Febbraio 2021: Syd Barrett – BARRETT (1970)

Barrett

 

Data di pubblicazione: 14 novembre 1970
Registrato a: Abbey Road Studios (Londra)
Produttore: David Gilmour & Richard Wright
Formazione: Syd Barrett (voce, chitarre), David Gilmour (basso, organo, batteria, chitarra a dodici corde), Richard Wright (piano, harmonium, organo Hammond), Vic Saywell (tuba), Jerry Shirley (batteria, percussioni), John Wilson (batteria, percussioni)

 

Lato A

 

                        Baby lemonade
                        Love song
                        Dominoeus
                        It is obvious
                        Rats
                        Maisie
 

Lato B

 

                        Gigolo aunt
                        Waving my arms in the air
                        I never lied to you
                        Wined and dined
                        Wolfpack                   
                        Effervescing elephant
 

Shine on you crazy diamond

Syd Barrett era un conclamato genio! Ma come tutti i geni, la sua personalità era talmente eccentrica, sfuggente e imprevedibile, che non molti sapevano seguirlo. Ma lui era capace di captare suoni, melodie e ritmi che (parafrasando il celebre monologo di Rutger Hauer in Blade runner) “voi umani non potreste nemmeno immaginare”. Lui stesso, e in diverse occasioni, ebbe a sostenere che i suoni e le melodie gli erano suggerite da figure incorporee, provenienti da distanze siderali, spaziali. Uno così o è un matto o è un genio…
Ma spesso nella follia c’è del metodo, e la disciplina sonora di Syd Barrett aveva portato alla ribalta i Pink Floyd dei primi tempi, attraverso una serie di suoni mai sentiti prima. Eh si che eravamo nel pieno dell’esplosione della musica psichedelica… Un album come The piper at the gates of dawn è un autentico capolavoro di suoni provenienti da altri mondi (e alimentati di certo con massicce dosi di allucinogeni e droghe sintetiche), che davano la sensazione di trovarsi di fronte ad una “musica a colori”.
Ma, diversamente dalle altre stelle del rock di quel periodo, un tale capolavoro nello stesso tempo segnò il punto di non ritorno per la carriera di Barrett nel gruppo che egli stesso aveva fondato, alimentato da eccessi, abuso di sostanze sintetiche, che aveva letteralmente messo a dura prova la sua stabilità mentale e fisica. Iniziarono segnali di evidente schizofrenia che lo portarono man mano ad abbandonare i Pink Floyd. Insomma, da leader carismatico, eccentrico e bizzarro, il destino di Barrett pareva quello di rintanarsi a vita privata, e uscire di soppiatto dalle luci della ribalta. Nei Pink Floyd giunse l’amico David Gilmour, che seppe raccoglierne degnamente l’eredità, anche se gli mancavano le bizzarrie visionarie del “Crazy Diamond”.
Barrett però non volle abbandonare la musica, e nel 1968 si mise a lavoro per mandare in porto una carriera da solista. Il primo passo fu segnato dall’eccellente The madcap laughs, composto perlopiù da idee che aveva in serbo per i Pink Floyd. L’album fu accolto molto favorevolmente da pubblico e critica, ma ciò non aiutava il giovane Syd ad uscire dall’oscuro labirinto in cui si era cacciato.
Questo però non gli impedì di mettere mai alla lavorazione del suo secondo disco, che fu il suo vero e proprio canto del cigno, degno capolavoro di una carriera che purtroppo non troverà mai più la possibilità di spiccare il volo verso la meritata fama, esattamente come capiterà ai compagni Pink Floyd.
Il disco fu realizzato nel corso del 1970, e alla bisogna furono chiamati David Gilmour e Richard Wright. Syd Barrett ebbe così la possibilità di dare maggiore fuoco e splendore alle già geniali idee che avevano pervaso il disco precedente, e facendo propria l’esperienza con la band, e l’influenza di altri artisti dell’ambiente psichedelico, seppe ottenere qualcosa di straordinariamente eterno.
Barrett si apre col jingle byrdsiano di Baby lemonade, e prosegue con una Love song rarefatta e scanzonata, ideale rappresentazione sonora di un qualunque probabile film di Antonioni ambientato a Londra. Dominoes giunge col suo passo felpato e cadenzato, sinuosa e sensuale come una gatta. Si prosegue ancora con una stralunata e favolistica It is obvious, la cui vena surreale viene interrotta dal blues voodoo e tribale di Rats. Chiude il primo lato il blues gutturale di Maisie, che pare anticipare alcune cacofonie bofonchiate dallo sciamano Tom Waits negli anni ’80.
Gigolo Aunt apre il secondo lato, con una vena gioia e un mood velatamente jazz, ripescando qualche spunto dai primi Pink Floyd o al limite dai Beatles psichedelici. Waving my arms in the air invece giunge con i suoi suoni filtrati dall’acido, come una surreale passeggiata nella Londra piovosa, ma alimentata dall’Lsd. Il pezzo fa ovviamente riferimento alle modalità di esibizione che Syd Barrett aveva quando militava ancora nei Pink Floyd. E il brano si collega immediatamente con I never lied to you, fondendosi come una stralunata canzone d’amore che unisce due corpi in un’anima sola. Giunge Wined and dined, dominata da un ritornello malinconico, e poi una stordente Wolfpack, che rivela una grande familiarità con Bike dei Pink Floyd. Il disco si chiude col dadaismo Effervescing elephant.
Barrett fu dunque il capolavoro ma anche il canto del cigno di Syd. Un disco immenso e stupendo, sotto ogni punto di vista. Syd iniziò a lavorare ad un suo terzo album, ma non riuscì mai a pubblicarlo. Alcune canzoni finirono nella raccolta Opel del 1988. Da allora di Syd si sono letteralmente perse le tracce, fino alla sua morte giunta il 7 luglio 2006. I Pink Floyd non l’avevano mai dimenticato, e in moltissime canzoni i riferimenti al grande compagno erano molto evidenti, soprattutto nell’album Wish you were here. Come ogni diamante grezzo, Syd era dotato di un talento unico, che brilla poche volte, ma che dura in eterno!

Syd sapeva ancora essere molto lucido e divertente, ma era anche alienato. Ti fissava, a volte per ore, senza aprire bocca. In quell’appartamento avevamo tutti a che fare con gli eccessi di acido degli anni passati, e quando ci si sente così fragili, come tutti noi, non vuoi saperne molto di uno che è lì per grazia di Dio
(Aubrey Powell)

Febbraio 2021: Syd Barrett – BARRETT (1970)ultima modifica: 2021-02-11T10:10:57+01:00da pierrovox

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