Parità di genere senza “cavalleria lessicografica”

Il primo vocabolario italiano che non privilegia il maschile - Il Post

Parole e grammatica hanno un peso, e dunque è giusto che si adeguino alla rivoluzione culturale in atto; di conseguenza, il prestigioso Vocabolario Treccani ha introdotto una novità che, mandando a gambe all’aria una tradizione vecchia di secoli, presenta aggettivi e nomi non solo al maschile ma pure al femminile. E non è tutto: i lemmi si susseguono in ordine alfabetico, quindi troviamo buona, buono, ma direttore, direttrice, giacché i linguisti sono stati tanto accorti da non cadere nel tranello della “cavalleria lessicografica”, come da loro definizione. A me sembra un’operazione editoriale degna di nota proprio perché sceglie di farsi interprete dei nuovi tempi senza smancerie. Tuttavia, se dovessi lodare i due direttori scientifici, Valeria Della Valle e Giuseppe Patota, lo farei in virtù del fatto che non si sono lasciati irretire dalla cancel culture, per cui nella nuova edizione del Vocabolario Treccani troveremo ancora gli epiteti offensivi rivolti alle donne. Il che equivale a dire: rivoluzione sì ma con cognizione di causa giacché quelle sillabe odiose fanno parte della nostra lingua, anche di quella letteraria. Quindi, per quale motivo associarsi al coro dei sepolcri imbiancati?

Parità di genere senza “cavalleria lessicografica”ultima modifica: 2022-09-13T12:39:58+02:00da VIOLA_DIMARZO

10 pensieri riguardo “Parità di genere senza “cavalleria lessicografica””

  1. Dove c’e’ disparita’ biologica non esistera’ mai una completa parita’ di atteggiamento psicologico e di effettivi diritti\doveri\trattamento. Le ‘correzioni’ gatta-gatto eccetera mi paiono un simpatico e furbo adeguarsi cosmetico ai tempi che non scalfisce il nocciolo duro della questione. Mi pare che universo femminile non sia svantaggiato a prescindere , o in tutti gli ambiti, e sotto diversi aspetti riceve una tutela ”nominale” superiore alla controparte maschile. Con un po’ di compassion e serenity vedo le cose migliorare, al netto degli eccessi che le cronache registrano ogni giorno. Buona giornata

  2. Tutto corretto, ma un segno forte non guasta. Certo, finché la mentalità non cambia la vedo dura, però bisogna guardare fiduciosamente ai piccoli progressi. 🙂

  3. Non credo che declinando certi sostantivi al femminile si possa fare un favore alle donne, né tantomeno alla grammatica. Capisco che avvocato si dica avvocatessa e che presidente si possa dire presidentessa. Ma di questo passo inizieranno a reclamare anche le ingegneri che vorranno chiamarsi ingegneresse o gli agenti di polizia che pretenderanno la definizione di agentetesse. Vedo in tutto questo una forzatura linguistica che, oltre a essere inutile ai fini della distinzione di genere, finirà per diventare anche un po’ comica. Alla fine, quello che conta sono le capacità e i meriti e non i termini.

  4. Dunque altrove si è avanti, superato il genere binario. La necessità del neutro o della fluidità del genere. Io stessa ho difficoltà crescente nella scrittura ad usare un articolo plurale maschile per un collettivo misto – maschile sovraesteso – , e in sé proprio per i collettivi tipo la gente. In particolare, si sta già usando scevà o e capovolta (Ə) che evita di specificare il genere sessuale dei referenti.
    L’Accademia della Crusca ha espresso un parere negativo per la nostra lingua flessiva e con più relazioni grammaticali ma in nord America o sulle piattaforme stanmo sviluppando questo concetto. L’unica cosa che sento di aggiungere che queste riflessioni sono importanti a prescindere se verranno applicate, sviluppa una migliore osservazione della realtà.
    ciao Viola buon 14M^

  5. Guarda, se posso fare lo sforzo di scrivere:
    le bambine (prima il femminile) e i bambini sono tutti innocenti,
    non scriverò mai:
    le bambine e i bambini sono tuttƏ innocentƏ.
    Il perché è presto detto, lo schwa è una forzatura dal momento che gli stessi ragazzini (= le stesse ragazzine e gli stessi ragazzini) conservano la mentalità patriarcale e non esitano a definire una ragazza tro** solo perché sessualmente e palesemente attiva, e un ragazzo gay non appena subodorano che si discosta dalla cosiddetta normalità (gay che ovviamente viene tradotto nei corrispettivi regionali). Quindi di cosa stiamo parlando? Prima dimostriamo di esserci evoluti (pensa alla vicenda di quella 50enne che non solo è stata uccisa dall’ex, ma si è beccata pure gli insulti social perché aveva un’immagine che era “troppo”), e poi pensiamo a fare sfoggio di segni grafici che non appartengono alla nostra lingua. Che per me resta bellissima così com’è 🙂

  6. Ah ah vedi che disastro! …Appunto. È la mentalità che necessita di migliorie e le “svirgolate” grammaticali del fluid gender e dei pronomi servono proprio a questo. Buon 15M

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