La dentiera

La dentiera è una protesi dentaria mobile totale, il portatore può rimuoverla dalla bocca autonomamente  per la pulizia quotidiana e serve a consentire al paziente la funzione masticatoria nonché a ripristinare l’estetica.

La dentiera è la soluzione più economica quando i pochi denti rimasti in bocca sono molto rovinati a causa di carie, tartaro o parodontite cronica tanto da rendersi necessaria l’estrazione di tutti gli elementi dentali ormai precari e prossimi alla caduta naturale.

Tecnica di realizzazione della dentiera

Tecnicamente la dentiera è la protesi mobile totale più semplice nel panorama odontoiatrico poiché non comporta preventive procedure di chirurgia orale ed è anche la soluzione più economica e veloce per tornare a masticare e sorridere.

La fase più critica nella progettazione e realizzazione della dentiera e dove si riscontra la bravura dell’odontotecnico, sta nel tentativo di conferirle la maggiore stabilità possibile una volta in sede per evitare spostamenti indesiderati durante la masticazione, nel parlare e durante la deglutizione.

E’ molto importante che la protesi mobile totale abbia un appoggio ottimale sulle gengive tale che le permettano di scaricare uniformemente la pressione derivante dalla masticazione senza quindi creare zone di maggior stress per i tessuti sottostanti altrimenti c’è il rischio che si creino vesciche o decubiti.

Perfetta occlusione

Oltre alla stabilità, è molto importante che la protesi mobile o dentiera consenta la perfetta occlusione che si verifica quando il soggetto chiude la bocca ed i denti superiori trovano il contatto con quelli inferiori.

Può succedere che alcuni elementi dentali trovino in anticipato il contatto con i rispettivi omologhi, si parla di “precontatto occlusale”, in questi casi è necessario informare il dentista dell’inconveniente affinché questi possa porvi rimedio.

Rispettare le altezze ed realizzare l’occlusione ottima significa anche preservare i parametri estetici del paziente nonché evitare problematiche alle articolazioni ed alla muscolatura facciale e del collo di cui si occupa la branca dell’odontoiatria chiamata gnatologia.

Materiali di costruzione

La dentiera è formata sostanzialmente da due materiali:

La resina acrilica rosa

serve per creare l’appoggio della protesi mobile sulle gengive naturali (tessuto osteomucoso) e come supporto per i denti finti;

Gli elementi dentali protesici

fabbricati soprattutto in resina (anche stratificata) oppure in ceramica.(anche se quest’ultima non è indicata per la protesi mobile superiore a causa dell’eccessivo peso).

Quando scegliere una protesi mobile totale ?

Per una persona senza neanche un dente in bocca, la scelta dei cibi di cui nutrirsi è veramente molto limitata mentre sappiamo che per rimanere in salute è necessaria un’alimentazione ricca e differenziata. La protesi mobile totale o dentiera permette al suo portatore di masticare qualsiasi cibo e non limitarsi a minestre liquide o formaggi morbidi.

Per contrastare il recesso gengivale ed il riassorbimento dell’osso alveolare

La mancata funzione masticatoria non stimola la resistenza da parte dei tessuti soprattutto quelli ossei di conseguenza, con il passare del tempo, il nostro corpo tende ad eliminare ciò che non è più necessario quindi si assiste ad una lenta ed inesorabile recessione gengivale e riassorbimento dell’osso mascellare.

La dentiera perfettamente realizzata ha appunto il compito di diluire la pressione esercitata durante la masticazione su tutta la sua estensione e questo fa si che gli stimoli arrivino a più parti della mandibola e della mascella favorendo il rinnovo tessutale osseo.

Per eliminare il disagio sociale

Non dimentichiamo che viviamo nell’era della comunicazione in cui l’apparenza fisica è il nostro biglietto da visita iniziale.

L’edentulia completa quindi, porta ad una grave menomazione della nostra persona così come è percepita dai nostri interlocutori oltre ad essere considerata anche come sinonimo di trascuratezza personale.

Non tutti però possono permettersi una protesi fissa su impianti od un ponte circolare completo sul modello di attrici od attori, ecco perché la protesi totale mobile rappresenta un ottimo compromesso tra ripristino della qualità di vita e costi.

Per dovere di completezza, dobbiamo dire che anche l’idea di passare ad una dentiera mobile ha un notevole impatto psicologico sul paziente.

Il dentista avrà il fondamentale compito non solo di progettare e realizzare una protesi totale mobile all’altezza delle aspettative del paziente ma anche di rieducare quest’ultimo alla masticazione ed alla fonazione nonché al mantenimento ed alla pulizia della dentiera.

Per contrastare l’invecchiamento precoce del viso

il riassorbimento osseo causato dalla totale mancanza di denti in bocca ha ripercussioni importanti anche sul nostro volto e profilo poiché determina un lento ma evidente rilassamento della cute in prima battuta nella zona labiale e mandibolare poi, come conseguenza, anche il collasso della zona zigomatica. Il risultato di tutto questo è che un soggetto avrà un aspetto invecchiato ed un profilo molto segnato.

Per il condizionamento dei tessuti gengivali

Quando il dentista, prima di procedere con la dentiera, deve effettuare alcune estrazioni dentali o quando il paziente è già portatore di protesi ma questa risulta inadatta alla sua bocca e perciò causa di vesciche ai danni del tessuto osteomucoso, è necessario un breve periodo di attesa affinché le gengive guariscano completamente per non aggiungere danni a quelli già esistenti.
Una volta terminato

Il periodo di guarigione detto “condizionamento dei tessuti gengivali”, la protesi mobile provvisoria sarà dotata di uno speciale materiale autoadattante (resiliente) che fungerà da cuscinetto tra la gengiva e la resina acrilica della protesi mobile totale (notoriamente rigida).

Controlli periodici e ribasatura della dentiera

Nonostante le nuove tecnologie a disposizione dell’odontoiatria e del dentista permettano oggi la realizzazione di dentiere più stabili che in passato, la protesi mobile totale avrà sempre bisogno di essere ritoccata per riflettere i cambiamenti fisiologici dei tessuti sottostanti, osso e gengiva che lo riveste.

Con periodicità che varia da paziente a paziente, l’odontotecnico non farà altro che effettuare una ribasatura della protesi ovvero, sulla base di nuove impronte dentali, modificherà lo strato di resina acrilica che simula la gengiva e che appoggia sui tessuti naturali. In questo modo la dentiera sarà sempre salda in bocca.

Quando effettuare la ribasatura ? Quando il portatore si accorge di dover utilizzare una quantità sempre maggiore di adesivo per dentiera è segno che qualcosa non va, in particolare le gengive si sono come “ristrette”, la dentiera balla ed è necessario l’intervento dell’odontotecnico.

Fissare la protesi mobile totale

Molti portatori di protesi mobile totale lamentano un eccessivo movimento del manufatto durante diverse attività, specialmente durante la masticazione e la fonazione.

Se la dentiera non è ben stabile in bocca, mentre si parla o si mangia si possono verificare dei basculamenti ovvero che la dentiera vi muova dalla sua posizione ideale andando a provocare delle storpiature durante la pronuncia di alcune parole oppure provocando dolore alle gengive sottostanti a causa dello scarico delle forze espresse durante la masticazione solo in alcune zone andando a sovrastressare la mucosa gengivale.

Esistono differenti metodi per stabilizzare la protesi mobile o dentiera in bocca:

Adesivi per dentiera

Rappresenta la soluzione più veloce, erroneamente considerata economica e, sicuramente, temporanea.

Detto in maniera semplice, la pasta adesiva per dentiera (es. Kukident), collocata tra la gengiva naturale e la flangia della protesi, va a colmare gli spazi rimasti vuoti da un possibile recesso gengivale, riassorbimento dell’osso alveolare o da una non corretta realizzazione.

Così facendo, la dentiera rimane salda ma solo per poche ore ed il portatore è costretto ad utilizzare l’adesivo per dentiera più volte al giorno affrontando quindi anche un costo mensile non indifferente.

Impianti dentali a barra

La dentiera fissata agli impianti dentali con barra permette di avere il confort di una protesi fissa, o quasi, e la praticità della dentiera per l’igiene orale domiciliare.

Mini impianti

Per stabilizzare la protesi mobile totale inferiore, l’implantologia moderna propone, oltre agli impianti sopra menzionati, un’alternativa rappresentata dai mini-impianti dentali a testa sferica o a pallina.

Ancorchè inglobate nella categoria delle protesi mobili, le ultime due alternative, sono anche dette protesi rimovibili o overdenture.

