Ebreo nella Russia occupata dai nazisti con la stella di David cucita sul cappotto (Foto Wikipedia/Bundesarchiv Bild)
La stella di David
Circola da qualche tempo sul web una foto che ritrae una giovane e sorridente Giorgia Meloni con appeso al collo un ciondolo a forma di stella a sei punte. La fotografia originale – dove si vede solo parte della collana – è risultata poi essere modificata, probabilmente inserendo in un secondo tempo il ciondolo in modo digitale.
Il ciondolo in questione, che si intravede nella foto modificata, ha tutta l’aria di essere la cosiddetta stella di David, che ormai abbiamo imparato a conoscere bene.
E’ scoppiata la polemica, mentre vari siti di “cacciatori di bufale” si sono subito affrettati a smentire l’autenticità della foto.
Ma cosa ha provocato tanta fibrillazione?
Questo simbolo, che compare oggi anche sulla bandiera dello Stato d’Israele, ci ricorda il marchio usato da Hitler durante la Seconda guerra mondiale: un marchio umiliante e infamante usato per contrassegnare gli appartenenti alla razza ebraica, per cui tale simbolo non può assumere certamente una valenza positiva.
Ma c’è di più.
Tale simbolo, benché conosciuto come stella di David, in realtà nulla ha a che vedere con la storia dell’antico Israele. Infatti non vi è alcuna menzione di esso in tutta la Bibbia.
Piuttosto, il simbolo del culto ebraico è rappresentato dalla menorah, una struttura a sette braccia su cui bruciavano delle lampade a olio. Questa struttura, nel libro dell’Esodo, viene descritta con grande precisione, fornendo tutti i particolari per quanto concerne la forma, le misure e il materiale con cui doveva essere realizzata.
Nella sua manifestazione Dio diede a Mosè, fra gli altri, questo comando: «Farai anche un candelabro d’oro puro. Il candelabro sarà lavorato a martello, il suo fusto e i suoi bracci; i suoi calici, i suoi bulbi e le sue corolle saranno tutti di un pezzo» (Esodo 25,31).
A differenza della stella di David, viene menzionata invece nella Sacra Scrittura un’altra stella: è la stella di Refan, legata all’antichissimo culto di una divinità pagana, il dio Moloch.
Ma Jahvé, Dio d’Israele, aborrisce ogni culto agli idoli, fatti dalle mani dell’uomo:
«Ma Dio si allontanò da loro e li abbandonò al culto degli astri del cielo, come è scritto nel libro dei Profeti:
“Mi avete forse offerto vittime e sacrifici per quarant’anni nel deserto, o casa d’Israele? Avete preso con voi la tenda di Moloc e la stella del vostro dio Refan, immagini che vi siete fabbricate per adorarle! Perciò vi deporterò al di là di Babilonia”» (Atti 7,43).
Jahvé non può tollerare il tradimento del suo popolo dopo averlo fatto uscire dall’Egitto e guidato nel deserto, fino alla Terra promessa. Annuncia quindi la deportazione dei giudei in Babilonia, che sarebbe avvenuta nel 586 a.C.
Invece il Moloch a cui fa riferimento Atti 7,43 è noto per essere legato a pratiche rituali che prevedevano il sacrificio di bambini.
Negli anni Venti del secolo scorso, a Cartagine, nell’Africa settentrionale, furono effettuati scavi archeologici dove già erano state riportate alla luce steli votive in pietra recanti dediche a Tanit e a Baal Hammon.
Nel 1921 si scoprì l’area da cui le steli provenivano: una sorta di santuario a cielo aperto nel quale, una affianco all’altra, furono ritrovate migliaia di urne contenenti ossa bruciate di bambini.
Gli scavi effettuati in Palestina, invece, non ritrovarono nessuna traccia di urne contenenti ossa umane, e in particolare di bambini, prova che il culto a Jahvé praticato dall’antico Israele ripudiasse i sacrifici umani.
Moloch raffigurato in The Union Bible Dictionary, Philadelphia-New York 1837, via Internet Archive (Foto: lamisuradellecose.blogspot.com)
Nell’Antico Testamento troviamo infatti più riferimenti a Moloch: «Non darai i tuoi figli perché vengano offerti a Moloch» (Lev 18,21); «Chiunque tra gli Israeliti o tra i forestieri che soggiornano in Israele darà qualcuno dei suoi figli a Moloch, dovrà essere messo a morte» (Lev 20,2); «E costruirono le alture di Baal nella valle di ben-Hinnòn per far passare per il fuoco i loro figli e le loro figlie in onore di Moloch» (Ger 32,35); «Giosia profanò il Tofet, che si trovava nella valle di ben-Hinnòn, perché nessuno vi facesse passare ancora il proprio figlio o la propria figlia per il fuoco in onore di Moloch» (2Re 23,10).
