Marzo 2020: Robert Fripp & Brian Eno – (NO PUSSYFOOTING) (1973)
Data di pubblicazione: Novembre 1973
Registrato a: Eno’s House, Command Studios (Londra)
Produttore: Robert Fripp & Brian Eno
Formazione: Robert Fripp (chitarra elettrica), Brian Eno (sintetizzatori, tastiere, trattamenti elettronici)
Lato A
The heavenly music corporation
Lato B
Swastika girls
“Io non vivo nel passato.
Ho sempre in mente di fare qualcosa di nuovo”
(Brian Eno)
Due geni che si incontrano e danno vita ad una collaborazione fruttuosa. Nel 1973 Robert Fripp era reduce dalla sua fuoriuscita dai King Crimson, una delle band cardine del genere progressivo, mentre Brian Eno era appena fuoriuscito dai Roxy Music, desideroso di avviare una carriera da solista. Quando si incrociano, pensano a qualcosa di mai provato prima nel corso della storia del rock, e ciò non aveva tanto a che fare con la composizione, ma con le tecniche di registrazione. In particolare si prende una vecchia idea di Terry Riley, definita “time-leg accumulator”, che consisteva nell invio di un segnale (in questo caso il suono della chitarra suonata da Fripp) ad un registratore a bobina Revox, che lo incide una prima volta; il nastro appena inciso passa in tempo reale su un secondo Revox, che si limita a leggerlo e a rimandare il segnale al primo. L’effetto all’ascolto è che ogni nota suonata viene ripetuta diverse volte a distanza di qualche secondo, come in una eco molto lenta. Man mano che nuove note vengono suonate, esse si sommano all’ascolto a quelle precedenti in una sorta di sovraincisione all’infinito, limitata soltanto dal fatto che, ad ogni passaggio, le note “più vecchie” perdono volume a vantaggio delle “nuove”. Si ottiene pertanto un suono stratificato, interessante, stimolante, che poi detta le nuove regole della musica elettronica degli anni ’70.
Il primo album della collaborazione Fripp & Eno spalma sulle due facciate due lunghe improvvisazioni, in cui l’eclettismo del primo e il suo cinismo maniacale per lo strumento trovano il giusto complemento con il rigore introspettivo dell’altro. Una sequenza imprevedibile di assolo liberi che si dribblano in giri frenetici, si aggrovigliano tra le traiettorie dei sintetizzatori manipolatori di Eno, modificati, rallentati, filtrati in un magma sonoro dalle tinte abrasive, anticonvenzionali sino in fondo. È la nascita di un tipo di rock evoluto che rilegge con intelligenza l’esperienza avanguardistica e la mette al servizio dell’elettronica futura. Una jam di studio basilare che quando prende coscienza delle proprie mutazioni elettroniche, autodistrugge tutto perché lo scopre inutile.