Non è un paese per giovani e neppure per poveri

La storia di Ilaria Lamera, in tenda davanti al Politecnico di Milano

L’idea geniale l’ha avuta Ilaria Lamera: ha piazzato una tenda con vista sul Politecnico per denunciare il caro-affitti che affligge tante città italiane tra le quali la “sua” Milano: “I prezzi, spinti dal mercato turistico alimentato da Airbnb, sono diventati impossibili“, spiega da giorni alle decine di giornalisti che la intervistano. La sua forma di protesta è stata imitata e ripresa in città come Bologna e Roma e non si arresterà nell’immediato. Gli universitari e le universitarie (omaggiamo il politicamente corretto) hanno ragione da vendere: un Paese come il nostro, che sarebbe destinato all’estinzione se non ci fossero gli innesti stranieri, non può permettersi il lusso di tagliare fuori dal mercato i giovani che hanno voglia di costruirsi un futuro ma non hanno alle spalle famiglie benestanti. Dunque, che camping sia. Ma qualcuno dica loro di diffidare di quelle figurine della sinistra che sono già arrivate sul posto per comunicare quanto siano vicine alle loro proteste. La strumentalizzazione è di questo mondo, e se Ilaria ha fatto sapere che: “Elly Schlein mi ha dato il suo appoggio“, beh, aspettasse al varco la segretaria radical-chic tra un po’ di tempo, quando l’interesse mediatico avrà trovato altre vulnerabilità su cui speculare.

Non è un paese per giovani e neppure per poveriultima modifica: 2023-05-11T12:32:53+02:00da VIOLA_DIMARZO

13 pensieri riguardo “Non è un paese per giovani e neppure per poveri”

  1. E come al solito il ministro con delega all’ umiliazione non ha perso occasione per parlare a sproposito, bacchettato pure dalla sua collega, che divide con lui quello che una volta era un unico dicastero.

  2. In altri lidi frequentare una universita’ costa molte decine di migliaia di euro all’anno e ci sono poi le spese ed i balzelli vari tanto che gli anni di college sono paragonabili per impegno anche finanziario ad un lavoro, con tanto di mutuo studi da ripagare. A me pare che da noi se la prendano piu’ comoda , accampamenti tendati compresi, per un risultato mediamente scarso dove una laurea, se non delle piu’ ‘ ostiche’ oggi conta poco; e’ un must, la preparazione di default che apre poche o nessuna porta. Ed allora poche ciance, piegare la gobba e mettersi in riga, anche con il mercato degli immobili , chi vuole riesce, chi non riesce sovente non vuole. Buon campeggio agli attendati.

  3. Lo spirito di sacrificio di un tempo, che però alla fine premiava, non esiste più, tuttavia dal momento che esistono tanti edifici dello Stato inutilizzati che stanno andando in malora, perché non ristrutturarli? siamo un Paese ricco di risorse ma non sappiamo farne tesoro.

  4. Discorso sensato e semplice se fossimo un paese dove decidere e’ questione di volonta’ politica. Per ottenere dal demanio militare il via libera ad usare una caserma dismessa come centro polifunzionale nel mio comune ci sono voluti 15 anni e vari procedimenti giudiziario-amministrativi. Adesso che il
    demanio ha dato carta bianca non ci sono piu’ i fondi, usati per altro (e meno male che li hanno usati) 🙂

  5. Nei Paesi nordeuropei l’università è gratuita per gli studenti cittadini dell’Unione. In Danimarca viene persino pagato un sussidio mensile (circa 825 euro) a chi voglia impegnarsi nel conseguimento di una laurea.
    Parliamo evidentemente di Paesi nei quali il sistema fiscale funziona … appena un po’ meglio che da noi.

  6. Come per la sanità e la medicina territoriale, anche l’istruzione, di qualsiasi livello, dovrebbe essere più capillare. Sul primo aspetto forse qualcosina si sta muovendo dopo la triste parentesi del COVID. Sul secondo aspetto, invece, non capisco in primis la suddivisione ministeriale tra cultura, istruzione e università. Possibile che si debba ridurre sempre tutto ad una esclusiva suddivisione delle cadreghe?

  7. Non riuscirei a tracciare un arco temporale, ma una cosa è certa: da tempo in Italia istruzione e cultura sono state massacrate. p.s. Proprio questo pomeriggio il figlio decenne di una mia amica, mentre parlavo alla madre, subito dopo aver sentito la parola enciclopedia ha detto, Come si dice, me lo ripeti? L’ho già sentita questa parola…ora, le enciclopedie sono pezzi da museo senza valore, ma temo che tanta altra parte della nostra cultura farà la stessa fine.

  8. Spendono milioni su milioni in armi per l’Ucraina o per mantenere gli extracomunitari e non riescono a trovare qualche centinaio di euro per aiutare quelli che saranno il futuro di questo paese, vergogna.
    Saluti

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