Riunirsi al Signore: accogliere il Suo ritorno significa che sfuggire al peccato non è più solo un sogno! (I)

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Riunirsi al Signore: accogliere il Suo ritorno significa che sfuggire al peccato non è più solo un sogno! (I)

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Di Weixiao, Corea del Sud

L’anno 2018 ha rappresentato un punto di svolta nel mio destino: perché è stato allora che, dopo aver cercato tanto a lungo, ho finalmente trovato il percorso attraverso il quale essere liberata dal peccato! Avere la speranza di liberarmi dalle catene del peccato è per me un’esperienza incomparabilmente emozionante; sono colma di una gratitudine e di una lode sconfinate per Dio. Ricordo ancora con chiarezza ogni passo del cammino che mi ha condotta qui…

Sono incapace di districarmi da una vita di peccato, ma cercare la libertà è un percorso difficile

Inizialmente sono entrata nella Chiesa presbiteriana, in cui spesso sentivo il prete affermare: “Siamo peccatori e siamo immersi nel peccato. Ma non dobbiamo temere: purché preghiamo e ci confessiamo dinanzi al Signore, Lui ci perdonerà. Quando ritornerà, Egli ci condurrà nel Regno dei Cieli”. Ascoltare il prete pronunciare queste parole mi colmava di gratitudine e io sentivo che il Signore ci ama davvero. Per cui, ogni volta che peccavo, pregavo il Signore e mi pentivo, il che mi donava un sentimento di pace nel cuore; mi accadeva anche di non vedere l’ora che giungesse il Signore per essere rapita e condotta nel Regno dei Cieli. Ma, col passare del tempo, ho scoperto che commettere peccati e confessarli era per me solo un’abitudine. E, soprattutto, il fatto che io fossi testarda, mi rendeva particolarmente incline a perdere la pazienza quando parlavo e agivo. Ogni volta che mio marito diceva o faceva qualcosa che per me era spiacevole, non potevo fare a meno di rimproverarlo o di dare inizio a un litigio, ma, dopo essermi comportata in quel modo, mi sarei picchiata, perché non ero stata tollerante o comprensiva. Soprattutto quando leggevo le parole del Signore Gesù: “Ama il tuo prossimo come te stesso”, mi sentivo molto turbata, era come avere un pugnale infitto nel cuore. Sentivo che non riuscivo a essere tollerante e paziente neppure con i miei cari, quindi, come avrei mai potuto amare gli altri come me stessa?

Immersa nel mio tormento, ho chiesto più volte al prete e ai ministri esortatori di indicarmi il percorso verso la libertà dal peccato, ma essi mi rispondevano solo di pregare e di confessarmi più spesso. Ma io ero ancora piena di dubbi. Pregavo e mi confessavo, m a poi continuavo a peccare come sempre: come poteva andare bene un comportamento del genere? Inoltre, poiché la Bibbia dichiara: “Perché, se pecchiamo volontariamente dopo aver ricevuto la conoscenza della verità, non resta più alcun sacrificio per i peccati” (Ebrei 10:26), provavo davvero nel cuore un sentimento di paura e di disagio. Il Signore è santo, ma io spesso non ero capace di mettere in pratica le Sue parole. Commettevo peccato e sfidavo il Signore: avrebbe Egli potuto perdonare questo tipo di confessione senza che vi fosse in me alcun cambiamento? Ma non avevo nessun altro percorso di pratica; tutto ciò che potevo fare era raddoppiare i miei sforzi nella preghiera e chiedere al Signore di darmi la forza di non peccare. Quando mi imbattevo in un problema, facevo del mio meglio per controllarmi e andare contro la carne, in modo da non peccare. Poiché le cose proseguivano a questo modo, ho cominciato a sentirmi sfinita e depressa; sentivo che continuare a peccare senza cambiare il mio comportamento, avrebbe provocato il disgusto del Signore. Mi alzavo spesso nel cuore della notte, o molto presto al mattino, e pregavo il Signore in lacrime, chiedendoGli di perdonare i miei peccati e di aiutarmi a fuggire da quella sofferenza. Ogni volta che mi recavo al servizio religioso, desideravo ardentemente che il prete parlasse del percorso attraverso il quale ottenere la libertà dal peccato, ma per lo più egli insisteva con i concetti di preghiera e confessione. Ero talmente delusa e non potevo non guardarmi intorno alla ricerca della via da percorrere per scacciare il peccato.