La stella di Refan legata al culto di Moloch, non a caso, è oggi ancora un simbolo usato dai maghi e dai satanisti, ed è impresso nella pietra sacrificale in cui vengono immolati i sacrifici animali ed anche umani da parte dei satanisti.
E proprio una statua raffigurante il dio Moloch è stata esposta nell’autunno 2019 all’ingresso del Colosseo, come parte di una mostra dedicata allo storico avversario dell’antica Roma: Cartagine.
In un comunicato stampa diffuso in quei giorni si leggeva che «una ricostruzione della terribile divinità Moloch, legata alle religioni fenicia e cartaginese, descritta nel film Cabiria del 1914 (diretto da Giovanni Pastore e scritto da Gabriele D’Annunzio) sarà di stanza all’ingresso del Colosseo per accogliere i visitatori della mostra».
Tuttavia nell’Anfiteatro Flavio vennero uccisi orribilmente moltissimi cristiani. Il Vaticano tuttavia non aveva espresso alcuna opposizione alla presenza della statua, ma questa discutibile e strana scelta ha rappresentato un chiaro affronto non soltanto per i tanti martiri cristiani che persero la vita in quel luogo, bensì per tutta la cristianità.
Questi fatti, fra l’altro, sono accaduti a Roma solo pochi mesi prima che scoppiasse in Italia la cosiddetta pandemia del 2020. Soltanto una coincidenza, certamente, ma è un fatto che questa divinità luciferina facesse la sua comparsa a Roma poco prima che il governo Conte dichiarasse l’emergenza COVID-19.
La statua di Moloch all’ingresso del Colosseo a Roma nell’autunno 2019
Come si distingue chiaramente nell’immagine sopra, è visibile sul torace della statua la stella a sei punte, nel cui interno è raffigurato un occhio che ricorda quello massonico. Ricordiamo anche come il numero sei, nella simbologia cabalistica, rappresenti il diavolo.
Il falso giudaismo cabalistico
Abbiamo visto come storicamente la stella di David nulla abbia a che vedere con l’antico culto ebraico. Piuttosto è un falso giudaismo quello che ha fatto proprio questo simbolo di carattere esoterico.
In Apocalisse 2,9 leggiamo: «Conosco la tua tribolazione, la tua povertà – tuttavia sei ricco – e la calunnia da parte di quelli che si proclamano Giudei e non lo sono, ma appartengono alla sinagoga di satana». Ed ancora, si fa riferimento ad «alcuni della sinagoga di satana» in Apocalisse 3,9.
Dunque, si tratta in realtà di un culto luciferino totalmente inconciliabile con il vero giudaismo.
Le origini di questo culto sono incerte, tuttavia, per citare lo scrittore palermitano Mario Moncada di Monforte, fa bene qui “ricordare le conseguenze della fusione etnica dei poco numerosi ebrei dell’Europa centrale e orientale con le folte popolazioni dei Kazari di origine turco – caucasica che, convertite in massa alla religione ebraica, fra il settimo e l’ottavo secolo, avevano abbandonato la zona caucasica per trasferirsi in blocco verso la Russia alta, la Polonia e la Germania”.
Qui l’ebraismo si fuse con le credenze e le pratiche di quelle popolazioni, assumendo una connotazione esoterica e cabalistica inconciliabile con l’ebraismo originario. Entriamo qui all’interno di un molto dibattuto e vasto argomento, sfiorandolo, sulle differenze tra ebrei aschenaziti ed ebrei sefarditi.
Quello che preme adesso rilevare è, come potenti famiglie, le cui dinastie sono passate attraverso i secoli, come Rothschild, Rockefeller, Warburg, ecc., appartengano alla etnia degli ebrei aschenaziti.
Esse misero successivamente radici anche nel Regno Unito: la famiglia di banchieri Rothschild d’Inghilterra fu fondata nel 1798 da Nathan Mayer Rothschild all’età di ventuno anni.
Anche uomini oggi molto potenti ed influenti come Bill Gates, Klaus Schwab, e molti altri, ne fanno parte.
Durante il secondo conflitto mondiale, erano di origine aschenazita la stragrande maggioranza degli ebrei migrati negli Stati Uniti. Molti di loro occuparono posti di notevole rilievo nell’alta finanza.