Alternative alla dentiera

Abbiamo detto che la protesi mobile totale è la soluzione protesica più economica e veloce per ripristinare la funzionalità masticatoria e l’estetica del paziente completamente senza denti, accanto ai pregi la dentiera comporta anche problemi: timore che essa si sposti durante una conversazione, problemi a masticare cibi duri, problemi di ribasatura periodica per adattarsi alla nuova morfologia delle gengive e dell’osso, etc.

Molti portatori di protesi considerano limitante la pulizia quotidiana della dentiera nonché la relativa manutenzione.

Per eliminare completamente i disagi elencati esistono i compromessi elencati nel paragrafo precedente ma la soluzione odontoiatrica migliore è rappresentata da:

Protesi fissa su impianti dentali

in cui la protesi compresa di gengiva finta (flangia) è saldamente ancorata ad impianti dentali integrati nell’osso (osteointegrati) ed il portatore non potrà toglierla per la pulizia dei denti quotidiana.

Ponte circolare completo su impianti

In questo caso la protesi è anch’essa connessa ad impianti ma non è prevista la gengiva finta, quindi al paziente sembrerà di riavere i propri denti che fuoriescono dalle gengive naturali come accade in natura.

Queste due ultime proposte protesiche, ovviamente, hanno costi e resa estetica molto maggiore rispetto alla dentiera nonché implicano anche di dover sottoporsi ad un intervento di chirurgia orale che, seppur mininvasivo, è pur sempre un intervento con tutte le possibili complicazioni, rischi ed ansie che si porta dietro.

Quanto costa la dentiera ?

La protesi mobile totale, comunemente chiamata dentiera, rappresenta il manufatto più economico nel panorama delle soluzioni odontoiatriche possibili per rifare l’intera bocca, I prezzi partono da:

  • 600 Euro per la dentiera definitiva in resina con 12 denti (arcata superiore od inferiore);
  • 350 Euro per la dentiera provvisoria sempre in resina e con 12 denti (per arcata);
  • 45 Euro è il prezzo di ogni singolo dente da inserire nella protesi mobile totale in caso di rottura;
  • 100/120 Euro per la ribasatura della dentiera
  • prezzi per il mercato Americano Dentures: cost, full and partial, insurance and benefits of false teeth (informazioni in linugua inglese)

Protesi fissa si intende la protesi che non può essere rimossa dal paziente

Con il termine protesi fissa si intende la protesi che non può essere rimossa dal paziente poiché cementata o avvitata ad elementi pilastro, si tratta dei denti naturali del paziente quando ancora in buono stato oppure impianti dentali osteointegrati.

La protesi fissa è chiamata di “ricostruzione” quando ha il compito di ricostruire la parte del dente asportato dal dentista durante le cure ed allo stesso tempo di proteggere la parte restante.

E’ detta di sostituzione, invece, quella protesi fissa che va a sostituire parte o tutti i denti mancanti che sono caduti naturalmente oppure sono stati estratti poiché ridotti in pessime condizioni e non più utilizzabili.

Tipi di protesi fissa:

Intarsio dentale

L’intarsio dentale è la protesi fissa più piccola che esiste poiché è destinato alla ricostruzione di una parte della corona del dente che è stata danneggiata dalla carie che ne ha corroso buona parte dello smalto oppure da una frattura a causa di un trauma (incidente stradale o sportivo).

In altre parole, quando il dentista decide che un’otturazione dentale non garantisce l’estetica, la tenuta e la giusta resistenza ma non si vuole arrivare alla capsula, allora l’intarsio è la protesi fissa ideale.

I materiali di costruzione prevedono sia la ceramica che lo zirconio (in alcuni casi anche il disilicato di litio). L’intarsio, a differenza dell’otturazione che è realizzata direttamente nella bocca del paziente, è costruito in laboratorio sulla base di un’impronta dentale ad alta precisione e cementato sul dente.

In alternativa è possibile procedere alla presa delle impronte con una lampada intraorale pere poi passare alla fabbricazione dell’intarsio attraverso la tecnologia CAD/CAM computerizzata.

Capsula dentale

La capsula dentale è una protesi fissa che serve per ricreare completamente la corona del dente ovvero la parte visibile, quella che vediamo durante il sorriso e che utilizziamo per masticare.

La capsula è posizionata sul dente naturale dopo che questo è stato curato a causa di carie profonda o pulpite e, all’occorrenza, è stata praticata anche la relativa devitalizzazione.

Per fare spazio alla capsula dentale, il dentista è costretto a monconizzare il dente o la parte che ne rimane ovvero a rendere la parte superiore del dente più piccola. In questo caso si dice che il dente è stato incapsulato.

In base alle cure apportate e quindi ai tempi di guarigione, l’odontoiatra potrebbe optare per una protesi fissa provvisoria o capsula provvisoria in attesa di quella definitiva.

Questo tipo di protesi fisso mono-dente (per un solo dente) è realizzata utilizzando differenti tipi di materiali. La scelta dell’uno o dell’altro è dettata dai risultati che si desiderano ottenere e dai costi che il paziente è in grado di affrontare.

L’odontoiatria protesica oggi offre i seguenti tipi di protesi fissa per un solo dente:

Corona in resina o composito

La corona in resina acrilica o composito è la protesi fissa che normalmente viene utilizzata come presidio provvisorio, in attesa della guarigione dei tessuti ed è anche la più economica.

Corona metallo ceramica

Il metallo o, meglio, la lega di metallo costituisce la struttura interna della capsula, quella a contatto con il dente ridotto a moncone o con il perno-moncone. La ceramica, invece, è utilizzata per la parte esterna ed estetica della protesi fissa.

Una delle caratteristiche che contraddistingue la corona in metallo ceramica è la particolare resistenza durante la masticazione. Nel panorama delle protesi fisse per un solo dente è quella che fino ad oggi è stata più largamente utilizzata dai dentisti di tutto il mondo.

Corona ceramica integrale

La corona in ceramica integrale è la protesi fissa singola che vanta l’estetica migliore poiché, data la mancanza del metallo sottostante, si lascia attraversare dalla luce proprio come i denti naturali.

E’ particolarmente adatta a sostituire o ricoprire i denti anteriori mentre per quelli posteriori è preferibile un materiale più resistente che possa resistere alle forze espresse durante la masticazione.

Corona zirconio ceramica

La zirconia o ossido di zirconio, negli ultimi tempi, è diventato il materiale di riferimento per restauri protesici molto resistenti e con un’estetica inarrivabile utilizzando altri materiali.

In combinazione con la tecnologia CAD/CAM, è possibile ricavare la protesi fissa attraverso la fresatura computerizzata di un blocchetto di ossido di zirconio ottenendo un dispositivo odontoiatrico di estrema precisione, leggerezza e biocompatibilità.

La corona in zirconia e ceramica unisce in se la resistenza dell’ossido di zirconio sintetizzato e la resa estetica della ceramica.

Faccette

L’odontoiatria estetica ricomprende le faccette dentali o veneers nella categoria delle protesi fisse poiché anch’esse, una volta cementate non possono essere rimosse dal paziente.

Le faccette dentali sono dei sottilissimi gusci di ceramica o zirconio che vengono applicate sopra ai denti naturali che, in alcuni casi devono essere limati per far posto allo spazio occupato dalle faccette ed in altri casi no.

Con questo tipo di protesi fissa è possibile risolvere differenti problemi estetici del paziente: eccessivo spazio tra i denti incisivi (diastema), cambiare colore agli elementi dentali, allungare i denti, coprire una pigmentazione indelebile etc.

Ponte dentale parziale

Il ponte dentale parziale è la protesi fissa che serve per sostituire uno o più denti adiacenti (solitamente fino a 4 o 5).

Il numero di capsule dentarie necessarie ed unite tra loro dipende dal numero di denti naturali che si desidera rimpiazzare.

Il ponte parziale può essere agganciato:

Su denti naturali

In questo caso le corone dei denti naturali del paziente che serviranno da pilastro devono essere ridotte a moncone ed incapsulate quindi, se gli elementi dentali sono sani, procedere alla monconizzazione risulta un vero delitto mentre, se non lo sono, è l’occasione buona per curarli e renderli utili al supporto del ponte.

Su impianti dentali

Se non si vogliono toccare i denti naturali e sani, l’unica alternativa è l’inserimento di impianti dentali in titanio che, una volta osteointegrati, saranno connessi al ponte e lo manterranno in posizione.

Protesi fissa Maryland Bridge

Quando è necessario porre rimedio alla mancanza di un singolo dente o più denti adiacenti, una delle soluzioni proposte dall’odontoiatria è la protesi fissa detta ponte Maryland Bridge.

