Cancellare fino allo sfinimento

Il bar delle Folies-Bergère di Edouard Manet - ADO Analisi dell'opera

Se i tempi cambiano, le opere esposte nei musei vanno dislocate diversamente. E all’occorrenza rimosse. La Tate Britain insegna: via le tele controverse, spazio a paesaggi classicheggianti, perfino nel caso in cui a realizzarli siano stati pittori non particolarmente versati. Razzismo, colonialismo e questione di genere reclamano la ribalta e, oltre al Tate Britain, a farsi carico delle rivendicazioni contemporanee è la Courtauld Gallery che ne Il bar delle Folies-Bergère di Manet arriva a ravvisare riverberi maschilisti perché “la barista appare solo come un altro oggetto dell’invitante insieme: vino, champagne, liquore e birra”.

Ma quando lo capiranno questi sepolcri imbiancati che non serve cancellare la storia per legittimare un nuovo corso?

Quella foto è scandalosa, va rimossa

Ministero dello sviluppo economico, via la foto di Mussolini per evitare polemiche - Politica - ANSA

Quando l’immaginario è atterrito dalle ombre lunghe del passato, si allarma per un nonnulla e arriva a intravedere nella foto di un defunto le effigie di Satana: c’è che la foto di Benito Mussolini affissa all’interno della sede del ministero dello Sviluppo economico (Mise) per il 90esimo di Palazzo Piacentini è di insostenibile plasticità. Quindi, per non turbare le anime belle va rimossa, anzi, è già stata rimossa per la gioia, tra gli altri, di Luigi Bersani che si era subito espresso in questi termini: “Mi giunge notizia che al Mose sarebbero state esposte le fotografie di tutti i ministri, Mussolini compreso. In caso di conferma, chiedo cortesemente di essere esentato e che la mia foto sia rimossa“. Per amore di verità i funzionari del Mise hanno sottolineato che “il ritratto di Mussolini è anche a Palazzo Chigi nella galleria dei presidenti del Consiglio“. Ma niente, la polemica è innescata, la caccia alle streghe pure.

P.S. Il passato non si cancella, nel senso che è impossibile farlo. Quello che invece si può fare è imparare dagli errori, e avere paura di chi trama nell’ombra.

Parità di genere senza “cavalleria lessicografica”

Il primo vocabolario italiano che non privilegia il maschile - Il Post

Parole e grammatica hanno un peso, e dunque è giusto che si adeguino alla rivoluzione culturale in atto; di conseguenza, il prestigioso Vocabolario Treccani ha introdotto una novità che, mandando a gambe all’aria una tradizione vecchia di secoli, presenta aggettivi e nomi non solo al maschile ma pure al femminile. E non è tutto: i lemmi si susseguono in ordine alfabetico, quindi troviamo buona, buono, ma direttore, direttrice, giacché i linguisti sono stati tanto accorti da non cadere nel tranello della “cavalleria lessicografica”, come da loro definizione. A me sembra un’operazione editoriale degna di nota proprio perché sceglie di farsi interprete dei nuovi tempi senza smancerie. Tuttavia, se dovessi lodare i due direttori scientifici, Valeria Della Valle e Giuseppe Patota, lo farei in virtù del fatto che non si sono lasciati irretire dalla cancel culture, per cui nella nuova edizione del Vocabolario Treccani troveremo ancora gli epiteti offensivi rivolti alle donne. Il che equivale a dire: rivoluzione sì ma con cognizione di causa giacché quelle sillabe odiose fanno parte della nostra lingua, anche di quella letteraria. Quindi, per quale motivo associarsi al coro dei sepolcri imbiancati?