Fa abbastanza riflettere l’affermazione dello scrittore Mario Moncada, esperto di ebraismo, quando dice: “gli ebrei rappresentano solo lo 0,25% della popolazione del pianeta ma sono la più emblematica espressione delle irrazionali contraddizioni del genere umano”.
Mentre le pratiche esoteriche sono oggi una connotazione che caratterizza l’élite finanziaria mondialista che da lungo tempo gestisce le sorti del pianeta.
Negli Stati Uniti il Tempio di Satana si è fatto strada in un contesto di scristianizzazione della società e quando il Tempio satanico chiama, un’anonima di donatori particolarmente ricchi risponde: è – come riportato a fine 2020 in un articolo di Emanuel Pietrobon – il caso della campagna di raccolta fondi inaugurata nel 2018 alla vigilia di una protesta da organizzare a Little Rock (Oklahoma) contro l’installazione di un monumento dei Dieci Comandamenti all’entrata del Campidoglio. I capi dell’ente avevano chiesto ai propri seguaci e simpatizzanti di versare un contributo volontario per finanziare la costruzione di una statua di Bafometto da esporre provocatoriamente a lato del monumento cristiano, ottenendo in poche ore i 30mila dollari richiesti. La protesta, così come la raccolta fondi, si era rivelata un successo: migliaia di partecipanti, tanta visibilità mediatica, il Bafometto esibito in Campidoglio per un giorno e l’inaugurazione di un processo per possibile violazione della separazione tra Stato e Chiesa che potrebbe portare alla rimozione dei Dieci Comandamenti.
Il decadimento dei valori cristiani
La completa caduta dei valori, il tentativo di legittimazione della pedofilia, la teoria gender propagandata ai bambini, sono la diretta conseguenza di tutto questo.
A questa agenda di disvalori hanno obbedito, potremmo dire all’unisono, i governanti di tutta Europa e del resto d’Occidente. La propaganda non ha risparmiato nemmeno le scuole, che sono divenute anzi luogo privilegiato di tale propaganda, oltre a permeare all’unisono la comunicazione dei media mainstream.
Il risultato è il totale coinvolgimento e il progressivo asservimento dell’intera classe politica delle Nazioni europee, in particolare, senza eccezioni per l’Italia.
In Italia, ciò avvenne massicciamente a partire dall’operazione “mani pulite” e la rottamazione di una vecchia classe politica che, pur con le tutte le sue contraddizioni e opacità, tuttavia non era disposta a consentire la massiva ingerenza di potenze straniere.
Altro dato su cui riflettere è l’enorme numero di persone scomparse in Italia senza lasciare traccia: emerge un quadro allarmante, in cui la metà degli scomparsi nel nulla sono minori. Nella relazione 2020 dell’ufficio del commissario straordinario del governo per le persone di cui non si è più avuta notizia si rileva che, solo nell’anno 2020, erano 13.527 le persone scomparse, di queste 7.672 riguardano minori e soltanto il 43 per cento di essi sono stati rintracciati.
Quale è la sorte loro riservata? Se alcuni minori sono vittime delle dispute tra coniugi separati, molti altri sono vittime di tratte di esseri umani e sfruttamento.
Sono ben 60.000 le persone scomparse in Italia negli ultimi cinquant’anni. Un numero impressionante.
Quello però che non viene rimarcato in questi dati diffusi dal Viminale, è come molti minori finiscano nella rete pedofila internazionale, vittime di gravi abusi sessuali. Ricordiamo il circolo di “amici” di Jeffrey Epstein e i predatori pedofili dell’alta società di New York, che testimoniano come le alte sfere del potere mondialista internazionale siano legate a doppio filo con l’enorme scandalo nascosto della pedofilia.
Le istituzioni non indagano a fondo, non si parla quasi mai di questo orribile crimine e della rete sotterranea che sta inghiottendo bambini – proprio come il dio Moloch – in tutta Italia e nel mondo.
Per la semplice ragione che le stesse istituzioni hanno al loro interno, negli alti vertici, uomini che proteggono questo traffico disumano.
Il discorso di Putin
Spicca, in quello che si presenta come un quadro a fosche tinte, la schiettezza, invece, e il grande senso patriottico mostrati da Vladimir Putin nel recente discorso tenuto nel salone di San Giorgio al Cremlino, lo scorso 30 settembre.
Il presidente della Federazione russa ha parlato senza usare mezzi termini, attaccando le élite occidentali e le loro ingerenze sulla Russia.