Essa consiste in una protesi fissa parziale il cui numero di capsule è uguale al numero di elementi dentali da sostituire e l’ancoraggio in bocca è assicurato da alette laterali in metallo, ceramica o composito che aderiscono, attraverso uno speciale adesivo, allo smalto dei denti naturali che fanno da pilastri.

In alcuni casi la superficie linguale dei denti naturali che supportano il ponte Maryland Bridge, deve essere preventivamente limata per far spazio alle alette mentre in altri casi basta l’adesivo.

Protesi fissa su impianti dentali

Utilizzata per sostituire tutti i denti, spesso sia dell’arcata superiore che quella inferiore, è costituita da una parte in resina acrilica rosa che simula la gengiva e rappresenta la base su cui vengono montati i denti protesici.

La gengiva finta è utilizzata per colmare lo spazio lasciato libero dal riassorbimento osseo e da eventuale recessione gengivale altrimenti il dentista sarebbe costretto ad utilizzare denti molto lunghi ed antiestetici.

La ritenzione è garantita da impianti dentali in titanio (od anche in ceramica o in zirconio) osteointegrati.

Le tecniche per utilizzate per arrivare a realizzare una protesi fissa su impianti dentali sono molteplici: si va dal classico intervento di chirurgia orale a due fasi, all’implantologia a carico immediato ove l’implantologo, attraverso le opportune indagini radiografiche (panoramica o TC 3D DENTALSCAN), sia certo della presenza delle condizioni necessarie e sufficienti per il successo degli impianti.

Per coloro che si presentano già completamente edentuli (senza denti) è anche possibile porre in essere la tecnica transmucosa.

La caratteristica principale della protesi fissa su impianti dentali sta nel fatto che la protesi è estremamente fissa in bocca quindi non ha spostamenti o basculamenti durante la masticazione o la fonazione come invece accade con la protesi mobile o dentiera.

Ponte circolare completo su impianti dentali

Il ponte circolare completo è una protesi fissa molto simile a quella descritta nel paragrafo precedente ma non ha la gengiva finta quindi il paziente ed i suoi interlocutori avranno la netta sensazione che i denti protesici fuoriescano dalle gengive naturali.

A differenza della protesi fissa con flangia, il ponte circolare completo su impianti è più facile da tenere pulito poiché presenta meno punti difficile da raggiungere durante l’igiene orale quotidiana.

Protesi fissa completa su denti naturali

Quando il paziente si presenta in studio con ancora qualche dente in bocca, il dentista, previa anamnesi, può decidere che gli elementi dentali residui siano sufficienti a svolgere il lavoro che, altrimenti, andrebbe fatto dagli impianti dentali.

In questo caso quindi si procede con la cura delle radici ancora in buono stato ed all’estrazione dei denti che non possono essere di alcun aiuto.

Il passo successivo è quello di ridurre a moncone i denti curati e prepararli, con eventuale utilizzo di perni moncone, a fare da pilastri per il sostegno e la ritenzione della protesi che in questo caso si chiama appunto protesi fissa su denti naturali.

Protesi fissa temporanea o provvisoria

La protesi fissa temporanea è un dispositivo odontoiatrico molto importante sia per il paziente che per il dentista poiché permette all’uno di non rimanere senza denti durante il periodo di cura ed all’altro di rispettare i dovuti tempi biologici necessari ai tessuti molli e duri per guarire.

La protesi fissa temporanea può essere parziale quando supplisce temporaneamente alla mancanza di uno o più denti adiacenti (capsula dentale o ponte parziale), oppure totale quando a mancare sono tutti i denti di un’intera arcata (ponte circolare completo oppure protesi fissa su impianti Toronto Bridge).

Caratteristiche comuni

Ogni protesi fissa, pur essendo progettata e realizzata sulla base delle personali caratteristiche del paziente, deve essere costruita, dall’odontotecnico, con caratteristiche ben precise che accomuna tutte le protesi e che riassumiamo di seguito:

Modellazione anatomica:

se la protesi fissa è costituita da un intarsio o da una capsula, queste devono adattarsi, per forma e colore, ai denti già presenti nella bocca del paziente.

E’ molto importante che la protesi sia perfettamente adattata poiché, in caso contrario, può diventare la causa di infiammazione gengivale, gengivite e ristagno di particelle di cibo favorendo l’accumulo della placca batterica, carie e tartaro.

Corretto punto di contatto

Deve essere ricercato e raggiunto per distribuire uniformemente le forze espresse durante la masticazione

Occlusione ottimale

L’allineamento verticale della protesi fissa con gli omologhi naturali oppure tra le due arcate protesizzate, elimina il problema del “precontatto occlusale” che concentra lo stress masticatorio in punti ben precisi nei quali si formano vesciche e decubiti.

Rispetto delle proporzioni interdentali

Tra un dente e l’altro deve esserci il giusto spazio, ne di più ne di meno, altrimenti la papilla interdentale non avrebbe la giusta collocazione e si rischierebbero anche pericolosi ristagni di cibo.

Bombatura dei denti protesici (curvatura assiale)

Se la curvatura (assiale) della singola capsula o dei denti di una protesi fissa su impianti è poco accentuata il cibo urterà frequentemente la gengiva, provocando arrossamenti ed infiammazioni. Se invece la curvatura assiale è molto accentuata avremo ristagni di cibo, accumulo di placca e formazione di carie e tartaro.

Manutenzione ed igiene della protesi fissa

L’igiene orale e la pulizia dei denti deve essere sempre eseguita anche quando una persona non ha più in bocca i propri denti che sono stati sostituiti da una protesi dentale fissa anzi, soprattutto quando si ha in bocca una protesi.

Se il dispositivo protesico è parziale (supplisce alla mancanza di uno o più denti vicini), si consiglia la pulizia con uno spazzolino come normalmente si fa con i denti naturali per rimuovere residui di cibo che possono rimanere incastrati a livello interdentale (tra il dente vero e quello finto); oltre a ciò, è doveroso dotarsi ed utilizzare lo scovolino per andare a ripulire anche quei punti che sono difficilmente raggiungibili con lo spazzolino da denti.

Le la protesi dentale fissa è totale, come un ponte circolare completo od una protesi fissa su impianti dentali, l’igiene diventa ancora più importante poiché trascurandolo è possibile causare problemi agli impianti dentali.

Se non si rimuovono i batteri a mezzo scovolino o filo interdentale, questi possono provocare la perimplantite che è una delle cause del fallimento degli impianti.

Controllo periodici dal dentista

I controlli periodici dal dentista servono per la corretta manutenzione della protesi fissa poiché essa deve essere costantemente monitorata a scopo preventivo.

Per la protesi fissa Toronto Bridge, i controlli periodici, ogni 3 mesi, sono anche l’occasione per svitare la protesi e procedere alla sua pulizia poiché, come sappiamo, la flangia rosa che simula la gengiva limita enormemente le manovre atte all’eliminazione di tutti i detriti di cibo.

Durante i controlli, il dentista è in grado di accertare se è ora di effettuare la ribasatura della protesi oppure se questa risulta ancora idonea a svolgere in maniera ottimale il suo lavoro.

Conclusioni

La scelta della protesi fissa è un momento molto importante nella al vita di una persona poiché tale scelta va ad influenzare notevolmente la quotidianità del paziente, sia dal punto di vista estetico che da quello funzionale.

La comunicazione a due sensi tra il dentista ed il paziente deve essere la più esplicativa e semplice possibile in modo tale che l’uno possa rendersi conto a cosa sta andando in contro in termini di disagio, vantaggi e spesa economica mentre il medico può comprendere quali siano le effettive esigenze del paziente.

Per ripristinare la funzione masticatoria ottimale nonché l’estetica

Il ponte dentale è una protesi fissa che serve per la sostituzione un dente che è stato estratto o manca per differenti motivi.

Per ripristinare la funzione masticatoria ottimale nonché l’estetica, l’odontoiatria propone due soluzioni: ponte sorretto da denti adiacenti che fanno da pilastri oppure una corona su un impianto dentale osteointegrato che funge da radice artificiale su cui assicurare una corona protesica.

Spetta al dentista valutare il caso in esame a descrivere al paziente i vantaggi e gli svantaggi delle due procedure odontoiatriche.

Per sostituire più denti adiacenti è possibile costruire un ponte per 3, 4 o 5 denti sorretto da impianti dentali.

Cause della mancanza di un dente

  • L’elemento dentale è stato estratto poiché attaccato pesantemente dalla carie che ha determinato una pulpite non curata per tempo ed il paziente ha deciso di sostituirlo con un ponte;
  • a causa della frattura traumatica (incidente) non solo della corona ma anche della radice del dente;
  • Ascesso dentale importante;
  • Vecchiaia;
  • Parodontite grave che ha determinato l’instabilità dell’elemento dentale che il dentista ha dovuto provvedere ad estrarre;

Perché sostituire il dente mancante ?

