La vita ai tempi del coronavirus

  L’irragionevolezza dovuta alla latitanza del pensiero cosciente, mi porta a considerare bella la mia strada ora che il traffico non la mette più in disordine e gli umani non la calpestano perché chiusi nelle loro scatole architettoniche. Ma, mentre mi pare d’essere al cospetto di un esercizio pittorico che ha prediletto un’infilata di rettangoli dietro cui indovinare silhouette metafisiche, si riaffaccia alla mente la parola virus che azzera ogni afflato poetico e sottolinea che lo stato di rarefatta beatitudine nasce da una calma disgraziata. Purtroppo, restituita alla piena coscienza, tra rassegnazione e stizza noto che la dirimpettaia ha acceso la luce in cucina; chissà se si è messa in ascolto delle voci dei due passanti i quali, vuoi per il cappuccio calato sulla testa a ripararsi dalla pioggia, vuoi perché hanno osato abbandonare il loro parallelepipedo, appaiono sinistramente loschi. Comunque non mi lasciano il tempo di indagare, sono già dislocati in una dimensione senza memoria. E la pioggia, indifferente, continua a bagnare l’ordinarietà della vita.

In alto: René Magritte, L’empire des lumières

La vita ai tempi del coronavirusultima modifica: 2020-03-26T18:16:03+01:00da VIOLA_DIMARZO

13 pensieri riguardo “La vita ai tempi del coronavirus”

  1. Il dato nuovo è che qui fuori le ambulanze non corrono più, guidano con calma ed a sirene spente , non mi e dato di sapere con certezza se non ne hanno bisogno visto il traffico inesistente o come sospetto se hanno ricevuto disposizione al silenzio per non creare ansia. Trovo bella al dei là del paesaggio silenzioso la atmosfera di tensione vigile che impregna l’aria, le situazioni di emergenza mi affascinano da sempre e nel pericolo latente o ben visibile da sempre rendo il meglio di me. Oggi ahinoi devo nascondermi a ridere tra me e me perché, e scuserai la franchezza, trovo ridicoli i proclami dei potenti così come la paura di morire che traspare dai volti sospettosi ha un nonsocosa di quasi comico. Con il dovuto rispetto per la Signora in Nero ed un tantino di sano incrociare le dita.

  2. PS conto il commento di cui sopra non suoni irrispettoso verso chi al morbo ha dovuto soccombere o anche solo soffrire a sua causa. Non è questo il caso.

  3. Con questa l’ho riletto già tre volte, poi l’ho copiato su Word>Strumenti>Conteggio parole…
    (Parole: 166 – Caratteri (spazi inclusi): 1086 – Righe: 14)
    Quello che intendo per bellezza quando neanche uno spazio è fuori posto, malgrado “la pioggia, indifferente, continua a bagnare l’ordinarietà della vita.”, ed anche a me sembra “d’essere al cospetto di un esercizio pittorico”.

  4. Hai comunque offerto un quadro puntuale di ciò che accade al di là della tua finestra e delle sensazioni che lo accompagnano. E quella punta di cinismo, o forse di sorridente ironia, non guasta 🙂

  5. Ops, mi era sfuggito di aggiungere (ma questo è un tuo default) che anche la scelta di Magritte è perfetta. Semmai è Magritte che ha l’abitudine di disegnare quasi tutte le nuvole con le tette. Cosa che, in ogni caso, non guasta.

  6. Il Magritte è perfetto. Nel momento giusto, al Post giusto 🙂
    Sironi ok. Su De Chirico potremmo litigare sulla parete dove appenderlo. Solo in camera tua, altrimenti non se ne fa nulla. 🙂

  7. Hai già raccontato nel tuo blog sensazioni e turbamenti legati al Covid-19, e l’hai fatto bene; non sempre c’è bisogno di aggiungere qualcosa, spesso si condivide in silenzio. 🙂

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