Marzo 2020: Jeff Beck – TRUTH (1968)

Truth

 

Data di pubblicazione: Agosto 1968
Registrato a: Abbey Road Studios, Olympic Sound Studios, De Lane Lea Recordings Studios (Londra)
Produttore: Mickie Most
Formazione: Jeff Beck (voce, chitarra elettrica, chitarra acustica, pedal steel guitar, basso), Rod Stewart (voce principale, cori), Ronnie Wood (basso), Micky Waller (batteria), Madeline Bell (cori), John Carter (cori), Ken Lewis (cori), Clem Cattini (batteria), Anysley Dunbar (batteria), Nicky Hopkins (pianoforte), John Paul Jones (basso, organo), Keith Moon (batteria, timpani), Jimmy Page (chitarra a 12 corde)

 

Lato A

 

                        Shape of things
                        Let me love you
                        Morning dew
                        You shook me
                        Ol’ man river
 

Lato B

 

                        Greensleeves
                        Rock my plimsoul
                        Beck’s bolero
                        Blues deluxe
                        I ain’t superstitious
 

Ti metti a suonare e fai uscire quello
che senti al momento, senza problemi.
Si va avanti e basta
(Jeff Beck)

 

Di tutti i chitarristi della sua generazione, Jeff Beck è uno di quelli che ha maggiormente inciso il suo stile nella storia del rock. Artista serio e dotato di una forte personalità, è stato uno dei chitarristi più importanti per l’evoluzione della chitarra elettrica nella definizione della musica moderna. Il suo stile, rigoroso e variopinto, include una larga varietà di generi che spaziano dal classic rock al blues, dall’hard rock all’heavy metal, dalla fusion al folk, e improntando il tutto in una serie di distorsioni e feedback selvaggi, che per tanto tempo hanno segnato il corso a tutto ciò che è il rock.
Iniziò la sua carriera, come tanti ragazzi, da turnista presso diversi artisti, ma la sua prima ed importante esperienza come musicista rock la ebbe negli Yardbirds, quando sostituì il dimissionario Eric Clapton, attratto dal progetto con John Mayall. Fu esattamente con Jeff Beck in formazione che gli Yardbirds conobbero il loro momento di gloria, diventando uno dei gruppi più influenti ed importanti del rock britannico di metà anni ’60. Carisma e carattere che vengono ben rappresentati nella celeberrima scena del locale rock di Blow-up di Michelangelo Antonioni, che li ritrae in esibizione. Soprattutto in quel frangente emerge il particolare carisma esercitato da Jeff Beck e da Jimmy Page. Ma il percorso con gli Yardbirds era destinato a terminare, e quindi nel 1967 Jeff Beck fonda un gruppo personale, i Jeff Beck Group, chiamando alla bisogna tutta una serie di grandi e promettenti artisti, tra i quali Ronnie Wood e Nicky Hopkins.
In questo secondo percorso della sua carriera, Jeff Beck poté dimostrare ed affinare ulteriormente il suo stile, incidendo due album che possono essere considerati senza dubbio alcuno pietre miliari del nuovo blues, e antesignani dell’heavy metal. Soprattutto il primo disco, Truth, profuma d’un rock antico, musicalmente molto valido, in cui a spiccare sono naturalmente le eccellenti e calorose sezioni soliste tracciate sulla sei corde del frontman.
Si parte da un remake di Shape of things, dove tornano prepotenti le sonorità degli Yardbirds, acide, corrosive, robuste. Si prosegue con Let me love you, blues acido e scandito da ritmi sostenuti da grande verve, tanto da far pensare a Jimi Hendrix in più di un’occasione. Morning dew che con signorilità e passione descrive per bene quale è lo stile di Beck: robusto e in perfetta fusione con tutte le altre influenze derivanti dalle nuove sonorità. A questo punto però giunge un classico del blues, ed è You shook me di Willie Dixon, che poi verrà nuovamente ripresa da Jimmy Page per l’esordio dei Led Zeppelin (non per niente qui c’è come elemento comune John Paul Jones all’organo). Chiude il primo lato l’evocativa Ol’ man river, che tra le altre cose vede Keith Moon alla batteria.
Il secondo lato si apre con l’acquerello popolare di Greensleeves, interamente eseguito alla chitarra acustica. Rock my plimsoul invece si staglia su sonorità decisamente più dure, seguendo i più canonici stilemi blues. Beck’s bolero invece è un interessante e vagamente psichedelico esperimento blues composto da Jimmy Page, per poi incrociare nuovamente il caro vecchio blues d’annata nella lunga, vigorosa, Blues deluxe. Chiude il disco un’altra cover di Dixon: la brillante e sincopata I ain’t superstitious.
Per la realizzazione di questo disco Jeff Beck si contornò di musicisti brillanti, e di un Rod Stewart in stato di grazia. Ma soprattutto possiamo tranquillamente affermare che in quest’album risiedono le peculiarità dell’hard rock, che da lì a poco prenderà il sopravvento.

 

Jeff Beck è il miglior chitarrista in Inghilterra
(Jimi Hendrix)

Marzo 2020: Jeff Beck – TRUTH (1968)ultima modifica: 2020-03-19T12:07:36+01:00da pierrovox

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