  • Per ripristinare la corretta masticazione;
  • Impedire lo spostamento dei denti adiacenti provocando malocclusioni;
  • Ripristinare l’estetica del paziente che si sentirebbe a disagio nelle sue relazioni sociali.
  • Nel caso dell’impianto dentale, esso contribuisce a ritardare notevolmente la regressione dell’osso.

Come accennato all’inizio dell’articolo, le possibili soluzioni dono principalmente due ovvero: la costruzione di un ponte con una o più corone protesiche e sostenuto dai denti adiacenti che fungono da sostegno oppure l’impiego di impianti dentali in titanio.

Ponte su da denti naturali ridotti a moncone

In questo caso il dentista deve sincerarsi che i denti adiacenti a quello che deve essere estratto o manca da tempo, siano adatti a svolgere la loro mansione. In altre parole, se i denti adiacenti sono sani è necessario “solo” ridurli a monconi per poi ricoprirli con capsule mentre se non lo sono, devo prima essere curati ed in quest’ultimo specifico caso è molto più conveniente adottare il ponte dentale rispetto all’impianto poiché, comunque, i denti vicini devono essere curati e ricoperti.

Preparazione dei denti pilastro

Per la preparazione dei denti che fungeranno da appoggio per il ponte, il dentista utilizza il trapano per limare parte dello smalto dentale degli elementi dentali naturali per creare lo spazio per la capsula.

Si procede quindi alla prese delle impronte che saranno inviate al laboratorio odontotecnico per la realizzazione del restauro protesico.

Durante questa fase, l’odontoiatra ed il paziente di comune accordo decidono il colore ed il materiale da utilizzare (metallo ceramica, zirconio-ceramica oppure ceramica integrale) che influenzerà notevolmente il costo del ponte.

Nell’attesa del lavoro definitivo, il paziente attenderà il tempo necessario utilizzando una protesi provvisoria in resina assicurata ai monconi nella medesima seduta.

Alloggiamento del ponte dentale

Una volta pronto, il nuovo ponte definitivo è ancorato ai denti monconizzati con del cemento odontoiatrico e prima che il paziente lasci lo studio, il dentista si deve assicurare circa la perfetta occlusione ed eventualmente apportare qualche piccola modifica affinché il paziente lo senta parte integrante della propria arcata.

Corona singola su impianto

Metodo tradizionale

Prima di cominciare i lavori, il dentista deve sottoporre il paziente ad esami radiografici quali l’ortopantomografia per controllare la qualità e la quantità di osso mascellare a disposizione.

La procedura di implantologia tradizionale inizia con la somministrazione dell’anestesia locale e prosegue con l’incisione della gengiva per esporre l’osso al cavo orale affinché il dentista possa vedere dove inserire l’impianto che sorreggerà la corona protesica.

Dopo l’implantazione e la cucitura del lembo aperto nella gengiva, si passa alla presa delle impronte dentali per la costruzione del modello in gesso su cui sarà progetta la protesi.

Il paziente lascia lo studio con un provvisorio per poi farvi ritorno per ricevere la corona definitiva.

Metodo computerizzato

Nell’implantologia moderna si utilizza la TC tridimensionale DENTALSCAN per acquisire un’immagine 3D dei mascellari per stabilire con estrema precisione dove e come inserire l’impianto dentale. Questa metodica prende il nome di implantologia computer guida.

Utilizzando le nuove metodologie, non è più necessario incidere la gengiva bensì si forano i tessuti molli e l’osso con speciali frese e si posiziona l’impianto dentale (implantologia transmucosa).

Se l’odontoiatra utilizza la implantologia a carico immediato, il paziente potrà tornare a casa con la capsula definitiva già perfettamente funzionante mentre con la tecnica a carico differito questi dovrà attendere il classico periodo di osteointegrazione affinché la protesi definitiva possa esse alloggiata.

Ponte o impianto ?

A questo punto dell’articolo il lettore potrebbe essere un po’ confuso per la quantità di informazioni lette sul ponte dentale quindi abbiamo pensato di riassumere brevemente quanto descritto in precedenza.

  • Il ponte dentale si dimostra una valida scelta se i denti adiacenti che devono fare da appoggio sono sani ed affidabili altrimenti l’intera struttura ne sarebbe compromessa fin dall’inizio;
  • Nel caso in cui gli elementi dentali di ancoraggio non siano in grado di svolgere l’ulteriore lavoro cui sono chiamati, è necessario prepararli a dovere oppure optare per l’impianto;
  • Il ponte dentale non necessita di un vero e proprio intervento chirurgico per la sua applicazione mentre l’impianto si;
  • Se a destra ed a sinistra della zona ove il dente naturale è stato estratto, i denti sono sani è un “peccato” indebolirne lo smalto con il processo di monconizzazione poiché, così facendo, aumentano le probabilità che questi possano essere attaccati dai batteri causa di carie ed infezioni;
  • Nella casistica implantologica, un ponte dentale dura meno rispetto all’impianto;
  • Se i denti adiacenti necessitano anch’essi di essere incapsulati allora l’opzione implantologica è sconsigliata;
  • Qualora l’osso mascellare ricevente non sia idoneo all’implantazione a causa della scarsità dell’osso stesso, il ponte risulta la scelta obbligata a meno che il paziente decida di sottoporsi preventivamente ad innesto di osso oppure al rialzo del seno mascellare;
  • Il ponte dentale necessita di una maggiore igiene orale domiciliare rispetto all’impianto poiché la mancanza dell’elemento dentale nel suo alveolo naturale concede spazi maggiori alla placca batterica ed a lungo andare, anche i denti adiacenti ne risentirebbero.

Quanto costa un ponte dentale ?

Per rispondere in maniera utile a questa domanda è necessario anticipare che il prezzo che il paziente paga al dentista è comprensivo di manodopera, anestesia, materiale odontoiatrico, esami radiologici etc.

Se desideriamo focalizzare la nostra attenzione solo ed esclusivamente sul costo del ponte dentale dobbiamo necessariamente presentare diversi prezzi, tanti quanti sono i materiali scelti.

Una corona in metallo ceramica costa, mediamente, € 250,00 e per costruire un ponte ce ne vogliono almeno 3 (una per il dente mancante e le altre per i denti adiacenti, rispettivamente, uno a destra e l’altro a sinistra) quindi siamo su un costo che si aggira intorno ai 750,00 solo di materiali.

Alla somma indicata va aggiunto il prezzo per l’estrazione e quello della preparazione dei denti d’appoggio nonché la protesi provvisoria in resina (€50,00 circa).

A volere stare stretti, il prezzo minimo per un ponte dentale di 3 elementi è di circa € 1200,00

Che può aumentare di molto se si scelgono materiali particolarmente costosi quali la pura ceramica oppure ceramica e zirconio.

Conclusioni

La scelta tra ponte o impianto non è facile, devono essere valutati attentamente molti parametri nonché le aspettative del paziente non ultimo, il costo del ponte rispetto all’alternativa.

Principali differenze tra il ponte circolare completo e la protesi fissa su impianti dentali

Le informazioni riportate in questo articolo circa le principali differenze tra il ponte circolare completo e la protesi fissa su impianti dentali in titanio osteointegrati, sono da considerarsi come linee guida che caratterizzano in modo generale e non esaustivo i due differenti tipi di presidi protesici.

Caratteristiche e differenze di entrambi le protesi fisse.

Protesi fissa su impianti dentali

Generalmente indicata a persone più anziani ed a portatori di protesi mobili che sentono la necessità di maggiore stabilità e sono stanchi dei disagi dovuti alla dentiera mobile sia durante la fonazione sia durante la masticazione;

Assomiglia molto alla protesi mobile per la presenza della flangia rosa in resina che simula la gengiva naturale ma che ha anche lo scopo di mascherare il punto di emergenza degli impianti dentali nonché di permettere di NON inserire denti finti troppo lunghi per coprire lo spazio lasciato libero dalla recessione gengivale ed ossea;

Difficoltà a mantenere un’ottima igiene orale domiciliare a causa della presenza della flangia che impedisce l’azione dello spazzolino da denti; potrebbe essere di maggior aiuto la pulizia mediante idropulsore dentale. In alcuni casi, il cibo in decomposizione rimasto sotto la protesi crea irritazione alle gengive sottostanti e alitosi;

Rappresenta la soluzione economica intermedia tra il ponte circolare completo e la protesi mobile

Il grado di estetica raggiungibile con la protesi fissa è direttamente proporzionale alla bravura dell’odontotecnico che la realizza ed ai materiali impiegati. Essendo una protesi volta al risparmio, non sempre l’estetica è al primo posto per le persone che la scelgono;

Come detto in precedenza, la protesi fissa non è facilissima da tenere pulita quindi è necessario recarsi periodicamente dal dentista affinché la possa smontare e rimuovere i resti di cibo rimasti incastrati sotto la flangia.

