere si identifica la Summer of Love con gli anni ’60, e in particolare con quella del 1967, quando San Francisco divenne la capitale di una rivoluzione culturale e sociale senza precedenti, in cui pace, amore, libertà divennero le parole chiave di una generazione in cerca di importanti cambiamenti. In tutto questo la musica ebbe un’importanza fondamentale!
Ma esiste anche un’altra Summer of Love, al di là dell’oceano, e in particolare in terra britannica, nell’area metropolitana di Manchester per l’esattezza: quella del 1988, quando si preparò qualcosa di assolutamente nuovo nell’ambito della pop culture, esplodendo in quel geniale incrocio che si è soliti definire “Madchester”. Fu qui che la cultura rock e quella dance si unirono in perfetto connubio. Attitudine punk, ritmiche ripetitive, atmosfere psichedeliche e strutture nel più classico degli stilemi pop, portavano all’esplorazione di inediti territori sonori. In particolar modo si distinguevano in questo nuovo genere due band molto intriganti: gli Stone Roses e gli Happy Mondays. Peculiarità di questi ultimi era una certa impronta new wave, che che includeva al suo interno elementi dance, synth pop, punk rock e hip hop. Mentre per gli Stone Roses la tradizionale cultura pop si fondeva col funk e la psichedelia. Le stagioni degli Stone Roses però saranno pochissime, ma cruciali, importantissime fino ad imprimere nella storia del rock un nuovo linguaggio che verrà sviluppato nel corso degli anni ’90 da band come i Primal Scream (che potranno anche vantare la presenza di Mani nelle loro file Mani al 2012) per ciò che riguarda l’incrocio tra psichedelia e musica dance, e soprattutto il brit pop portato al potere da band come Blur, Oasis, Verve, Pulp… Ed effetti collaterali in un certo qual modo saranno subiti da band come gli U2 che con Achtung baby aprivano la loro stagione di fascinazione per l’elettronica.
Gli Stone Roses si formano nella prima metà degli anni ’80 ad opera di Ian Brown e John Squire, due giovanotti amici sin dall’infanzia, con interessi musicali comuni. A loro si unirà il batterista Alan Wren detto Reni, il chitarrista Andy Couzens e il bassista Pete Garner. Subiranno l’influenza di band come Smiths, Clash e Sex Pistols, iniziando a suonare in giro per i vari locali di Manchester. Avranno anche il tempo di cominciare ad incidere qualche pezzo per quello che dovrebbe essere il loro primo disco, Garage flower, prodotto da Martin Hannett. Ma il disco non fu mai pubblicato se non nel 1996, poiché la band non si riteneva soddisfatta dei lavori e delle idee messe a frutto. Nello stesso tempo la band manderà via il chitarrista Couzens e il bassista Garner. Quest’ultimo verrà sostituito da Gary Mounfield, detto Mani.
Forti delle prime esperienze, gli Stone Roses si rimettono in marcia per l’incisione del loro primo vero album, che vedrà la luce nei primi mesi del 1989, rivelandosi come autentico capolavoro di innovazione e scrittura. The Stone Roses sarà una specie di album manifesto per tutto un nuovo linguaggio sonoro, ma nello stesso tempo resterà nella storia come un disco solare, vitale come pochi!
Particolari sono sia l’apertura che la chiusura del disco, affidate programmaticamente alle rispettive I wanna be adored e I am the resurrection. La prima, ipnotica e visionaria, svela quasi una sorta di intento nel voler quasi svelare il contenuto di un disco che si poneva come qualcosa di assolutamente nuovo e quindi meritevole di devozione perenne. La seconda, scandita da un basso pulsante, e pregna di umori beatlesiani, è come se chiudesse stigmatizzando delle certezze assolute da non dimenticare mai: questa musica è vita vera!
She bangs to drums introduce subito dopo l’apertura di I wanna be adored in quello che è l’intento del nuovo genere: unire dance e rock in perfetta armonia. E ci riesce con spensieratezza e dinamismo! Waterfall invece diventa un bagno in un mare di sonorità ipnotiche, quasi shoegazer. Don’t stop invece è una Waterfall mandata al contrario. Entrambi fanno un pezzo unico di trasognante bellezza! Bye bye badman sembra provenire dalla scuola pop di Brian Wilson, con la sua solare melodia e le sue aperture alari in direzione sixties. L’intermezzo di Elizabeth my dear è una ripresa melodica del traditional Scarborough fair canticle reso celebre da Simon & Garfunkel. Riprende il discorso (Song for my) Sugar spun sister, con una ritmica più calzante e aperture melodiche ancora più luminose. Made of Stone invece ha familiarità con i Rolling Stones della prima ora, richiamando qua e là Paint it black. La sghangerata Shoot you down avanza con una ritmica quasi funky. This is the one invece nella sua apertura chitarristica introduce apertamente nuovi elementi che saranno sviluppati nell’epopea del brit-pop anni ’90.
Ci metteranno cinque anni gli Stone Roses per dargli un seguito, che si rivelerà nel deludente Second coming, album nel quale tenteranno approcci col blues, un po’ come i Primal Scream di Give out but don’t give up, guarda caso usciti lo stesso anno. Dopo decideranno di chiudere i battenti, salvo la reunion del 2009 con alcuni concerti e la promessa di un nuovo album.
Gli Stone Roses quindi sono entrati nella storia grazie ad un disco d’esordio tra i più belli e più seminali che potessero essere concepiti e realizzati. Non hanno sentito il bisogno di cavalcare onde di chissà quale successo, gli è bastato dettare leggi perché la musica non si rintanasse in circoli chiusi e senza orizzonti.

 

Gli Stone Roses erano la nostra band, suppongo. Hanno cantato con accenti Madchester, indossavano gli stessi abiti, sono andati negli stessi club e si potevano vedere quali erano i negozi dove compravano stivali e pantaloni a zampa d’elefante. Ma a parte questo quello che ci hanno lasciato nella fredda luce del giorno è la musica: loro hanno aperto a calci le porte per la chitarra negli anni ’80. Sono stati accreditati per la rinascita della musica britannica… Hanno aperto le porte per noi!
(Noel Gallagher)

Luglio 2019: The Stone Roses – THE STONE ROSES (1989)ultima modifica: 2019-07-11T09:09:39+02:00da pierrovox

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