Dicembre 2019: Damien Rice – 0 (2002)

Damien Rice - O

 

Data di pubblicazione: 1 febbraio 2002
Registrato a: 14h Floor Studio (Dublino, Londra), Vector Studio (New York)
Produttore: Damien Rice
Formazione: Damien Rice (voce, chitarra acustica, pianoforte, basso, clarinetto, percussioni, batteria), Lisa Hannigan (voce, pianoforte), Vyvienne Long (violoncello), Shane Fitzsimons (basso), Mark Kelly (chitarra elettrica), Tom Osander (percussioni, batteria), Colm Mac Con Iomaire (violino), Caz (djembe), Doreen Curran (mezzosoprano), Conor Donovan (timpani, percussioni), Jean Meunier (pianoforte), Nicholas Dodd (direttore d’orchestra)

 

Tracklist

 

                        Delicate
                        Volcano
                        The blower’s daughter
                        Cannonball
                        Older chests
                        Amie
                        Cheers darlin’
                        Cold water
                        I remember
                        Eskimo

 

Io cerco di mantenere la mia musica
su un livello il più possibile autentico, artistico
(Damien Rice)

 

Queste sono le parole di Damien Rice ai tempi della pubblicazione del suo disco d’esordio, 0, che si era ritrovato ad essere pubblicato tramite l’etichetta indipendente del suo autore, a passare all’attenzione della critica e del pubblico di tutto il mondo. Il successo può dare alla testa, e pertanto il giovane cantautore irlandese dichiarava di voler restare a più stretto contatto con la realtà, proprio per impedire che la sua musica scivolasse nella banalità.
Dichiarazione d’intenti che rende perfettamente pertanto con chi si ha a che fare: con un tenero e sensibile artista, uno dei quali ha saputo imbastire note e melodie che sanno puntare dritto al cuore, mettendo a nudo tanto la propria personalità, quanto quella di chi lo ascolta. Esattamente come Nick Drake in altri tempi, Damien Rice è un poeta, con una costante tensione vicina all’insoddisfazione perenne per la vita e le sue traversie. Girovago per vocazione (tra le sue mille tappe, si conta anche un periodo di permanenza in Italia, precisamente in Toscana, verso il 1999), Damien Rice si è ritagliato un piccolo spazio nel mondo della canzone folk, tanto da essere considerato uno dei nomi più importanti della canzone d’autore dei primi anni del nuovo millennio.
La sua formazione musicale passa attraverso un periodo in cui ha militato con un gruppo di compagni di scuola, i Juniper, con i quali inciderà persino un album, che però abbandonerà proprio per liberarsi dalle eccessive pressioni che la casa discografica faceva sul gruppo. Questo gli da la possibilità di immergersi nelle sue letture, nei suoi viaggi, nelle melodie che gli circolavano per la testa, e di incidere il suo primo disco, 0, che verrà dapprima pubblicato nella sola Gran Bretagna, e poi nel 2003 nel resto del mondo.
L’album è un gioiello acustico, dove la musica dapprima si mostra tenue e timida, e poi si apre dirompente e densa, esprimendo un incantato desidero di libertà che giace sotto le parole, le note, le melodie, la musica. Ed è proprio quella tensione tra delicatezza e densità che emerge nell’iniziale e incantevole Delicate, schiudendo le porte della malinconia, dove le ferite della vita non uccidono il più che naturale desiderio di ripartire. Emotività che viene ben espressa dal suadente suono degli archi e da un crescendo sempre più emozionale. La seconda, Volcano, viene ripescata dal vecchio repertorio con i Juniper, e si caratterizza per un delicato sovrapporti di voci, quella maschile di Damien Rice, e quella femminile di Lisa Hannigan. Il ritmo vagamente trip-hop e le sottolineature di violino le conferiscono un’atmosfera frizzante e dolente nello stesso tempo. Giunge poi il momento di uno dei pezzi più belli del disco, la struggente The blower’s daughter, con una vena malinconica e nostalgica che la rendono semplicemente bellissima. Un pezzo talmente bello da essere scelto da Nanni Moretti a corredo sonoro per una delle scene più belle de Il caimano, esprimendo l’incanto dei rapporto umani, anche nei momenti più dolori. Una bellezza che folgora, commuove, stringe forti magoni. Quel che si dice un capolavoro! Cannonball invece ha tutt’altra atmosfera: più convenzionale, tanto da ricordare in alcuni punti alcuni tratti delle canzoni radio friendly delle conterranee Corrs. Older chest dal canto suo sembra voler ripartire proprio da quella Bridge over trouble water di Simon & Garfukel, per poi aprirsi in climax fatto di archi e melodie dolenti. Amie è un altro pezzo molto bello, ammiccante alla poetica di Tori Amos, e fatto di contrasti tra nudità acustica ed enfasi orchestrale. Un tenue clarinetto apre Cheers darlin’, che si snoda su giro spagnoleggiante di chitarra, con tanto di corredo di suoni di bicchieri, e un testo sarcastico nel quale Damien Rice brinda alla salute dell’amante della sua amata, chiedendosi tra l’altro quale senso possa avere la sua vita. Giunge il turno di Cold water, una struggente preghiera con toni vagamente jazz, in cui si chiede al Signore se può salvargli la vita. Il duetto con Lisa e il crescendo orchestrale, con tanto di sospiri e cori gregoriani, disegnano lo scenario struggente e tormentato del pezzo. I remember invece vive sulla dicotomia sorprendente di un pezzo che parte in sordina, per poi dimenarsi in una carica strumentale di fortissimo impatto. Chiude il disco un altro ripescaggio dal periodo Juniper: la bellissima Eskimo, che vede in primissima linea Doreen Curran ad elevare un climax impressionante, enfatico e straordinario, che lascia senza fiato. Un’apoteosi musicale!
Un disco come questo non poteva di certo passare inosservato. Dalla maliconia Damien Rice ha tratto una profondissima e felice ispirazione, esattamente come alcuni delle sue fonti: da Tim Buckley a Donovan, da Nick Drake a Simon & Garfunkel. Ed a giusta ragione Damien Rice viene considerato come uno dei cantautori più importanti del nuovo millennio. A 0 succederà nel 2006 l’altrettanto valido 9, che manterrà pressoché inalterate le cifre stilistiche del predecessore. Dopodiché Damien Rice centellinerà le sue uscite discografiche, pubblicando il suo terzo album solo otto anni dopo, nel 2014, con My favourite faded fantasy, che però si rivelerà una prova un tantino più sbiadita, soprattutto se si tiene conto della potenza lirica del suo disco d’esordio. Ad ogni modo è certo che in ciascuno di questi passi la promessa iniziale di non svendere la propria arte è stata ampiamente mantenuta.

 

Damien Rice, un libertino sensazionale della musica folk irlandese, artigiano di canzoni che attaccano alle corde del cuore, come un’ape furibonda
(Evan Schalansky)

 

Dicembre 2019: Damien Rice – 0 (2002)ultima modifica: 2019-12-12T11:55:51+01:00da pierrovox

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