Con meno frequenza rispetto a quanto necessario per la protesi mobile, anche l’assetto di questo tipo di protesi è soggetto ad essere modificato nel tempo per mantenere la più corretta occlusione possibile. Il dentista agisce sulle viti di ancoraggio agli impianti per la ribasatura della protesi;

Utilizzando la tecnica ALL ON 4 e l’implantologia a carico immediato, l’odontoiatra riesce ad ancorare la protesi fissa solo su 4 impianti dentali con costi notevolmente contenuti.

A causa della sua somiglianza con la dentiera, molti pazienti rifiutano, in prima battuta, la protesi fissa Toronto Bridge.

Ponte circolare completo (arcata) su impianti

Indicato per coloro che desiderano sostituire importanti lavori protesici precedenti basati su denti naturali (incapsulazione di molti elementi dentali) e per tutti coloro che hanno mantenuto integra la quantità di osso nei mascellari e lo stato delle gengive;

Il ponte circolare non comprende la gengiva finta poiché i denti protesici usciranno dalle gengive naturali ancora in ottimo stato quindi in grado di riformare anche la papilla interdentale (tra un dente e l’altro);

Non crea problemi di igiene dentale poiché, attraverso l’utilizzo di spazzolino da denti, scovolino e collutorio è possibile raggiungere e mantenere un’ottima pulizia;

Comporta un investimento economico maggiore se paragonato alle altre soluzioni protesiche;

E’ possibile arrivare a risultati estetici difficilmente raggiungibili con altri tipi di protesi sia poiché sostituisce solo i denti e non il resto dei tessuti che sono integri o che torneranno integri a seguito delle cure sia poiché è possibili un’ampia scelta di materiali tra cui il disilicato di litio, lo zirconio o la ceramica su zirconio che sono i materiali più innovativi ed estetici attualmente sul mercato.

Una volta avvitato o cementato, i ponte circolare non necessita di cure odontoiatriche aggiuntive (ribasamento periodico) se non l’igiene quotidiana e la pulizia professionale semestrale

A differenza della protesi fissa, il ponte circolare. viene fissato agli impianti dentali a mezzo di 6, 8 o 10 impianti a seconda dei casi;

Una della caratteristiche maggiormente apprezzate dai pazienti è che a questi ultimi sembra proprio di tornare ad avere in bocca i propri denti che escono dalle gengive naturali e che si spazzolano proprio come gli elementi dentali veri.

Caratteristiche comuni

Sia la protesi fissa che il ponte circolare su impianti prevengono il riassorbimento dell’osso dei mascellari grazie ai carichi masticatori che vengono scaricati biomeccanicamente sugli impianti dentali inseriti nell’osso che agiscono da stimolo per il rinnovo cellulare;

Entrambe risolvono edentulia completa anche se in modo ed a costi differenti.

Conclusioni

Ripetiamo che le differenze tra protesi fissa e ponte circolar completo su impianti dentali elencate in questo articolo hanno il solo scopo informativo.

Ciascun paziente potrà richiedere maggiori delucidazioni al proprio dentista di fiducia ed approfondire gli argomenti qui trattati in base alle proprie necessità e disponibilità economiche.

Ma le tasche gengivali allora quando si formano ?

Le tasche gengivali sono il risultato dell’aumento di profondità del solco gengivale, sono vere e proprie tasche che corrono tra il dente e la gengiva ad esso non più adesa.

In condizioni di salute, il solco gengivale ha una profondità di circa 3 mm ed in questa sede tende a depositarsi la placca batterica i cui batteri producono l’infiammazione gengivale, gengivite, da cui il distacco delle gengive dal dente (un distacco minimo ma estremamente pericoloso), l’infiltrazione di più placca e tartaro, la progressione della gengivite che diventa parodontite e la formazione delle tasche gengivali.

Formazione

Le tasche gengivali sono prodotte dai batteri della placca che si deposita all’interno del solco gengivale e qui inizia la sua azione infiammatoria e distruttiva.

L’igiene orale domiciliare è fondamentale per rimuovere i frammenti di cibo rimasti incastrati tra i denti dopo aver consumato un pasto, se ciò non viene fatto, i batteri si nutrono di tali micro frammenti e nel farlo producono tossine ed acidi che sono pericolosi per due motivi: il primo poiché corrodono lo smalto del dente dando inizio alla formazione della carie; il secondo poiché infiammano i tessuti molli che circondano i denti causando il recessione gengivale.

Ma le tasche gengivali allora quando si formano ?

La condizione fino a qui descritta è già grave ma, comunque, reversibile. Se, però, i batteri non vengono rimossi e sono lasciati liberi di continuare la loro azione distruttrice, essi scavano, per così dire, creando tasche gengivali sempre più profonde fino ad arrivare ad intaccare l’osso alveolare.

Con un po’ di fantasia, possiamo dire che le tasche gengivali servono alla parodontite come mezzo per arrivare ad intaccare tutti i componenti del parodonto che ricordiamo sono: la gengiva, il legamento parodontale e l’osso alveolare sede del dente.

Sintomi delle tasche gengivali

I sintomi provocati dalle tasche gengivali non sono tali da preoccupare chi ne soffre, si dice che la parodontite è una patologia subdola poiché silente ma altamente lesiva.

Generalmente i sintomi accusati sono sovrapponibili a quelli della gengivite: arrossamento ed inspessimento delle gengive, perdita di tono dei tessuti molli e sanguinamento che in un primo momento può essere determinato dallo spazzolamento dei denti ma, con il progredire della malattia parodontale, non è raro assistere a sanguinamento spontaneo delle gengive.

In caso di profonde tasche gengivali che hanno permesso ai batteri di colonizzare anche l’osso alveolare provocandone il lento ma inesorabile riassorbimento, il sintomo più evidente è l’estrema mobilità del dente fino al punto in cui, sotto la pressione dei carichi masticatori, il dente stesso cede e cade.

Il materiale purulento e necrotico all’interno delle tasche gengivali provoca un altro sintomo che non reca dolore ma è fortemente temuto soprattutto poiché limita le relazioni sociali, stiamo parlando dell’alito cattivo od alitosi.

Diagnosi

Diagnosticare la presenza di tasche gengivali è assai facile, l’igienista dentale, durante la seduta di detartrasi, si accorge immediatamente della loro presenza e rimanda il paziente ad una più approfondita visita parodontale in cui è il dentista o, meglio ancora, il dentista specializzato in parodontologia, a determinare le caratteristiche delle tasche gengivali, la loro posizione e profondità (attraverso il sondaggio gengivale) ed a compilare la cartella parodontale per poi prospettare al paziente la terapia più idonea per il caso in esame.

Cure per le tasche gengivali

La procedura per curare le tasche parodontali inizia sempre con la pulizia professionale dei denti eseguita in studio dal dentista oppure da un’igienista dentale.

Una volta eliminato il tartaro sopragengivale dalla superficie dei denti e dai primi 3 millimetri sotto il margine gengivale, si procede con la sonda millimetrata per quantificare il danno provocato dalla parodontite.

Quando il medico ha il quadro preciso della situazione in cui versa la bocca del paziente, può determinare la terapia da effettuare.

Tasche poco profonde

Se le tasche parodontali non sono estremamente profonde e l’accesso ad esse è relativamente semplice, allora si procede con la levigatura radicolare ovvero il parodontologo elimina le cause dell’infezione utilizzando strumenti manuali (scalers) ed a ultrasuoni (ablatore). In molti casi non è nemmeno necessaria l’anestesia locale.

Tasche profonde e difficilmente accessibili

Al contrario, quando le tasche parodontali sono molto profonde e/o l’accesso a tutta la zona da bonificare è fortemente limitata, si opta per la levigatura radicolare a cielo aperto ovvero utilizzando il bisturi per creare un lembo e scoprire il sito operatorio per renderlo visibile ed accessibile. Si tratta di un intervento di microchirurgia che prevede sedazione e punti di sutura.

E’ fondamentale ripulire ogni più piccolo anfratto della tasca gengivale poiché lasciare anche solo pochi batteri, significa andare in contro ad una sicura recidiva.

Prevenzione

Prevenire la formazione delle tasche gengivale equivale a mantenere una corretta igiene orale domiciliare quindi,  spazzolare i denti nel modo corretto (anche con lo spazzolino elettrico) e ad utilizzare il filo interdentale almeno una volta al giorno.

