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Suoni e ricordi

Come ho promesso alla fine dell’ultimo post, niente argomenti cupi, niente sofferenza e dolore, e niente lunghissimi pensieri.

Condivido, invece, un video (pochi secondi), realizzato stamattina mentre portavo a passeggio Frida, tra i tanti suoni uno fra tutti si distingueva, l’inconfondibile suono delle onde che si tuffano tra gli scogli, il mare oggi parlava e giocava.

Ho sempre avuto un ottimo senso dell’orientamento, osservando il mare, mi è tornata alla mente l’estate e un episodio adolescenziale. Da bambino, 10 anni più o meno, avevo l’abitudine di esplorare. Durante le vacanze scolastiche, mentre la mia famiglia era in spiaggia o in cabina, all’epoca si radunava l’intera famiglia, mia madre, mio padre, mia sorella, i miei zii con i loro figli e i miei nonni, io, da solo, andavo ad esplorare il lido a volte allontanandomi oltre i suoi confini, raggiungendo la strada e i quartieri vicini. Dopo un’ora di esplorazione tornavo alla base, non mi sono mai perso, per un bambino di 10 anni non è male. 😀

Le sensazioni che ricordo sono controverse, tra le tante ricordo il desiderio di curiosare, osservavo le scene, i paesaggi, già allora come composizioni.

“In qualche modo non credo che ci siano sommità tali che non possano essere scalate da un uomo che conosce il segreto di realizzare i sogni. Questo speciale segreto, mi pare, può essere sintetizzato nelle quattro C. Queste sono curiosità, fiducia, coraggio e costanza, e la più grande di tutte è la fiducia. Quando credi in qualcosa, credici fino in fondo. In modo coinvolgente ed indiscutibile.”
Walt Disney

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15 minuti

Stamattina sono uscito per alcune commissioni, sbrigate in più o meno un’ora, niente auto, una bella e sana camminata. Al rientro mi sono fermato sulla battigia, come ho già scritto altre volte, il mare è a due passi da casa mia.
Mi sono seduto e per quindici minuti ho osservato il mare.

Nei primi minuti non ho pensato a nulla, poi, ho iniziato a vagare con i pensieri.
Sembrano pochi quindici minuti e invece riescono ad accogliere tanti pensieri.
Ovviamente le priorità non sono state così nobili come quando scrivo in questo spazio. Niente poesia, niente amore, niente indignazione per la violenza, semplicemente le bollette e il lavoro, il lavoro da creare, inventare.
Mi hanno, sempre, accusato di avere la testa fra le nuvole, credo sia normale, per chi tende ad avere spiccate doti creative.
Ancora ricordo il suggerimento scritto sull’attestato di licenzia media: “si suggerisce il liceo artistico o l’istituto d’arte”.
Era scritto.

Seduto sulla battigia i pensieri sono volati, ora che scrivo e descrivo quelle sensazioni non più davanti al mare, ma dietro un pc, le idee si intrecciano e altri pensieri si aggiungono.

Ieri ho passato l’intero pomeriggio ad ascoltare Chopin, tre ore d’isolamento, io, il piano di Rubinstein e tanta emozione, era da tempo che non mi capitava.

Al momento mi sento vuoto, che non è, necessariamente, un male, potrebbe essere un altro modo per dire libero. Non so da cosa, ma va bene, è una sensazione che conosco e vivo spesso.
A riempire di nuovo mente e cuore, ci penseranno, la mia arte, la mia dolce metà e, sì, anche le tante preoccupazione e tensioni quotidiane. Va bene così.

La meravigliosa opera che ho condivisa sopra è, La Polacca in La bemolle maggiore (Op 53) detta Eroica, scritta da Chopin nel 1842 durante un momento di grave malinconia, causato dalla morte di un amico caro. Si racconta che mentre componeva, preso dall’esaltazione, Chopin vedesse apparire nella sua stanza un corteo di nobili, principi ed eroi.

Morrison disse che: “Un giorno anche la guerra s’inchinerà al suono di una chitarra.”

Lo spero, spero un giorno la violenza s’inchini al suono di un piano forte,
al verso di una poesia, alla forma di un paesaggio,
unico testimone di un passato non più ripetuto.
Lo spero, spero un giorno l’indifferenza s’inchini al pianto di un bambino,
alle braccia alzate di un immigrato, al corpo sottomesso di donna,
al cuore smarrito di uno zingaro, alle ginocchia piegate di mendicante.
Lo spero, spero un giorno il mondo, tutto il mondo, s’inchini
all’amore.

Jim Morison

Il Mio Morrison – 1986

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Conchiglia

Oggi avevo in mente di scrivere tutt’altro post, ma ieri leggendo le notizie ho avuto modo di riflettere ed ora sento di dover scrivere un piccolissimo pensiero.
La notizia riguarda un’interrogazione parlamentare dell’attuale maggioranza di governo.
Con tutti i problemi che abbiamo ci vuol coraggio a perdersi nel futile.
Qualcuno potrebbe ribattere che è importante anche quel tema.
Io non lo credo, con il costo dell’energia che aumenta, il costo della benzina che aumenta, con due pazzi che minacciano la guerra mondiale, con la corruzione che sempre più dilaga e la violenza che sempre più è nelle mani di giovanissimi.
La politica pensa a San Remo.
Si può esser più idioti, più incapaci, più inutili?

Una puntualizzazione, una delle tante che doveva esser reclamata e scritta.

Adesso però, non lascio il pensiero incatenato a questa pessima politica, a queste notizie che sono deprecabili, a queste puntualizzazione che ci umiliano.
Se riesco, il pensiero, lo porto altrove cercando d’esser il meno malinconico possibile. Per chi ha letto il post di ieri sa che al momento un pò di tristezza c’è.

Come mandarla via?

«Tristezza come posso renderti meno triste?»

«Recitami una poesia. Una poesia dove possa vedere il mare, recitamela e il cuore mio sarà meno triste.»

 

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Garcìa Lorca

«Sei meno triste ora?
Ti ho raccontato di una conchiglia e del mare.
Lo vedi? È lì, in fondo al nostro cuore, lì, dove i ricordi sbocciano come fiori.»

«Sì lo vedo! Vedo le onde giocare a rincorrersi, sento il suo canto lusingare il vento e il sole accarezzarlo con stelle brillanti.
Ora sono meno triste.»