Putin ha denunciato come sia in corso un tentativo globale di dissolvere la Russia da parte di tutto l’establishment occidentale, ma altrettanto “di essere pronto a tutto per non mantenere quel sistema coloniale di supremazia del dollaro”.
L’enorme potere finanziario di potenti famiglie come i Rothschild, infatti, si è fondato in tutti questi anni proprio sul dollaro, che adesso sta perdendo sempre più terreno grazie alle abili mosse di Putin.
Sempre più Paesi infatti – in particolare quelli del BRICS – stanno usando le valute nazionali per i propri pagamenti; il rublo è la valuta più adoperata, mentre dollaro ed euro crollano. Il blocco euroatlantico sta rimanendo isolato mentre la Russia consolida invece la propria sovranità, forte di una tradizione e cultura millenaria.
Lo stemma della Federazione russa campeggiava alle spalle di Vladimir Putin durante il suo discorso nel salone di San Giorgio al Cremlino. Nello stemma centrale spicca la figura di San Giorgio nell’atto di trafiggere il drago, che secondo l’antica tradizione era avido di sacrifici umani
“La Russia si è rafforzata basandosi su valori morali del Cristianesimo, del Giudaismo e dell’Islam”, ha dichiarato Vladimir Putin nel suo discorso. L’egemonia degli Stati Uniti d’America, che tanti danni ha già procurato nel passato con bombardamenti strategicamente evitabili ed uso di armi nucleari, considera nemici tutti gli Stati che cercano una sovranità.
“Ma con il dollaro, con i pezzetti di carta, non si riscaldano le case”, ha proseguito ironicamente il Presidente della Federazione russa.
Le élite occidentali non hanno nessuna intenzione di uscire dalla crisi alimentare. Vogliono portare il sistema al collasso e convincere i propri cittadini a riscaldarsi meno, a mangiare diversamente e a vestirsi meno.
“Chi non è d’accordo è considerato un estremista”, ha esclamato Putin. “Vogliono un mondo di schiavi senz’anima”.
E per ottenere ciò, non hanno esitato in un passato non lontano a permettere la diffusione massiccia di stupefacenti che hanno distrutto intere Nazioni, e a permettere anche “esperimenti sull’uomo”.
“Le élite occidentali vogliono la totale caduta dei valori. Chiamare mamma e papà: genitore uno e genitore due, è la negazione totale dell’uomo; queste pressioni sono satanismo schietto. Gesù Cristo disse che occorre riconoscere i falsi profeti.
Vladimir Putin è giunto quindi alle conclusioni con una significativa affermazione:
“La nostra è una lotta per la Russia e per le generazioni future. I nostri valori sono amare le persone, amare il proprio Paese. Credo nelle forze spirituali della Russia. La scelta è stata fatta dai cittadini delle repubbliche del Donetsk, del Lugansk, della regione di Kherson e della regione di Zaporozhye: hanno compiuto la scelta di essere con il proprio popolo, di essere con la propria patria e vincere assieme ad essa. Alle spalle abbiamo la Russia”.
Ancora una volta, questo scontro dal sapore chiaramente epocale, assume connotazioni spirituali, questa volta per bocca di uno dei più grandi protagonisti della politica internazionale.
La fine del mondialismo
Ma la Russia non è rimasta sola in questa difficile battaglia di difesa dei valori e della propria identità nazionale: dall’altra parte dell’Oceano le indagini del procuratore speciale John Durham proseguono silenziosamente, mentre sono alle porte le elezioni di medio termine negli USA e avanzano inesorabilmente le vittorie dei repubblicani.
L’alleanza stretta tra Donald Trump e Vladimir Putin si è consolidata proprio perché lo stesso Trump ha goduto e gode del sostegno degli innumerevoli patrioti americani.
Anche negli Stati Uniti quei valori cristiani che le élite finanziarie occidentali hanno tentato sistematicamente di cancellare in ogni modo per parecchi decenni, in realtà non sono scomparsi ma stanno riemergendo prepotentemente per cambiare il volto di una Storia, che, nella mente di alcuni, era già segnata.
Gli Stati Uniti, sotto la presidenza di Donald Trump, hanno cessato gli interventi bellici in altri Paesi, a differenza di quanto stava accadendo ormai sistematicamente da troppo tempo: adesso il braccio armato degli Stati Uniti non risponde più ai comandi dello stato profondo di Washington.