Per completare l’azione preventiva, ci sono le visite di igiene orale professionale a cui sottoporsi, di norma, ogni 6 mesi o almeno una volta all’anno.

Le gengive che sanguinano sono un chiaro segnale che c’è un’infiammazione in corso dovuta?

Le gengive che sanguinano sono un chiaro segnale che c’è un’infiammazione in corso dovuta, nella maggioranza dei casi, ad una insufficiente igiene orale quindi una infiammazione di origine batterica come la gengivite o la parodontite.

In casi più rari, il sanguinamento è dovuto a sollecitazioni meccaniche troppo invasive come lo spazzolamento dei denti troppo energico e con movimenti sbagliati, a malattie sistemiche od anche a farmaci.

Le gengive tendenti al sanguinamento spontaneo o indotto presentano una colorazione più vicina al rosso vivace invece che al classico rosa pallido ed il loro spessore aumenta proprio in funzione del richiamo di sangue per combattere l’infiammazione in essere.

Anche la sensibilità del tessuto gengivale aumenta soprattutto a livello del colletto o solco gengivale.

Cause del sanguinamento delle gengive

Breve escursus su quelle che sono le cause più comuni che innescano il sanguinamento delle gengive.

Infiammazione batterica da placca o tartaro

Trascurare l’igiene orale soprattutto dopo i pasti principali, permette alla placca batterica di annidarsi all’interno del solco gengivale ed ai batteri che la popolano di iniziare immediatamente la loro azione infiammatoria derivante dalla produzioni di acidi e tossine durante la metabolizzazione degli zuccheri presenti nei micro frammenti di cibo non rimossi.

Se la non curanza della pulizia dei denti si protrae nel tempo l’infiammazione continua ad essere alimentata, la placca stratifica e mineralizza fino a diventare tartaro il quale, proprio a causa dello stato infiammatorio delle gengive, penetra sotto la gengive a formare le famigerate tasche gengivali da cui la parodontite.

A questo punto le gengive sono talmente irritate ed irrorate di sangue che un minimo trauma, come lo spazzolamento energico, può causare il loro sanguinamento.

Manovre scorrette di igiene dentale

Anche un soggetto che non soffre di malattie parodontali e che mantiene una corretta igiene orale quotidiana può andare incontro a gengive che sanguinano a causa di tecniche sbagliate durante la pulizia dei denti.

Stiamo parlando di eccessiva pressione esercitata orizzontalmente sulle gengive (in special modo del versante vestibolare = lato della guancia) e di abuso di filo interdentale che ricordiamo andrebbe utilizzato una sola volta al giorno, la sera, prima di coricarsi.

L’utilizzo sconsiderato di dentifricio sbiancante, molto aggressivo dal punto di vista della composizione chimica, contribuisce all’irritazione quindi è part in causa delle gengive che sanguinano.

Patologie sistemiche

Gengive che sanguinano sono uno dei sintomi di alcune malattie come la leucemia, l’emofilia ed il diabete difficilmente controllabile o controllato in modo inadeguato dal paziente.

Assunzione di farmaci o carenza di vitamine

Se nello spettro delle vitamine assunte quotidianamente attraverso la dieta od attraverso integratori è particolarmente carente la vitamina C o la vitamina K, tale deficit ha come effetto il sanguinamento delle gengive.

Anche l’assunzione di determinati farmaci, specie se in dosi sbagliate, sono causa di gengive che sanguinano. Tra questi ricordiamo, in prima battuta, gli anticoagulanti di cui uno dei più famosi ed utili è sicuramente il coumadin ma anche la semplice aspirina (acido acetilsalicilico) può sortire la stessa controindicazione.

Dieta troppo ricca di zuccheri

Essendo la gengivite e la parodontite le cause principali del sanguinamento delle gengive, è utile ricordare che il cibo ha il preciso scopo di alimentarci e di non quello, invece, di essere l’oggetto della nostra attenzione o bramosia in situazioni di stress.

Evitare di consumare in maniera smodata merendine confezionate, marmellate, miele e caramelle gommose senza poi lavarsi i denti è il metodo migliore per innalzare le possibilità di carie ai denti e gengive che sanguinano causa placca accumulata ed attaccata dai batteri parodontopatogeni.

Sbalzi ormonali

Gli sbalzi o scompensi ormonali a cui ci riferiamo sono quelli che intervengono in particolare condizioni in cui una donna viene a trovarsi nel lungo percorso della sua vita ovvero la gravidanza e la menopausa.

In questi periodi limitati nel tempo o di transizione tra un equilibrio ormonale ed il successivo, un po’ tutto il corpo ne risente ed anche le gengive non sono da meno.

La modificazione della viscosità della saliva potrebbe essere tale da non assolvere più così efficacemente al compito di autodetersione di denti e gengive con la conseguenza di accumulo di placca e batteri sulle superfici dentali (soprattutto interprossimali) e nel solco gengivale.

I tessuti che circondano il dente si infiammano e danno origine a micro perdite di sangue in maniera spontanea per allentare la pressione al loro interno oppure a causa di traumi molto lievi come può essere lo spazzolamento dei denti anche se fatta con cura.

Curare le gengive che sanguinano

La prima cosa da fare è sicuramente quella di sottoporsi ad un’accurata visita parodontale dal proprio dentista di fiducia, si avrà così la possibilità di accertare se il sanguinamento è un fenomeno circoscritto ed evitabile attraverso il cambiamento di determinati comportamenti e stili di vita oppure è un sintomo di una patologia più grave che deve essere contrastata il prima possibile per evitare danni peggiori, parliamo di gengivite o parodontite.

Una volta accertato che il sanguinamento delle gengive è una diretta conseguenza di carenza di igiene orale, la cura delle gengive che sanguinano si concretizza in una o due sedute di pulizia professionale dei denti e dei tessuti ad essi circostanti ricomprendendo in queste l’ablazione del tartaro sopragengivale e, nel caso, anche sottogengivale (levigatura delle radici) per eliminare la fonte dell’infiammazione.

Anche la lucidatura delle superficie dei denti rappresenta un ulteriore linea di difesa dagli attacchi della placca.

Ripuliti completamente denti e solchi gengivali dall’accumulo di sostanze infiammatorie, tali condizioni di igiene devono essere costantemente mantenute dal paziente con la cura quotidiana e domiciliare affinché il fenomeno delle gengive che sanguinano non si riproponga.

Solitamente i dentisti e gli igienisti dentali propongono dei richiami con cadenza semestrale od annuale a seconda delle caratteristiche della bocca del paziente.

Prevenzione

Gli utenti che hanno avuto la pazienza di leggere quest’articolo sulle gengive che sanguinano fino a questo paragrafo, hanno già intuito che la migliore prevenzione è quella di curare i propri denti e gengive tra le mura di casa.

Lo spazzolino da denti non troppo duro, un buon dentifricio antiplacca e il filo interdentale passato solo alla sera prima di andare a dormire sono le armi che ci garantiscono sonni tranquilli.

Da non sottovalutare l’utilizzo di un buon collutorio con sostanze disinfettanti come la clorexidina e privo di alcol completano l’arsenale.

Da ultimo, ma no ceto per importanza, non saltare o posticipare troppo gli appuntamenti per l’igiene orale professionale specie se si soffre di gengive che sanguinano.

Riduzione chirurgica della tasca parodontale

L’intervento chirurgico per la parodontite rappresenta l’ultima ratio da parte del dentista per risolvere la patologia in atto ed è posta in essere quando le terapie classiche non raggiungono il risultato sperato e quando la malattia parodontale ha raggiunto un grado tale da aver creato tasche gengivali con profondità di oltre 6 mm e significativa perdita di tessuto osseo tale da compromettere seriamente la stabilità dei denti.

Differenti tipi di intervento chirurgico per la parodontite

In parodontologia sono stati messi a punti differenti tipi di interventi chirurgici per curare la parodontite ed ognuno si differenzia dagli altri per la procedura adottata per arrivare allo scopo ovvero debellare la malattia parodontale e ripristinare i tessuti coinvolti.

Riduzione chirurgica della tasca parodontale

Quando il sondaggio parodontale evidenzia tasche gengivali molto profonde quindi difficili da ripulire dal materiale infetto e purulento praticando il solo scaling o curettage gengivale, il dentista deve ricorrere alla chirurgia parodontale detta anche levigatura radicolare a cielo aperto o “con lembo”.

In pratica, subito dopo l’anestesia locale, il medico effettua delle incisioni nella zona da trattare per poter sollevare la gengiva e procedere alla rimozione “a vista” dei tessuti infetti e del tartaro adeso alle radici dei denti causa della parodontite.

