Gennaio 2021: Mogwai – YOUNG TEAM (1997)

Young team

 

Data di pubblicazione: 27 ottobre 1997
Registrato a: MCM Studios (Hamilton)
Produttore: Paul Savage & Andy Miller
Formazione: Stuart Braithwaite (chitarra, xylofono), Dominic Aitchison (basso), Martin Bulloch (batteria), John Cummings (chitarra), Brandan O’Hare (piano, chitarra), Barry Burns (monologo), Mari Myren (monologo), Aidan Moffat (voce), Shona Brown (flauto)
 

Tracklist

 

                        Yes! I’m a long way from home
                        Like Herod
                        Katrien
                        Radar maker
                        Tracy
                        Summer
                        With portfolio
                        R U still in 2 it
                        A cherry wave from standed youngsters
                        Mogwai fear Satan
 

La nostra unica arma è l’istintività. Per questo
non ci sentiamo intellettuali né ci definiamo artisti
(Stuart Braithwaite)

 

Ad inizio decennio gli Slint hanno coniato uno stile da molti definito come “post rock”, ossia una genere capace di “suonare al rallentatore”, e di scandagliare nel suono l’anima della musica. Il rock aveva detto tutto quello che c’era da dire, o forse, ma resta il fatto che allungando i tempi, dilatando il suono, e scandendo il ritmo era possibile ricreare una apoteosi sonora mistica e schizofrenica.
Tra i gruppi cardine del genere si annoverano gli scozzesi Mogwai, che presero il nome della band proprio dal mondo delle creature del film Gremlins, forse perché il loro approccio alla musica ha qualcosa di particolarmente magico, fatato, surreale. Attraverso digressioni, feedback, atmosfere quiete e pacate alternate a forti dosi di schizofrenia, i Mogwai hanno saputo consolidare ciò che gli Slint, con l’immortale Spiderland, hanno dato alla nascita, e cioè il già nominato “post rock”.
Il loro approccio alla composizione, per loro stessa ammissione, non ha nulla di particolarmente intellettualistico, come invece era priorità del progressive, ma si basa su intuizioni particolarmente istintive, col “carpe diem” come filosofia artistica di vita.
Pietra miliare della loro carriera è appunto l’esordio Young team, che seguiva una manciata di singoli ed ep promettenti. In questo disco i Mogwai condensano tutta la loro arte, e la consegnano alla storia come manifesto sonoro del post rock. Il disco si compone di dieci canzoni, che sembrano dieci movimento, ognuno con una personalità particolarmente intensa, dove si intrecciano arpeggi e feedback, rallentamenti e accelerazioni impulsive. Inizia con le atmosfere bucoliche e rilassate di Yes! I’m a long way from home, salvo poi accendersi sul finale. Il viaggio prosegue con la lunga digressione di Like Herod, dove ai silenzi si alternano robuste fiammate chitarristiche, lasciando intravedere l’evangelica strage degli innocenti, e la follia del re della Galilea. E sul finale della canzone non resta che cenere sonora che si disperde… Katrien prosegue con gli stessi fraseggi chitarristici, ma a differenza del pezzo precedente, la rabbia sonora che esplode, qui appare più contenuta. Il piccolo intermezzo pianistico di Radar maker smorza le atmosfere tese del disco, gli dona un’aura pacificata, e lega con Tracy, dilatata ed eterea composizione, dove la dimensione metafisica prende piede. Summer invece si riappropria dei fraseggi delle chitarre, e di una ritmica sostenuta, accendendosi solo per lasciar intravedere la luce. With portfolio invece prosegue il discorso disteso, con un’atmosfera pianistica disturbata da una serie di rumorismi beffardi. E sono questi che ci portano diretti a R U still in 2 it, che si occupa di saldare patti artistici con il mondo dello slowcore, e a tal guisa serve anche la collaborazione di Aidan Moffatt degli Arab Strap. A cherry wave with stranded yougsters non è altro che uno schizzo pianistico che si propone di lanciare l’ascoltatore nell’abisso apocalittico finale di Mogwai fear Satan, tra basi ritmiche ossessive, muri di chitarre distorte e una marea di emozioni contrastanti a cavalcare gli oltre sedici minuti del brano.
Possiamo tranquillamente sostenere quindi che se Spiderland degli Slint apriva il cerchio, Young team dei Mogwai lo chiude perfettamente, suggellando un acume artistico di straordinario impatto. E per il resto della loro carriera i Mogwai hanno improntato le loro ossessioni sonore in dischi sempre di alto livello, e guardando però anche ad altri generi musicali, compreso il prog e la psichedelia. Ma Young team, così feroce, monolitico e frastagliato, resta uno dei punti cardine di tutto il rock degli anni ’90!

Gennaio 2021: Mogwai – YOUNG TEAM (1997)ultima modifica: 2021-01-25T09:48:33+01:00da pierrovox

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