In seguito, alcune amiche mi hanno invitata a recarmi alla loro chiesa. Il loro prete affermava che il Signore Gesù era stato crocifisso e aveva in tal modo cancellato tutti i nostri peccati, per cui Dio non ci vedeva più come peccatori e noi non dovevamo soffrire sempre per i nostri peccati e rivolgere la nostra preghiera al Signore. Ascoltare quelle parole in un sermone è stato per me un grande sollievo. Mi ero, inoltre, accorta che nessuno parlava di preghiere e confessioni, così che il servizio sembrava davvero libero e rilassato. Ma, col passare del tempo, perseveravo nel peccato; il rimprovero che sentivo nel mio cuore continuava a svanire. Era come se mi fossi momentaneamente scordata dei miei peccati. Mi sentivo molto meglio, fino a quando non mi è accaduto di vedere che un anziano, il quale esteriormente sembrava molto devoto, era molto rispettato e prestava servizio all’interno della Chiesa da quarant’anni, era in realtà un egoista e un egocentrico quando si trovava di fronte a un problema, ed era, per di più, completamente incapace di vivere le parole del Signore. Inoltre, nella sua vita egli non era affatto cambiato o cresciuto. Constatare ciò ha avuto un forte impatto su di me. Dio ha detto: “Siate dunque santi, perché Io son santo” (Levitico 11:45). Dio è santo, per cui coloro che vivono nel peccato non possono vederLo. Ho pensato alla mia esperienza in quella Chiesa: il prete spesso ci confortava dicendo che il Signore Gesù ci aveva redenti da tutti i nostri peccati, per cui non dovevamo più preoccuparcene, ma queste affermazioni non tenevano in considerazione la prescrizione del Signore secondo cui dobbiamo essere santi prima di poter vedere il Suo volto. Ma la realtà era che noi continuavamo a peccare e, pertanto, eravamo completamente sudici: come potevamo vedere il volto del Signore in queste condizioni? Comprendere che ero ancora tormentata dal peccato è stato estremamente doloroso: come potevo sfuggire davvero ai vincoli del peccato? Mi sentivo persa e non sapevo a chi aprire il mio cuore.

Le parole di un fratello mi toccano profondamente

In seguito, ho pensato a una mia buona amica, sorella Zhixiu. Era una persona davvero devota nella sua fede e piuttosto riflessiva, quindi ho pensato di fare una chiacchierata con lei. Ma, poi, mi è venuto in mente che, qualche anno prima, aveva accettato l’opera di Dio Onnipotente degli ultimi giorni; il prete condannava spesso la Chiesa di Dio Onnipotente, sostenendo che aveva rubato molte buone pecore alla Chiesa. Mi aveva esortato più volte a non entrare in contatto con Zhixiu: potevo davvero andare a parlare con lei? Poi, ho pensato a com’era lei; dopotutto, era una mia buona amica ed era una persona di buona levatura, per cui avrebbe forse avuto qualcosa di utile da dire sul mio dilemma. Ho deciso di fissare un appuntamento per vederla.