La presidenza di Donald Trump ha segnato un punto di svolta nella Storia dell’umanità in quanto le élite finanziarie globali hanno perso ogni potere di intervento militare nei confronti di quegli Stati “canaglia” la cui unica colpa è non allinearsi ai loro diktat mondialisti. Anche la propaganda con cui si è dato grande rilevo all’invio di armi in Ucraina da parte degli Stati Uniti non convince fino in fondo.
Se davvero gli USA avessero inviato una grossa fornitura di armi ad alta tecnologia, il conflitto Russia Ucraina sarebbe divampato in modo incontrollato e avrebbe trascinato il pianeta in una nuova guerra mondiale. Ma a quanto pare – secondo quanto riporta il giornalista Cesare Sacchetti – il regime di Zelensky si trova a corto di munizioni di un certo tipo, senza le quali il conflitto non potrà continuare.
E’ la fine dell’atlantismo, e la sopravvenuta presidenza di Joe Biden non ha cambiato assolutamente nulla in questi equilibri: ciò riconduce all’idea che l’amministrazione Biden in realtà non risponda più allo stato profondo. L’ipotesi che nel gennaio 2021 Donald Trump abbia firmato l’Insurrection Act e trasferito il potere ai militari diventa sempre più concreta e reale.
E volgendo lo sguardo verso Oriente, un Paese nell’orbita atlantista come l’Arabia Saudita ha deciso inaspettatamente di tagliare la produzione di petrolio, finendo così per dare una mano alla stessa Russia in quanto il prezzo della materia prima sarà destinato inevitabilmente a salire.
Come scrive Sacchetti, “è accaduto un fatto rivoluzionario. L’establishment anglosionista sta perdendo il controllo dell’Arabia Saudita. Il mondo multipolare si sta estendo in zone un tempo considerate proibite”.
L’era della globalizzazione si avvia inesorabilmente verso il tramonto mentre si aprono invece nuove prospettive. Si avvicenda un tempo nuovo che vede riemergere ed essere ora protagoniste le sovranità nazionali.
L’Unione Europea, che in tutti questi anni ha rappresentato l’emblema della globalizzazione, sta incontrando ora sempre più opposizione nelle sue politiche suicide.
Secondo il giornalista Sacchetti, fonti vicine a Bruxelles riportano come il nuovo giro di sanzioni imposte alla Russia non sarà approvato a meno che non verrà imposto a sua volta un tetto al prezzo del petrolio importato.
A tale proposta non è contraria soltanto l’Ungheria ma anche Paesi come la Grecia e Cipro. Se si ponesse un tetto al prezzo del petrolio russo, non sarebbe più possibile importare quella quantità di petrolio prodotto in Russia che eccede tale limite.
A questo punto più di un Paese membro si ritroverebbe privo del petrolio necessario per sostenere la propria economia. Ma i Paesi che non vogliono più saperne di piegarsi alle politiche distruttive imposte dall’Unione Europea sono in costante crescita.
Ed è la stessa Unione Europea ad avviarsi – direi speditamente – verso l’autodistruzione mentre il trasferimento del mercato del gas ad Amsterdam, avvenuto lo scorso anno, ha permesso, come già sappiamo, l’incontrollata lievitazione artificiale dei prezzi.
La crisi energetica “creata ad arte” che ne è scaturita, ha sortito come effetto voluto la depressione economica dei singoli Paesi nel tentativo di favorire rapidamente la “transizione ecologica” stabilita dai potenti di Davos.
Tuttavia questa mossa, piuttosto che accelerare, come avrebbe dovuto, i piani delle élite di Davos, sta accelerando invece la caduta stessa dell’Unione Europea.
Le guerre puniche, combattute tra le città di Roma e Cartagine fra il III e II secolo a.C., si conclusero come è noto con la vittoria e la totale supremazia di Roma sul mar Mediterraneo.
Nel 146 a.C. la città di Cartagine venne rasa interamente al suolo.
La mano della Provvidenza divina dispiegata nel corso della Storia ancora una volta non permetterà agli adoratori di Moloch di prevalere.
Ottimo articolo Daniela! Complimenti. Ho ascoltato anche io il discorso di Putin e l’ho trovato esaustivo ed interessante e mi ha commosso il senso patriottico che noi abbiamo perduto da tanto tempo. Non ci sentiamo più parte di una Patria ma alienati nella nostra egoistica individualità. Un caro saluto.
Grazie, carissima. Hai colto nel vivo un problema fondamentale che affligge il nostro bellissimo Paese. Una buona domenica anche a te.