Maggio 2021: Simple Minds – NEW GOLD DREAM 81-82-83-84 (1982)

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Data di pubblicazione: 13 settembre 1982
Registrato a: The Town House (Londra)
Produttore: Peter Walsh
Formazione: Jim Kerr (voce), Charlie Buchill (chitarra, effetti sonori), Michael MacNeil (tastiere, effetti sonori), Derek Forbes (basso), Mel Gaynor (batteria), Mike Ogletree (batteria), Kenny Hyslop (batteria), Sharon Campbell (voce), Herbie Hancock (tastiere)

 

Lato A

 

                        Someone somewhere in summertime
                        Colours fly and Catherine wheel
                        Promised you a miracle
                        Big sleep
                        Somebody up there likes you
 

Lato B

 

                        New gold dream (81-82-83-84)
                        Glittering prize
                        Hunter and the hunted
                        King is white and in the crowd

 

La musica rock è un veicolo brillante.
Ѐ davvero una musica popolare, musica per la gente
(Jim Kerr)

 

Gli anni ’80 sono considerati da molti come il periodo della musica sintetica, o più banalmente riconosciuta come “commerciale”, plastificata. In un certo senso gli anni ’80 sono il decennio dell’edonismo per eccellenza, del consumismo come stile di vita, e del disimpegno dopo la sbornia politica del decennio precedente, ma liquidarli come una sorta di “amore di plastica” è oltremodo riduttivo, anche se è vero che all’inizio del decennio si imposero nuovi suoni, nuove consonanze, nuovi stili.
Il pop sintetico era derivativo della new wave, solo che rispetto a quella, preferiva degli spazi di luce più ampi, e di conseguenza c’era anche più luce nelle note, rispetto al decadentismo post punk. Una delle correnti che si impose nel grande corso del synth pop fu quella della new romantic, che ispirandosi al glam rock di scuola Bowie e Roxy Music, ne proiettava una dimensione più leggera, fruibile, “ballabile”. Furono molti i fenomeni musicali che si imposero in questo sottogenere, e tra questi emersero senza ombra di dubbio gli scozzesi Simple Minds.
La band iniziò il suo percorso verso la fine degli anni ’70, ispirandosi alle note correnti della new wave, tra incursioni elettroniche e fascinazioni decadenti, ma ben presto il suo destino sarebbe stato segnato dalla fusione tanto dei beat sintetici del nuovo pop, seguendo il filone di Soft Cell o Depeche Mode, quanto dell’epica intensa di band romantiche e appassionate come U2 o Ultravox. Questo li rese una validissima alternativa al pop sdoganato da Duran Duran o Spandau Ballat.
Il loro capolavoro giunge col quinto disco, New gold dream, da molti considerato come uno degli esempi più influenti di tutta la new wave. I Simple Minds cominciarono a lavorare al disco durante alcune pause di un loro tour in Australia nel 1981, ma lo completarono a Londra, e per la bisogna chiamarono in cabina di regia Peter Walsh. Il disco contiene delle autentiche gemme in bilico tra frequenze sintetiche e cantautorato elegante.
Si apre con Someone somewhere in summertime, sorretto da delle chitarre scintillanti che fanno pensare immediatamente ai Cure meno decadenti (e chissà se questi ultimi non abbiano poi curato la loro formazione sonora con abbondanti ascolti di quest’album per la realizzazione di dischi come Kiss me, kiss me, kiss me o Disintegration) e lancia ponti verso i Sister of Mercy. Si va poi verso il funky elettronico di Colour fly and Catherine wheel, che incrocia i primi Depeche Mode con alcuni elementi della black music. Poi giunge la festa sintetica di Promised you a miracle, ed è facile capire dove andranno a parare nel tempo gente come Madonna o Cindy Lauper per le loro danze modaiole. Big sleep invece è un funky rallentato, che procede a tentoni, con scintille sintetiche ad enfatizzare un’atmosfera dolcemente notturna. Ed è un’enfatica e strumentale Somebody up there likes you che chiude il primo lato.
Si riparte con l’effluvio tastieristico di una progressiva title-track, che non a caso nel titolo tra parentesi porta una progressione numerica che va verso il futuro. Come se questa musica volesse prevedere qualcosa che deve ancora venire. Glittering prize invece fu il singolo di lancio del disco, ed ha tutte la qualità del pezzo che sfonda in radio, tra orecchiabilità immediata, melodia cristallina e arrangiamenti ammiccanti ad un funky-pop irresistibile. Hunter and the hunted si ammanta invece di un vestito sonoro favolistico, incantato, eppure così stupendamente alla moda.  Si chiude con King is white and in the crowd, più vicina alle sonorità gelide della new wave più cupa e decadente.
New gold dream resta un’autetica gemma di un gruppo che ha ottenuto un grande successo commerciale (si pensi anche all’irresistibile singolo Don’t you forget about me), ma che spesso però è stata sottovalutata da critica e addetti ai lavori. Esattamente come gli U2 o i Depeche Mode, ha saputo rappresentare lo spirito di un’epoca, e ha saputo conservarlo per il tempo a venire. E non è certo una cosa da poco!

 

In passato i Simple Minds mi hanno stupito e impressionato, ma raramente mi hanno emozionato. Improvvisamente, in New gold dream, hanno convertito la loro paura dei sentimenti e hanno cominciato a splendere
(Mark Cooper)

 

Maggio 2021: Simple Minds – NEW GOLD DREAM 81-82-83-84 (1982)ultima modifica: 2021-05-27T07:55:02+02:00da pierrovox

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