Dalla mia finestra.

Tu che sei abituata a dire le cose chiaramente in faccia, a volte, non puoi. Devi trattenerti. Aspettare il momento oppurtuno. Per la tua dignità femminile non puoi andare da uomo che non conosci, che non ti conosce, che non ti chiama, che non ti cerca e dirgli apertamente: “Appena ti ho visto ho avuto un colpo di fulmine per te”. Potresti pur farlo se il suo rifiuto non  metterebbe a repentaglio la tua fragile autostima. Se lui non t’interessasse sarebbe tutto più semplice. Un gioco. Potresti dirgli tantissime altre cose, celando la scomoda verità che cupido ha colpito il tuo cuore. Ma la timidezza, l’angoscia del rifiuto, il terrore di dover tornare a far i conti con la propria fragilità sentimentale prendono il sopravvento. Meglio salvare il salvabile. Allora si passa alla fase dei social. Puoi controllare i suoi post passati, presenti e futuri. Inizia lo scervellamento emotivo. La psicopatia raggiunge livelli estremi “Forse questo post l’ha dedicato a me. O no ha altre intorno a se. Ecco allora mi pensa. E’ timido. E’ insicuro. E se superassi io la mia timidezza. E se facessi come tutte le gatte morte”. E poi il like. Un like è un segno di vita. La speranza di un interesse che sussiste solo nel nostro cuore e nel nostro cervello. La sublimazione del proprio dolore. A metterci like magari sono tanti altri uomini, ma noi ci concentriamo solo sul nostro uomo della passione. Gli altri non li guardiamo proprio. Il cuore che batte a mille. C’illudiamo che lui ci pensi. Non siamo obiettive. Un attimo gratuito di felicità. Magari lui è solo gentile, ignorando le nostre elucubrazioni mentali, magari gli piacciono solo i nostri post e non gliene può fregare un fico secco di noi, magari conosce la psiche femminile e sta giocando per vedere se abbocchiamo all’amo. La verità è che se non viviamo una persona nella quotidianità tutte le cose che pensiamo di lui sono frutto delle nostre elaborazioni mentali.  Il tempo deve far il suo corso.

Ritornando all’uomo della mia passione, a volte alzavo lo sguardo e mi diceva buongiorno altre faceva finta di non vedermi.  Avrei voluto capire perché la prima volta che lo vidi una speranza di bellezza nacque nel mio cuore e il cielo grigio del mio mondo si colorò di nuovi colori. Quel giorno, però, oltre al “buongiorno”  mi disse:  <<Ti  seguo Marion su facebook>>. Non sono stata felice perché quando scrivo su facebook comunico solo una parte di me. E’ come se fossi su palcoscenico. Il pubblico è vario, con qualcuno ho condiviso un pezzo di vita, con altri no,  qualcuno è caro al mio animo, altri indifferenti. E’ un pubblico. Io con lui avrei voluto passeggiare  in un giorno di primavera nel parco di un castello incantato,  raccontarci con la riservatezza dei tempi passati, quando si scrivano lettere d’amore e a volte si mettevano nelle bottiglie di vetro, si buttavano al mare nella speranza che il destinatario le trovasse. Il suo silenzio era eloquente. Non voleva superare i limiti della conoscenza che il suo animo aveva già decretato per me. A volte pensavo che dovevo essere più coraggiosa e parlargli. Chissà… magari, aspettava me. Ma avevo paura. Non so come avrebbe reagito. Chissà cosa avrebbe pensato di me! Che gli avrei potuto arrecare un dispiacere, che gli volevo portar via qualcosa, che volevo chissà cosa. Mi avrebbe fatto male capire che avrebbe pensato questo di me. Avrei sofferto nello scoprire il buio perfino dentro di lui che mi sembrava il sole in una fredda giornata d’inverno.  Si ha più paura d’essere rifiutati da chi ci tieni che da colui del quale non t’importa niente.

Dalla mia finestra.ultima modifica: 2020-02-21T10:39:12+01:00da mariacosta02