“Il maschile e il femminile non sono categorie essenzialistiche, fisse e durevoli per sempre. L’identità maschile e femminile è sempre in discussione, e io penso a un’identità dinamica. Queer significa uscire dalla logica binaria maschile-femminile, retaggio della cultura patriarcale, per entrare in una prospettiva in cui tutti i soggetti sono in gioco senza che uno strumentalizzi o domini sull’altro, senza che la sessualità sia solo il luogo della procreazione e non anche quello della comunicazione e dell’interiezione. Paolo, nella lettera ai Galati, dice che nel Cristo è superata l’opposizione tra maschile e femminile“.
Così Teresa Forcades, monaca benedettina che vive nel monastero di Montserrat, in Catalogna; l’ossimoro del titolo rimanda al suo libro Siamo tutti diversi! Per una teologia queer, in cui prende in esame molte questioni importanti – femminismo, omosessualità, unioni civili, sessualità, clericalismo -, ma il nocciolo dell’excursus è riassumibile in una triste considerazione, ovvero quanto male ci facciamo inutilmente solo perché abbiamo la cattiva abitudine di suddividerci in categorie, e quanto invece sarebbe prezioso valorizzare la diversità.