Giugno 2020: Amy Winehouse – BACK TO BLACK (2006)

Back to black

 

Data di pubblicazione: 27 ottobre 2006
Registrato a: Allido Studios, Chung King Studios, Daptone Studios (New York)
Produttore: Mark Ronson & Salaam Remi
Formazione: Amy Winehouse (voce, chitarra), John Adams (organo, piano, piano elettrico), Trony Auxilly-Wilson (batteria, cembalo), Victor Axelrod (piano elettrico), Mark Berrow (violino), Dave Bishop (sassofono), Rachel Bolt (viola), Chris Davis (sassofono), Liz Edwards (violino), Richard Edwards (trombone), Cochemea Gastelum (sassofono), Binky Griptite (chitarra), Dave Guy (tromba), Peter Hanson (violino), John Heley (cello), Vincent Henry (sassofono, clarinetto, flauto, chitarra, piano), Joley Koos (cello), Sam Koppelman (percussioni), Boguslaw Kostecki (violino), Andy Mackintosh (sassofono), Perry Mountague-Mason (violino), Nick Movshon (basso), Everton Nelson (violino), Tom Piggott-Smith (violino), Anthony Pleeth (cello), Bruce Purse (tromba), Jonathan Rees (violino), Salaam Remi (basso, batteria, chitarra, piano), Frank Ricotti (percussioni), Mark Ronson (cembali), Steve Sidwell (tromba), Mike Smith (sassofono), Homer Steiweiss (batteria), Neal Sugerman (sassofono), Jamie Talbot (sassofono), Jon Thorne (viola), Chris Tombling (violino), Helen Tunstall (arpa), Bruce White (viola), Katie Wikilson (viola), Warren Zielinski (violino)

 

Tracklist

 

                        Rehab
                        You know I’m no good
                        Me & Mr Jones
                        Just friends
                        Back to black
                        Love is a losing game
                        Tears dry on their own
                        Wake up alone
                        Some unholy war
                        He can only hold her

 

Tutto mi da ispirazione, tutto ciò che accade nella vita
(Amy Winehouse)

 