L’intervento chirurgico termina con il riposizionamento della gengiva scollata e con la sutura della stessa. A distanza di circa una settimana ed ad insindacabile giudizio del parodontologo, si valuta il processo di guarigione ed eventualmente si procede alla rimozione delle suture.

Rigenerazione ossea guidata

Nel caso in cui la parodontite abbia aggredito in modo significativo l’alveolo, ovvero l’osso che ospita il dente, tanto da causare l’evidente mobilità degli elementi dentali, è necessario intervenire chirurgicamente per compensare la perdita di osso attraverso l’innesto di materiale biocompatibile ed osteoconduttivo.

In sostanza, il dentista, attraverso un piccola incisione, inserisce del materiale biocompatibile tra l’osso ed il dente. Le speciali caratteristiche del tessuto inserito stimolano e favoriscono la formazione di nuovo osso che va a circondare il dente ed a supplire al riassorbimento causato dalla parodontite.

L’intervento chirurgico per l aparodontite in questo caso mira ad aumentare la quantità di osso che sostiene il dente. Con la rigenerazione ossea guidata, nell’arco di 4 o 5 mesi, il dente riacquista la stabilità originaria e se ne scongiura la perdita o l’estrazione anzitempo.

Innesti di tessuto molle

Uno degli effetti della malattia parodontale è quella di colpire i tessuti molli e di causare la recessione gengivale.

Nella maggioranza dei casi, la rimozione meccanica del tartaro che è causa dell’infezione favorisce la cura dell’infezione.

Purtroppo però non è detto che le gengive tornino al loro posto, potrebbero infatti rimanere ritratte a causa del trauma subito e lasciare scoperta una parte della radice facendo sembrare i denti più lunghi e favorendo l’attacco delle cariche batteriche cariogene.

La chirurgia parodontale permette di prelevare una modesta quantità di tessuto molle dal palato della bocca e riposizionarlo la dove necessario per ricostruire il margine gengivale.

I risultati che si ottengono sono apprezzabili anche esteticamente solo dopo alcuni mesi ovvero dopo il tempo necessario alla corretta cicatrizzazione.

Il primo passo per curare la parodontite consiste nel ripristinare la corretta igiene orale

Curare la parodontite prevede, in primissima battuta, la pulizia profonda e professionale dei denti del paziente che si concretizza nell’asportazione del tartaro sopragengivale (cioè quello visibile) utilizzando due strumenti in particolare: l’ablatore ad ultrasuoni ed uno strumento manuale chiamato scaler.

A seguire, abbiamo la rimozione del tartaro che sta sotto le gengive o all’interno delle tasche parodontali con procedure dette scaling, levigatura radicolare e lucidatura delle corone.

In base agli esiti del test microbiologico, il dentista potrebbe optare per la prescrizione di antibiotici contro i batteri patogeni.

Se la malattia si trova in stato molto avanzato ed ha già creato tasche gengivali molto profonde (oltre i 6 mm) nonché abbia determinato la perdita di osso alveolare, per curare la parodontite sono necessarie procedure di chirurgia parodontale.

Eliminazione del tartaro sopragengivale

Il primo passo per curare la parodontite consiste nel ripristinare la corretta igiene orale, risultato che si raggiunge attraverso la pulizia dei denti professionale e manovre di detartrasi portate a termine in una o più sedute.

Il dentista o l’igienista dentale provvedono all’eliminazione del tartaro mineralizzato e stratificato attorno ai denti sopra al solco gengivale (tartaro sovragengivale) utilizzando sia uno strumento ad ultrasuoni chiamato ablatore sia uno strumento manuale detto scaler che da il nome alla procedura odontoiatrica di scaling.

L’ablazione del tartaro e le manovre di scaling non necessitano di anestesia poiché sono indolore, solo in casi di eccessiva sensibilità, il dentista può ricorrere all’anestesia spray o in gel.

Per curare la parodontite di modesta entità, la rimozione meccanica e professionale della fonte di infiammazione può essere sufficiente per far regredire la patologia e per risanare le gengive.

Rimozione tartaro sottogengivale

La cura della parodontite, specie nelle forme più aggressive, comporta la rimozione del tartaro e della placca batterica responsabile dell’infiammazione dalle tasche gengivali. Tale procedura odontoiatrica è identificata da diversi nomi, ad esempio:

  • Scaling o curettage gengivale;
  • Levigatura delle radici (dei denti);
  • root planing non chirurgico a cielo chiuso
    senza la necessità di incidere la gengiva e quindi senza lembo;
  • Terapia parodontale non chirurgica (TPNC).

In sostanza, attraverso l’utilizzo di strumenti manuali appositi detti scalers, il parodontologo o l’odontoiatra, procede alla raschiatura delle tasche per rimuovere completamente le sostanze patogene nonché alla levigatura delle radici.

Per disinfettare accuratamente la zona in cui si opera e l’intero cavo orale è consuetudine utilizzare liquidi disinfettanti per risciacqui come ad esempio collutorio alla clorexidina all’1%.

Generalmente, il curettage gengivale e la levigatura delle radici sono manovre sufficienti a liberare le gengive dalla causa scatenante l’infiammazione quindi nel giro di pochi giorni si può assistere alla loro normalizzazione ovvero il gonfiore si attenua, il sanguinamento piano piano scompare, i tessuti riprendono tono e consistenza riavvicinandosi al dente e chiudendo le tasche.

Il risultato migliore ma non sempre raggiungibile con la terapia parodontale è il ripristino del sigillo parodontale.

Oltre all’utilizzo di strumenti manuali, si sta facendo sempre più largo l’impiego di laser per curare la parodontite.

Lucidatura dei denti

La lucidatura delle corone dei denti (la parte visibile del dente all’interno della bocca), come ultimo passaggio per curare la parodontite, ha due scopi principali:

  • ripristinare il colore originale degli elementi dentali attraverso l’impiego di una pasta apposita;
  • creare una superficie ben levigata per limitare o ritardare il più possibile il deposito di placca batterica e quindi la successiva formazione di tartaro

Eliminazione di fattori ritentivi di placca

Quali sono i fattori che promuovono l’accumulo di placca batterica ?

  • Otturazioni o manufatti protesici inadatti;
  • Denti mal posti o ruotati;
  • Denti parzialmente inclusi;
  • Denti fratturati;
  • Malocclusioni;

Tutti i fattori indicati non permettono una corretta igiene orale e quindi favoriscono l’accumulo di placca batterica specie a livello del solco gengivale dando così origine a gengivite prima e a parodontite dopo.

L’odontoiatra dovrebbe studiare un iter di bonifica per preservare i denti naturali del paziente e ritardare il più a lungo possibile la sostituzioni di questi ultimi con una protesi mobile o con impianti dentali.

Antibiotici per curare la parodontite

L’utilizzo degli antibiotici come arma di complemento per curare la parodontite è un argomento ancora oggi assai dibattuto in odontoiatria.

Alcuni medici sostengono che l’impiego di tali farmaci sia superfluo a causa delle numerosissime specie di batteri da colpire (la parodontite è una malattie polimicrobica).

Una diversa scuola di pensiero basa la scelta del tipo di antibiotici da utilizzare sul test microbiologico che individua le specie esatte di agenti patogeni presenti nelle tasche gengivali.

Vi rimandiamo all’articolo parodontite: antibiotici si o no ? per approfondire l’argomento

Istruzione del paziente ad una corretta igiene orale

Curare la parodontite è solo il primo, il secondo è quello di istruire e motivare il paziente ad adottare una corretta igiene orale domiciliare ed abitudini alimentari che non favoriscano nuovamente la comparsa della malattia.

Anche l’igienista dentale può assolvere il compito di mostrare il metodo corretto per spazzolare i denti, di utilizzare il filo interdentale e, nel caso, anche presidi come le pastiglie rivelatrici di placca batterica.

Per eliminare la maggior quantità possibile di batteri che vivono all’interno della nostra bocca, è consigliato l’utilizzo di un buon collutorio antiplacca da non utilizzare tutte le volte che ci si lava i denti bensì una volta al giorno preferibilmente prima di coricarsi poiché, come sappiamo, di notte la quantità di saliva in bocca diminuisce e quindi anche la sua naturale azione detergente.

Sedute di controllo

Terminate le procedure prevista dalla terapia per curare la parodontite ed una volta ripristinata la salute del parodonto, è importantissimo mantenere tale situazione per scongiurare la possibilità di recidiva.

Le sedute di controllo sono generalmente sovrapponibili a quelle per la pulizia professionale dei denti con una frequenza che dipende, essenzialmente, dalla gravità della parodontite curata. In genere il periodo tra una visita di controllo e la successiva va da 2 a 4 mesi.