Zhixiu e io ci siamo incontrate, come previsto, un certo giorno. Ho visto anche alcuni volti sconosciuti; sembravano dignitosi e integri, oltre che davvero amichevoli. Ho immaginato che, poiché erano arrivati con Zhixiu, con grande probabilità appartenessero alla Chiesa di Dio Onnipotente. Erano lì per condividere con me il loro Vangelo? Poiché ero rimasta impressionata dalle accuse del prete, la prima volta che ci siamo incontrati non ho potuto fare a meno di stare in guardia. Quando i fratelli e le sorelle discutevano con me di questioni di fede, io non li ascoltavo davvero ed ero io stessa riluttante a parlare troppo. Poi, un fratello ha pronunciato queste parole: “Negli ultimi giorni, Dio ha espresso verità per compiere l’opera di giudizio e purificazione degli esseri umani; la Sua azione ha lo scopo di trasformare le nostre nature peccaminose. Tuttavia, molti fratelli e sorelle credono che, poiché il Signore Gesù è stato crocifisso e ha preso su di Sé tutti i nostri peccati, Dio non ci veda più come creature immerse nel peccato e noi non siamo più peccatori. Essi ritengono che, quando il Signore ritornerà, ci condurrà nel Regno dei Cieli. Dico bene? Pensate a questo fatto: dopo aver peccato, preghiamo e ci pentiamo dinanzi al Signore, quindi, per quale motivo soffriamo ancora nei nostri cuori e non ci sentiamo tranquilli o in pace? Perché c’è sempre meno amore tra i fratelli e le sorelle, ma esistono, invece gelosia e conflittualità? Perché nei nostri cuori cresce l’odio quando qualcuno ci offende? Quando nelle nostre vite accade qualcosa di spiacevole, non possiamo fare a meno di perdere la pazienza, di andare in collera: per quale motivo? In realtà, questi fatti indicano che ognuno di noi vive nel peccato e non è sfuggito al suo vincolo e alle sue costrizioni. Tutti noi conduciamo vite dominate ininterrottamente dal peccato. Il Signore Gesù ha detto: ‘In verità, in verità vi dico che chi commette il peccato è schiavo del peccato. Or lo schiavo non dimora per sempre nella casa: il figliuolo vi dimora per sempre’ (Giovanni 8:34–35). Le parole del Signore ci indicano chiaramente che viviamo nel peccato, che pecchiamo e ci confessiamo, incapaci di sfuggire alle costrizioni del peccato. Ciò ci rende suoi schiavi e indegni di vedere il volto di Dio. In nessun modo possiamo ottenere l’approvazione del Signore ed entrare nel Regno dei Cieli!”.

Le parole di quel fratello mi hanno commossa: erano proprio quelli i problemi all’origine della mia confusione! Ho pensato a come, quando mi imbattevo in situazioni che non mi piacevano, mostravo il mio brutto carattere e non riuscivo a tenerlo nascosto; non ero mai capace di sfuggire a quel dolore. A tutti nella Chiesa piaceva parlare di amore reciproco, ma ciò che ognuno viveva era egoismo e ipocrisia. Nei loro rapporti, tutti si limitavano ad agire per il proprio tornaconto personale e, inoltre, vi era una grande confusione nella Chiesa. Non erano quelle tutte manifestazioni del peccato? Ma come si potevano risolvere quei problemi?

Perché non posso risolvere il problema del peccato, dopo che mi sono confessata?

Non riuscivo a trattenere la domanda che mi stava sorgendo sulle labbra. “Fratello, hai appena parlato di alcune preoccupazioni davvero concrete. È vero che continuiamo a peccare e a confessare le nostre colpe, ed è un modo davvero doloroso di vivere. Ma il mio prete sostiene che il Signore Gesù ci ha già redenti, per cui, purché preghiamo e ci pentiamo dopo aver peccato, il Signore non ricorderà le nostre colpe. Ma sono ancora confusa: siamo stati redenti dal Signore Gesù, quindi, perché viviamo ancora nel peccato e in un dolore così grande?”.

Il fratello rispose, sorridendo: “Sorella, questa è una domanda davvero importante! Per prima cosa, leggiamo ora insieme un passo delle parole di Dio Onnipotente. Le parole di Dio dicono: ‘È vero che sei stato salvato da Gesù e non sei considerato peccatore grazie alla salvezza di Dio, ma questo non dimostra che tu non sia peccaminoso e non sia impuro. Come puoi essere santo, se non sei stato trasformato? Dentro di te sei assediato dall’impurità, dall’egoismo e dalla cattiveria, eppure vuoi ancora discendere con Gesù e avere una simile fortuna! Hai saltato un passaggio della tua fede in Dio: sei stato solo redento, non sei stato trasformato. Perché tu sia secondo il cuore di Dio, l’opera di trasformazione e di purificazione deve essere compiuta personalmente da Lui; se sei solo redento, non sarai in grado di raggiungere la santità. Di conseguenza, non sarai qualificato per prendere parte alle sante benedizioni di Dio, perché hai saltato un passaggio nell’opera di Dio per la gestione dell’uomo, ossia il passaggio principale per la trasformazione e la perfezione. Pertanto tu, peccatore che è stato solo redento, non puoi ricevere direttamente l’eredità di Dio’.