Londra, 23 luglio 2011, Amy Winehouse viene ritrovata morta, riversa sul suo letto, nel suo appartamento di Camden Square da una sua guardia del corpo. In qualche modo una “morte annunciata”, considerato lo stile di vita poco ortodosso condotto dalla giovane cantante londinese, ma quello che ancora una volta sconvolse all’epoca fu il fatto che Amy rientrava, con quella morte, nel famigerato “Club dei 27”, facendo compagnia a Robert Johnson, Brian Jones, Janis Joplin, Jimi Hendrix, Jim Morrison e Kurt Cobain. Tutti devastati da uno stile di vita maledetto, e tutti accomunati da una morte prematura che spezzava le ali a dei talenti formidabili. Amy Winehouse rientra a far parte di questo maledetto club non solo perché ha spezzato subito la sua vita, immolandola sull’altare dell’eccesso e della sregolatezza (addirittura nel 2010 Keith Richards – si proprio lui, non certo un monaco di clausura – arriverà a redarguirla severamente sul suo stile di vita eccessivamente sregolato, invitandola a smetterla subito con le droghe e l’alcool). Non saranno poche le situazioni in cui lei stessa sarà vittima di rotocalchi gossippari che sbattevano in prima pagine le sue esuberanze (come quella del 2008 in cui in Sun si farà portatore della promulgazione di una suo video in cui lei veniva ripresa a fumare crack), oltre a concerti andati letteralmente a puttane proprio perché lei era totalmente incapace di tenere il palco, poiché una volta vi saliva in totale stato confusionale, altre volte perché era troppo ubriaca per reggersi in piedi, e altre volte ancora perché trovava eccitante rovinare tutto. Ma questo è quello che si dice di lei, e alcuni episodi sono sono lo squallido contorno di una storia di suo molto triste, di una ragazza eccentrica che forse aveva perso la bussola della sua vita quotidiana, ma che in fondo cercava solo amore, in modo disperato, forsennato. Amy Winehouse era una donna amante della vita, vi ci trovava sempre più spunti di bellezza, di curiosità e di grande amore. Ma non sempre la vita imita l’arte, e quindi il disordine che l’ha stritolata è diventata la cifra stilistica che l’ha contraddistinta.
Quello che però si dice poco è che Amy Winehouse era una grande artista, una delle voci più importanti della scena pop inglese del nuovo millennio, oltre che uno dei personaggi di spicco in senso totale. La sua voce, il suo stile, eccentrico, eppur così raffinato, è diventato un punto di riferimento per tante altre artiste che hanno intrapreso la carriera musicale negli ultimi anni, da Adele, a Lana Del Rey, per arrivare alle italiane Nina Zilli e Giusy Ferreri. In particolare Amy Winehouse si è fatta promotrice di una sorta di rinascita della black music degli ultimi anni, concentrando in essa l’incrocio incredibile di diverse culture. Una bianca che canta da nera, e lo sa fare con classe e incredibile bravura! E in tutta quest’arte Amy Winehouse metteva tutta sé stessa, senza veli o altro che potesse rendere falsa la sua musica. Non misconosceva i suoi limiti e le sue imperfezioni, semmai queste diventavano la semente buona per poter creare qualcosa destinato a rimanere per sempre.
Dopo l’esordio con Frank nel 2003, Amy ottiene il successo planetario con Back to black, uscito nel 2006, e perla assoluta di scrittura e interpretazione, oltre che realizzato con un cast imponente ed impressionante, ponendola tra le più grandi di sempre, da Aretha Franklin a Billie Holiday. Amy non si rivela solo come una brava interprete, ma affina la sua arte in modo che il suo nome sia d’ora in poi punto di riferimento costante. Una stella appunto che sa brillare nel firmamento del pop.
Ed in questo Back to black è un album di una bellezza incredibile, a partire proprio dal funk nero in apertura di Rehab, in cui la Nostra non misconosce per niente le sue dipendenze da alcool e droghe, e racconta dei suoi percorsi di riabilitazione, e della sua debolezza a saper resistere alle tentazioni. Amy si mette subito a nudo, seppur lo faccia con una certa sfacciataggine. Il mondo di Amy Winehouse non è quello fatto da casa e chiesa: il suo mondo è quello dell’espressione di una vita eccentrica, maledetta, sempre persa dietro all’eccesso. E in You know I’m no good si lancia in una sorta di dialogo in cui si confessa apertamente, manifestando un animo inquieto, non di certo propenso ai buoni sentimenti. La musica è un boogie irresistibile con qualche tessitura hip-hop. Me & Mr Jones invece si aggrappa alla tradizione black rockabilly, gospel d’altri tempi, tanto che pare di sentire una nuova Nina Simone, una nuova Ella Fitzgerlad. Just friends invece tesse delle trame sonore prese dal reggae in maniera voluttuosa e spassionata. Giunge il tempo della straordinaria title-track, posta al centro del disco, densa di pathos nero, imperiosa nella sua solenne interpretazione, e che tra le altre cose vanta un videoclip di mirabile bellezza, con Amy Winehouse che partecipa ad un funerale (il suo?). L’invito è a tornare alla musica black, alle origini di tutto ciò che è stato musica, e ripulire tutto quello che vi è stato costruito su, per esprimersi in un canto di autentica purezza. La spectoriana Love is a losing game invece si esprime sublime in una negativa riflessione sull’amore e le sue passioni, vissute dall’autrice con cinismo e disillusione. Try dry on their own richiama da vicino la black music degli anni ’70, riportandoci alla memoria gente come Bobby Womack. Mentre Wake up alone si erge tristemente sulla sua condizione personale, in cui lei fa i conti con la sua solitudine, nonostante la sua celebrità, con un tappeto sonoro che riporta nelle zone di Memphis. Some unholy war riapre le trame reggae su un tema particolarmente caldo come quello della violenza, delle differenze. Il finale è affidato alla speranzosa He can only hold her. E ci piacerebbe che questa fosse stato anche un bell’auspicio per lei, che qualcuno abbia potuto fermarla, bloccarla, e amarla, impedendole di perfezionare il suo processo di autodistruzione. Back to black è un disco sublime, uno degli album più belli e importanti del nuovo millennio (nel 2007 verrà pubblicata un’edizione deluxe del disco, cui verrà aggiunto un secondo cd). Non inventa nulla, ma interpreta magistralmente le lezioni imparate dai grandi, e lo fa con la classe e la convinzione di non dover aver timore d nulla. Amy Winehouse era una grande artista, una stella purtroppo cadente, ma la scia della sua grazia ha balenato davvero tanto da aver lasciato un’eredità che brillerà per sempre!

 

Amy Winehouse è stata benedetta da una voce in grado di trasformare anche i sentimenti più banali in istruzioni potenti. Lei può essere il cuore spezzato, ma usa quel dolore torcendo le cicatrici emotive per dar corpo alle sue canzoni
(Joshua Klein)

Giugno 2020: Amy Winehouse – BACK TO BLACK (2006)ultima modifica: 2020-06-22T11:47:22+02:00da pierrovox

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