Settembre 2023: The Pretty Things – S.F. SORROW (1968)

S.F. Sorrow

 

Data di pubblicazione: Dicembre 1968
Registrato a: Abbey Road (Londra)
Produttore: Norman Smith
Formazione: Phil May (voce), Wally Allen (chitarra, basso, strumenti a fiato, pianoforte, cori), Dick Taylor (chitarra, cori), John Povery (organo, sitar, percussioni, cori), Twink (batteria, cori), Skip Alan (batteria)
 

Lato A

 

                        S.F. Sorrow is born
                        Bracelets of fingers
                        She says good morning
                        Private sorrow
                        Ballon burning
                        Death

 

Lato B

 

                        Baron Saturday
                        The journey
                        I see you
                        Well of destiny
                        Trust
                        Old man going
                        Loneliest person

 

Quando ascolti grandi dischi come S.F. Sorrow
inizi a vivere una grande esperienza
(Phil May)

 

Uno dei primissimi concept album nella storia della musica, S.F. Sorrow, è pura magnificenza sonora realizzata agli Abbey Road, laddove i Pink Floyd avevano appena registrato il loro mitico The piper at the gates of dawn. L’album ha un mix pazzesco e dal punto di vista sonoro rappresenta l’apice di ciò che si poteva fare in quel momento. Nessun suono da buttare via. Tutto è divino. Ed è anche importante ricordare che, come molti dischi psichedelici dell’epoca, questo album non potrebbe essere più cupo nel tema. E sì, la musica psichedelica non è solo un leccalecca piccante e adorazione del sole. C’è anche una grande disillusione lisergica che accompagna questa era. Dopo, tutto SF Sorrow è la storia di Sorrow, un giovane che si sente male con sé stesso che si confronta con l’amore, la guerra, la morte, il lutto, la demenza e che finisce come un vecchio misantropo, solo nel volto di un passato che è al di là di lui.
I primi tre pezzi sono la parte innocente della storia: la nascita e la giovinezza di Sorrow. S.F. Sorrow is born è un’ottima introduzione che dà il tono al disco: effetti di tastiera davvero fluttuanti e proto-prog-liziosi, scratch acustici, un basso indimenticabile e un ritornello dannatamente orecchiabile. Bracelets of fingers si apre con alcuni canti insoliti prima di presentarci la giovinezza del nostro amato protagonista, il tutto pieno di quel sitar intossicato e di criptici riferimenti alla masturbazione. She says good morning è il luogo in cui Sorrow si innamora di un grande boost dell’era Revolver dei Beatles.
Private sorrow è magnifico. Il nostro amico è chiamato alla guerra. Le percussioni militari, il flauto austero e la falsa gioia imperante ci ricordano che il tempo dell’incoscienza è finito. Ora è il momento dell’ordine e del caos. E non è questa tastiera stranamente infantile che ci farà sorridere. Balloon burning o la morte della fidanzata di Sorrow in questo Zeppelin in fiamme. Scena atroce portata da queste voci monocorde quasi parlate e questa chitarra sporca che ricorda i Velvet Underground. Tutto il buon umore è andato per sempre. È quindi il momento di addii strazianti e funerali su una Death emozionante. Questi sitar funebri e questo basso palpitante sono favolosi con la tristezza… Un grande momento di musica oscura!
La seconda parte si apre con Baron saturday, una sorta di nebuloso rovescio di I am the walrus di Lennon, che scivola rapidamente in meandri percussivi e tribali prima di riportare la sua assurda melodia a pera. The journey è l’inizio di una discesa negli inferni di follia e depressione per il povero Sorrow. Il tutto prosegue nella cupa bellezza di un I see you che combina meravigliosamente passaggi acustici ed elettrici. Lacrime, abissi e paure ci sono. E il pezzo si conclude con un episodio sconcertante in cui sentiamo questa voce satanica, ipersatura e orribilmente distorta, che perfora la musica e la seppellisce sotto diecimila tonnellate di disagio. Well of destiny è davvero il momento più sperimentale della disco: un minuto e quaranta di musica concreta iper glauca, che un certo gruppo tedesco di nome Can non avrebbe smentito in un album chiamato Tago Mago.
Trust inizia il trittico della conclusione. Grande canzone che musicalmente si riconnette con l’euforia dell’inizio, i testi sono comunque lontani dall’essere molto gioiosi. Old man going, con le sue melodie da inno proto-heavy-metal e il ritmo in stile Amon Düül, è l’ultimo respiro del nostro eroe, mentre si prepara ad affrontare la propria fine, pieno di rabbia, non avendo capito nulla del suo passaggio sulla Terra. Il suono è iper-saturo e molto acerbo. Rimpianti, delusioni, frustrazioni, odio. Tutto questo si fa sentire alla potenza di dieci ascoltando questo gioiello di Space Rock. L’album si chiude magnificamente con una coomovente Lonelist person. S.F. Sorrow è uno dei grandi dischi “dimenticati” dell’era psichedelica. Da scoprire con urgenza!

Settembre 2023: The Pretty Things – S.F. SORROW (1968)ultima modifica: 2023-09-04T09:12:05+02:00da pierrovox

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