Dalle parole di Dio possiamo comprendere che la ragione per cui viviamo ancora in una condizione di peccati e confessioni, anche dopo essere diventati credenti, è principalmente dovuta al fatto che non siamo stati sottoposti all’opera di giudizio e di purificazione di Dio negli ultimi giorni. Sappiamo tutti che, con la Sua crocifissione, il Signore Gesù ci ha redenti dei nostri peccati e li ha assunti su di Sé per noi, per cui, purché siamo capaci di pregare e di confessare al Signore le nostre colpe dopo averle commesse, possiamo esserne assolti. Tuttavia, dobbiamo comprendere che la salvezza del Signore Gesù si riferisce solo al fatto che Egli ci sottrae al pericolo della condanna e dei vincoli della legge. Ciò che stava dietro all’opera del Signore Gesù in quel momento storico era che gli esseri umani vissuti nell’ultimo periodo dell’Età della Legge erano diventati così profondamente corrotti e peccavano talmente, che non esisteva alcuna offerta sacrificale per la loro redenzione. E, così, in quel periodo tutta l’umanità affrontava il pericolo di essere condannata e giustiziata secondo la legge. Tuttavia, Dio non poteva sopportare di vedere l’umanità distrutta a quel modo, per cui Egli Si fece personalmente carne e fu inchiodato alla croce, facendo di Sé stesso un’offerta sacrificale e riscattando così tutta l’umanità. A quel tempo, purché gli uomini e le donne accettassero il Signore Gesù come loro Salvatore, potevano essere assolti dai propri peccati e sfuggire alla condanna secondo la legge: questo è il vero significato dell’opera di redenzione compiuta dal Signore Gesù. Ma dobbiamo essere chiari sul fatto che il Signore Gesù ha realizzato l’opera mediante la quale ci ha redenti, non l’opera con cui ci ha liberati dal peccato, e le nostre nature sono ancora peccaminose. Siamo stati profondamente corrotti da Satana; la nostra natura è diventata arrogante, egoista, spregevole, ingannevole, disonesta, malvagia e avida. Queste indoli corrotte e sataniche sono radicate in noi ancor più saldamente del peccato e rappresentano anche la causa della nostra peccaminosità. Vincolati da ciò, spesso non siamo capaci di eseguire gli insegnamenti del Signore e, quindi, viviamo in un doloroso ciclo di peccati e successive confessioni. Se non poniamo rimedio a tale natura peccaminosa, non saremo mai liberi dalle catene del peccato, ma ne rimarremo sempre intrappolati, completamente indegni di essere condotti dal Signore nel Regno dei Cieli. Ciò perché il Signore è santo e, quindi, poiché noi esseri umani non siamo santi, non possiamo contemplare il Suo volto. Questo è il motivo per cui abbiamo bisogno che Dio giunga di nuovo negli ultimi giorni e compia un passo di opera per liberarci dal nostro peccato. Sia ringraziato Dio! Dio sa bene di cosa abbiamo bisogno come esseri umani corrotti. Egli si è incarnato ancora una volta negli ultimi giorni come Dio Onnipotente, Cristo degli ultimi giorni; sulla base della Sua opera di redenzione, Egli ha espresso le verità e sta realizzando la fase dell’opera di giudizio che parte dalla casa di Dio. Ciò principalmente per porre fine alla nostra natura peccaminosa, per donarci la libertà dai vincoli del peccato, per consentirci di essere completamente salvati da Lui e di essere condotti nel Regno dei Cieli. Ecco perché dobbiamo essere vergini sagge: solo la ricerca e l’indagine dell’opera di Dio Onnipotente degli ultimi giorni è conforme alla Sua volontà! Il Signore Gesù ci ha anche ammoniti: ‘Beati i poveri in ispirito, perché di loro è il regno de’ cieli’ (Matteo 5:3). Purché cerchiamo con una mente aperta, scopriremo che le parole di Dio Onnipotente sono la verità e possono risolvere tutte le nostre confusioni e difficoltà. Ancora di più, esse possono trasformarci e purificarci”.

Riunirsi al Signore: accogliere il Suo ritorno significa che sfuggire al peccato non è più solo un sogno! (I)ultima modifica: 2019-09-26T00:56:51+02:00da liyue123