Febbraio 2021: Kyuss – BATTLE FOR THE RED SUN (1992)

Blues for the red sun

 

Data di pubblicazione: 30 giugno 1992
Registrato a: Sound City Studios (Los Angeles)
Produttore: Chris Goss
Formazione: John Garcia (voce), Josh Homme (chitarre), Nick Oliveri (basso), Brant Bjork (batteria)
 

Tracklist

 

                        Thumb
                        Green machine
                        Molten universe
                        50 million year trip               
                        Thong song
                        Apothecaries’ weight
                        Caterpillar march
                        Freedom run
                        800
                        Writhe
                        Capsized
                        Allen’s wrench
                        Mondo generator
                        Yeah

 

La musica non si sbaglia mai.
Potrebbe non piacere, ma è sempre
un ottimo modo di spiegare le cose del genere
(Josh Homme)

 

Verso la fine degli anni ’80, il metal aveva quasi del tutto esaurito il suo carico potenziale, tanto che pareva che cominciasse a girare un po’ troppo su sé stesso. Quand’ecco che una band californiana se ne venne fuori con una formula del tutto scoppiettante, che molti hanno poi tramandato alla storia col nome di “stoner rock”. Praticamente si cercava di far confluire nell’heavy metal tutte le varie influenze provenienti dal blues, dal rock psichedelico, dall’acid rock, trovando una formula del tutto nuova per un genere che così ritrovava vita e forza. Quella band si chiamava Kyuss, ed era composta da quattro ragazzi di Palm Desert, nel sud della California. Si può senza alcun dubbio considerare che è grazie a loro se il metal ha ritrovato slancio e vitalità, oltre ad essere stati i pionieri del genere che abbiamo appena menzionato.
La band esordisce verso la fine degli anni ’80, registrando il materiale che poi andrà a corredare Sons of Kyuss, il loro primo disco, pubblicato nel 1990. In quest’album ci sono già tutti gli elementi che andranno a dare forza al genere in nascita. Lo seguirà un più maturo Wretch, anche se più declinante verso un tradizionale hard rock. I due dischi però non faranno ottenere alla band il successo sperato.
Ma tanto basterà per far accendere l’attenzione di Chris Goss sui ragazzi, che si propone di produrre il loro terzo album. E dal quell’incontro viene fuori Blues for the red sun, che molti riconoscono come il loro capolavoro assoluto, oltre che album pioniere dello stoner rock. Un’autentica pietra miliare.
Il disco in questione è una robusta e cupa rappresentazione hard rock con tanto di influenze psichedeliche, blues d’annata e divagazioni acide. Qualcosa perfettamente in linea con lo spirito devastatore del grunge che stava prendendo piede, ma ancora più denso di umori cupi e decadenti. Insomma, se i Nirvana guardavano con fierezza al punk rock e all’alternative rock, i Kyuss non disdegnavano i Led Zeppelin e i Black Sabbath, o anche i primi Metallica.
Il disco si apre con le atmosfere ipnotiche di Thumb, sulla quale si ergono i mastodontici riff al sangue di Josh Homme, esplodendo in una virulenta battaglia sonora degna dei Metallica più pesanti. E si passa immediatamente al riff nervoso e metallico di Green machine, dove si viene letteralmente subissati da una caterva di suoni pesanti e pestoni. Lo strumentale Molten universe invece prosegue a tentoni in una tensione sempre molto cupa e spaventosamente dark. 50 million year trip giunge con i suoi vortici assordanti, una batteria pesante e un Jerry Garcia in preda ad un trance. Vive invece di stati d’animo alternati Thong song, dove da momenti quasi silenziosi si passa a fragorosi ritornelli. Apothecaries’ weight invece si presente come una strumentale ballata psichedelica, piena di acide distorsioni. A questa segue un altro breve intermezzo strumentale, che poi collega immediatamente con la seconda parte del disco: Caterpillar march.
Freedom run è uno dei pezzi più psichedelici del disco, e non solo per la sua lungaggine, ma proprio per l’assalto sonoro che in certi punti ci fa pensare a Jimi Hendrix. L’intermezzo 800 serve da quasi introduzione al grunge Writhe, molto vicino a certe sonorità dei Pearl Jam. L’acustico schizzo di Capsized invece ci porta ad Allen’s wrench. Si va sul finale con lo sfogo psichedelico di Mondo generator, per poi chiudere con uno “Yeah”.
Blues for the red sun è un capolavoro del rock dei primi anni ’90, capace di fondere tradizione e innovazione in quattordici solchi. I Kyuss procederanno ancora con altri due dischi, anch’essi molto buoni. Ma i repentini cambi di formazione e qualche problema interno porteranno la band allo scioglimento nel 1997, salvo qualche sporadica reunion con nomi diversi. I vari membri della band si daranno da fare per altri progetti, altrettanto validi, forti e devastanti. Esattamente come questo disco che abbiamo appena descritto: forte e devastante!

 

I loro nastri sono cresciuti dentro di me, così sono andato al loro primo concerto a Los Angeles in un piccolo bar chiamato Gaslight. Hanno spazzato via il timore che potessero essere prodotti con un suono metal anni ’80. Il Metal all’epoca era sottile e senza personalità. I Kyuss invece erano l’antitesi di tutto questo!
(Chris Goss)

 

Febbraio 2021: Kyuss – BATTLE FOR THE RED SUN (1992)ultima modifica: 2021-02-04T07:04:26+01:00da pierrovox

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