Ranocchie che andranno o non andranno sulla Luna?

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La foto in copertina ha come sfondo la parte centrale di un quadro (il nome dell’artista è purtroppo illeggibile) in cui si riflette il lampadario. La rana ha gli occhi del tutto opachi e fissa la Luna da un mondo del futuro di rocce e sabbia. Il lampadario la fa ancora scintillare un attimo.

Il primo uomo sbarcò sulla Luna nel 1969. Nel 2010 si diceva che sulla Luna ci fosse anche l’acqua e che quindi fosse a maggior ragione colonizzabile. Cosa è successo dopo? Gli statunitensi hanno tra i loro antenati i colonizzatori del Far West. Perché non l’hanno iniziata a colonizzare, la Luna, appunto, invece di far sfociare l’economia mondiale nella crisi dell’iper-capitalismo che ci sta distruggendo? E’ dipeso solo da loro / in che parte? Era un’impresa così impossibile?

Così, ad occhi chiusi, sulla base di una laurea vecchio ordinamento in Fisica presa circa 30 anni fa con 110/110 e lode, mi vengono in mente almeno tante soluzioni banali a problemi che ci stanno soffocando che faccio fatica a metterle in ordine e scriverle con calma:

  • Ci sono pare circa 7 posti negli Oceani dove le correnti marine raccolgono la plastica e gli altri detriti. Ho sentito parlare di soluzioni minime anche in Olanda, per rastrellare la plastica sulla superficie del mare. Perché non si possono raccogliere le tonnellate di plastica che devono essersi accumulate in quei punti, comprimerle e farne un satellite / asteroide che possa essere lanciato in orbita o deposto sul lato oscuro del nostro satellite naturale, la Luna, appunto, che non è che sia poi così piccolo? Perché non si possono sotterrare in buche profonde, scavate sempre sul lato oscuro della Luna anche le scorie radioattive che comunque hanno un tempo di decadimento del quale sul pianeta Terra si potrebbe non dover tenere il conto volentieri?
  • Perché non si possono costruire serre artificiali, sul lato non oscuro della Luna, e coltivare lì gli Organismi Geneticamente Modificati, che comunque sono commestibili e possono contribuire magari in modo più sostanziale di quanto io possa immaginare a risolvere i problemi di fame nel mondo? Perché non lo si può fare “in grande stile”, quando poi basterebbero magari pochi astronauti che fanno i turni ad occuparsene, la coltivazione potrebbe essere automatizzata il più possibile, e non si toglierebbe ulteriore spazio ad ecosistemi naturali a questo punto sempre più preziosi sul pianeta Terra?
  • Si trova il Litio, sulla Luna, nello spazio? Si possono ottenere delle scorte abbondanti che permettano di costruire dalle cellule fotovoltaiche alle batterie per veicoli a motore elettrico dignitose? Perché non se ne parla, perché non si investe nel tentare di permettere di usufruirne a tutti gli Stati del Pianeta Terra in anticipo, senza che rischi di diventare un’ulteriore corsa sfrenata ad una nuova risorsa non rinnovabile?

A parte le novità recenti sulla guerra in Ucraina, a parte il dramma facilmente immaginabile, che si può essere solo inasprito, delle popolazioni dell’Africa del Nord, dalla Palestina alla Libia, a parte quello dell’Afghanistan su cui si concentra l’attenzione attuale italiana, forse il problema dovrebbe essere ricondotto al livello da cui è partito.

Dallo scoppio della pandemia nel 2020 in seguito, ho letto su internet discorsi feroci, di intellettuali e scienziati di destra, dalla Germania agli USA passando addirittura per la per Francia e la Gran Bretagna. Su argomenti noti, anche stra-noti, sia in ricerca scientifica che in cultura, accessibili a qualunque intellettuale che sia tale, trattati e presentati in uno stile guerrafondaio che mette i brividi. Affermazioni negazioniste, reazionarie, autarchiche, del tutto controproducenti nel contesto attuale, senza un punto interrogativo, un’esitazione, un dubbio. Totalmente fuori controllo ed esagerate.

Roma, piazza Mincio: Un particolare della fontana delle Rane, nel quartiere Coppedé, prima della sua ristrutturazione.
Roma, piazza Mincio: Un particolare della fontana delle Rane, nel quartiere Coppedé, prima della sua ristrutturazione.

Forse un attimo di umiltà nei confronti della natura non guasterebbe (sono ironica), però spero che in Occidente in particolare non ci si sia ancora trasformati in massa in ranocchie che guardano la Luna con gli occhi vuoti, come nel quadro in copertina. L’ho appunto illuminata con il riflesso del lampadario. Un attimo di riflessione, di auto-ironia, di nostalgia per il nostro pianeta Terra un pochino più colorato e rilassante per viverci.

A cosa serve la corsa sfrenata alle ultime risorse energetiche, a cosa serve tentare di far ripartire l’economia / non voler accettare che si debba un attimo metterla da parte, a cosa serve anche al singolo miliardario procurarsi l’atollo e il razzo per andare in orbita, da privato, se poi l’atollo glielo distrugge il maremoto e il razzo non può partire causa tornado?

Ma scusate tanto, ma ci si fa altro, con i quattrini, nelle situazioni di emergenza, tranne che non ci si voglia ritrovare in un bel mondo di terra arida e sassi, magari dominato da qualche bel vulcano, in cui sarà felice qualche rettile che non si è ancora estinto.

Si può avanzare tornando indietro?

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Oggi, mi è capitato di sfogliare il catalogo di una bella mostra tenuta anni fa nel Comune di Roma. Ho scattato le foto di 2-3 pagine, perché erano troppo belle. Ho giocato con contrasto e colori, ma naturalmente gli originali sono dei rispettivi autori. Mi è sembrato che davvero sintetizzassero qualcosa che provo. Ve le mettomostravecchiaComuneRomaaBCBl, così, non sono io che le posso commentare.

E’ un modo ambizioso di iniziare un blog, prima ancora di avere scritto due parole, ma sono stanca. Nella mia vita mi sono a volte impegnata tanto seriamente quanto ne ero capace in vari tentativi intellettuali, scientifici, o anche artistici. A volte non ho avuto più tempo, non mi è più sembrato ne valesse la pena, li ho abbandonati io, a volte sono stata interrotta dalla vita stessa. Quindi, ultimamente, tendo al sintetico.  Vorrebbe essere un blog propositivo e divulgativo, di piccole cose che sarebbero importanti da ricordare, di piccole cose che si potrebbero fare per aiutare ad avanzare, in questo momento storico difficile, da un punto di vista positivista. Purtroppo, per l’intellettuale inutile nei momenti di crisi, che è la sottoscritta, risulta spontaneo introdurle in un contesto pessimista.

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