Durante la visita di richiamo, il paziente, è sottoposto nuovamente a sondaggio parodontale e ad esami radiografici i cui esiti vengono annotati nella cartella parodontale per un confronto con i dati precedenti.

La gengivite può essere curata e regredire attraverso la pulizia dei denti

C’è differenza tra gengivite e parodontite ?

Entrambe sono patologia che colpiscono, a vari gradi, i tessuti del parodonto (gengive, legamento parodontale e osso alveolare – la sede naturale dei denti -), entrambe provocano sanguinamento gengivale ma nessuna delle due, nella maggioranza dei casi, è dolorosa.

Proprio a causa dell’assenza di mal di denti, le due patologie progrediscono per la non curanza da parte di chi ne soffre il quale, si accorge della malattia quando i denti sono particolarmente mobili ovvero quando si è già arrivati alla linea di non ritorno o quasi.

Caratteristiche della gengivite

La gengivite colpisce, a vari gradi, solo uno dei tessuti parodontali, le gengive appunto mentre la parodontite infetta ed infiamma tutto il complesso parodontale quindi anche il legamento e l’osso alveolare. L’infiammazione delle gengive è una patologia reversibile.

La gengivite può essere curata e regredire attraverso la pulizia dei denti quotidiana praticata a domicilio utilizzando prodotti specifici (collutorio disinfettante) mentre per debellare la parodontite è necessario l’intervento del dentista (in alcuni casi basta l’igienista dentale che elimina il tartaro accumulato sopra e sotto le gengive – nelle tasche gengivali -).

Caratteristiche della parodontite

La parodontologia è solita definire la parodontite come l’evoluzione della gengivite non curata ecco quindi che è facile intuire l’importanza della corretta igiene orale e della pulizia professionale dei denti.

Conclusioni

In conclusione, la differenza tra gengivite e parodontite sta nel grado di compromissione dei tessuti gengivali: la prima è più blanda mentre la seconda è molto seria e pericolosa.

Quando le gengive sono infiammate e lavandosi i denti ci si accorge della fuoriuscita di sangue, anche se in modeste quantità, è bene fissare un appuntamento conil dentista o l’igienista dentale per una visita di controllo.

Fermare la gengivite sul nascere previene la formazione della parodontite e, quindi, trattamenti parodontali fastidiosi e costosi nonchè ci aiuta a preservare i nostri denti da caduta prematura.

La parodontologia moderna offre differenti terapie per curare la piorrea

La parodontologia moderna offre differenti terapie per curare la piorrea tutte mirate a salvare i denti compromessi anche in modo grave ed a ripristinare lo stato di salute delle gengive che li circondano.

Accanto alle terapie tradizionali descritte nel paragrafo successivo abbiamo nuove metodologie che stanno dando risultati soddisfacenti senza ricorre necessariamente alla microchirurgia odontoiatrica per risolvere anche casi di piorrea allo stadio molto avanzato.

Per quanto mininvasivo, il ricorso al bisturi rappresenta sempre un trauma sia per i tessuti biologici su cui si concentra l’azione del parodontologo che per i pazienti.

Terapia tradizionale per curare la piorrea

Piorrea in fase iniziale

La fase iniziale della piorrea è caratterizzata dalla presenza di tartaro sopra e sotto le gengive, tasche parodontali relativamente profonde (si va dai 4 agli 8 mm in alcuni casi anche 9 mm) colonizzate dai batteri patogeni, da tessuto necrotizzato, materiale purulento (pus), tartaro e placca. La mobilità dei denti è moderata così come l’alitosi.

In questa prima fase iniziale, e dopo un’accurata visita parodontale con sondaggio, il percorso per curare la piorrea prevede la pulizia dei denti professionale con detartrasi per eliminare le concrezioni dalla superficie visibile dei denti e dal solco gengivale (primi 3 mm sotto il margine gengivale). Gli strumenti utilizzati sono di tipo manuale (scalers o curettes) e meccanico come l’ablatore ad ultrasuoni-. Se il materiale da asportare è molto, è possibile suddividere il percorso in più sedute ravvicinate.

Il secondo passaggio è rappresentato dalla bonifica delle tasche gengivali detta levigatura radicolare.

Queste due procedure rimuovono la causa dell’infezione ed i tessuti infetti riportando la bocca del paziente al grado di igiene orale necessaria per fare in modo che le gengive tornino sane, toniche ed adese ai denti. In pochi giorni, il paziente ha già la sensazione che qualcosa sta cambiando soprattutto poiché non vede più le sue gengive sanguinare mentre spazzola i denti.

Poiché il sanguinamento delle gengive è un chiaro sintomo della gengivite ovvero di quella malattia parodontale che precede la piorrea, il soggetto che si accorge di tale evento deve immediatamente sottoporsi ad una visita di igiene orale professionale per prendere la malattia al suo esordio e risolvere il problema in maniera semplice, veloce e poco costosa sia in termini di tempo che di denaro. Intervenire per risolvere una “semplice” gengivite è molto più semplice che intervenire per curare la piorrea.

E’ bene ricordare che, anche allo stadio iniziale, i rimedi naturali per la piorrea servono solo a lenire l’infiammazione delle gengive ed a mascherare l’alitosi. Di fronte ad una patologia seria serve una risposta altrettanto seria, quindi è bene affidarsi ad uno specialista serio come il proprio dentista piuttosto che affidarsi ai “rimedi della nonna” od a “cure fai-da-te”.

Piorrea in fase acuta

La fase acuta della piorrea, oltre ad annoverare le caratteristiche elencate al punto precedente, presenta dei peggioramenti poiché ad essere interessati dalla patologia parodontale sono anche: l’osso alveolare che si è riassorbito, una forte alitosi riscontrabile anche da distanza maggiore rispetto a prima ma, soprattutto dall’estrema mobilità dei denti la cui caduta pregiudicherebbe irreversibilmente la funzione masticatoria oltre a modificare la corretta occlusione (con tutto ciò che di negativo ne consegue).

Durante la fase acuta, per curare la piorrea, il parodontologo deve essere assolutamente certo di eliminare tutti i batteri della tasca e che hanno ormai colonizzato anche l’osso alveolare altrimenti la terapia non servirebbe a nulla poiché, nel tempo, si ripresenterebbe.

A questo punto c’è solo una cosa da fare per debellare la piorrea: il ricorso alla chirurgia odontoiatrica ed alla procedura chiamata levigatura radicolare a cielo aperto che prevede la creazione di un lembo di accesso, la scopertura del campo operatorio, la rimozione di tutto il materiale infetto e l’applicazione di punti di sutura, il tutto eseguito con anestesia locale.

Terapia antibiotica per curare la piorrea

Gli antibiotici possono essere utili nella fase acuta della patologia poiché aiutano ad abbassare il numero di batteri pericolosi all’interno del cavo orale ma non sono rappresentano la cura per la piorrea per diverse ragioni:

  • i batteri causa della piorrea si trovano in zone poco o per nulla raggiunte da vasi sanguigni quindi l’antibiotico, trasportato dal fluido ematico (sangue) non li raggiungerebbe;
  • La piorrea è una malattia polimicrobica (causata da diversi tipi di batteri) quindi risulterebbe inutile l’uso di un antibiotico che ne annienta solo un tipo lasciando gli altri liberi di proseguire la loro azione distruttiva ai danni del parodonto;
  • gli antibiotici topici, ad esempio contenuti nel collutorio alla clorexidina non arrivano in quantità sufficiente e non rimangono sulla zona da trattare così allungo da espletare la loro azione battericida.

Per dovere di completezza dobbiamo aggiungere che la comunità odontoiatrica non è coesa nel valutare come inutile o superflua l’adozione degli antibiotici per curare la piorrea anzi, una nutrita parte è del parere opposto, ecco perché vi invitiamo a leggere anche l’articolo “parodontite antibiotici necessari o no ?”.

Nuove cure contro la piorrea

Nei paragrafi precedenti di questo stesso articolo abbiamo descritto le procedure terapeutiche per la cura della piorrea sia in fase iniziale che in quella avanzata ma abbiamo presentato le tecniche maggiormente utilizzate, per così dire, quelle classiche che fanno largo uso degli strumenti manuali utilizzati dal dentista per staccare il tartaro mineralizzato da tutte le superfici del dente soprattutto dal cemento della radice ed i tessuti infetti dalle tasche gengivali.

Accanto a queste tecniche, però, ce ne sono altre che stanno sempre più prendendo piede ed uniscono a quelle già viste, l’impiego del laser per curare la piorrea.

Si tratta di laser a diodi oppure al Neodimio-yag che completano la bonifica delle gengive e delle sacche in esse create andando a “vaporizzare” i batteri che sono alla base della patologia.

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